De Laurentiis è tornato al centro del villaggio

Leggi il commento sulla possibile scelta del presidente azzurro di ingaggiare Antonio Conte
De Laurentiis è tornato al centro del villaggio© FOTO MOSCA
Antonio Giordano
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Evitando di voltarsi e di sprecar tempo in domande oziose, sterili e anche un po’ retoriche (ma cosa ho fatto? e perché?), al minuto 77 di Napoli-Fiorentina, Aurelio De Laurentiis ha afferrato la parte lucida di se stesso, l’ha sistemata al centro del villaggio ed ha fatto pulizia dei propri umanissimi errori: è da un atto di profonda umiltà che si giudica un imprenditore (pure calcistico) e quel presidente che appena a giugno scorso ha scelto di ridefinire - demolendoli - i contorni delle proprie competenze, non ha avuto pudore nel battersi il petto e dichiararsi colpevole. Ora che l’effetto travolgente del quadrimestre praticamente in bianco con Garcia è evaporato del tutto, che del Napoli dello scudetto è rimasto lo scheletro e la memoria, dopo aver inviato al suo (ex) allenatore l’avviso di garanzia e anzi istruito la pratica di Impeachment, s’è ritrovato meno visionario ma assai realista, ha bruciato i l recente passato ed ha deciso di ripartire dall’alto, da se stesso, che sembra quasi un uomo nuovo, sempre al comando ma con altre consapevolezze.

De Laurentiis senza indugi: Conte per il Napoli

Nella Moleskine per la prossima avventura, destinazione Champions League (ottavi di finale e poi qualificazione tra le prime quattro) ma pure scudetto (chi ha detto che non si possa fare?), c’è il nome - su tutti - di Antonio Conte, che è un’Autorità ed è anche autorevolezza, ha un vissuto che pesa e che può governare le difficoltà di questa mini era geologica appena superata. Il Napoli è nei 90 punti dello scudetto, nello scintillio del calcio di Luciano Spalletti, negli algoritmi (si fa per dire!) di Cristiano Giuntoli però pure nelle intuizioni di De Laurentiis, incancellabili dai 128 giorni che vanno dal 4 giugno all’8 settembre. Poi saranno il mercato a due, la dinamica delle chiacchierate, gli interessi diversi - non divergenti - le attese di un allenatore e quelle del suo (probabile) nuovo presidente, a definire i contorni e le sfumature e le prospettive di un contratto oppure di una improbabile conversione verso altri. Ma De Laurentiis stavolta non ha avuto indugi, né crisi di coscienza. Nel dicembre del 2018, quando si lasciò fatalmente corrodere dall’idea di esonerare Ancelotti, dopo un mese con Gattuso visse un periodo di pentimento, che dovette domare; e nel gennaio del 2021, a Verona, mentre stava congedando Gattuso, gli mancò quella vena di lucida follia per anticipare di sei mesi l’arrivo di Spalletti. Nella tregua che Aurelio De Laurentiis ha invocato a se stesso, c’è il senso d’un cambiamento che va oltre la panchina. 


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