Napoli, tutte le mosse di De Laurentiis: "Garcia stia tranquillo"

Il presidente dei campioni d'Italia incontra il tecnico in bilico ma anche qualche 'saggio': tutti i dettagli
Antonio Giordano
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INVIATO A CASTEL VOLTURNO - Se non fosse sgradevole, visto il momento, ci sarebbe da scommettere su cosa si siano detti, come se lo siano detti, dove se lo siano detti, ondeggiando un po’ tra la realtà e la fantasia: perché quando Aurelio De Laurentiis piomba a Castel Volturno, sta cominciando un’altra storia, che sa di quella vecchia, adagiata sugli scalini di questa settimana piena di ombre. È un mezzogiorno anormale, lo raccontano i fatti mica le opinioni, e un presidente che ha il dovere di riprendere in mano il proprio club, cerca di organizzare una controffensiva alla crisetta: Rudi Garcia è rimasto a galleggiare nel vuoto o negli echi, alle spalle del fantasma di Antonio Conte, che rispettosamente se ne è stato però un passo più in là, prima che si scatenassero equivoci. Ma il rischio che voli via l’acqua sporca con il bambino rimane e De Laurentiis, il capo di un’azienda (pure emozionale) con poco meno di quattrocento milioni di euro a bilancio, scende in campo, arriva al Centro Sportivo per incontrare assieme all’ad Chiavelli chiunque - il ds Meluso, il club manager Sinicropi, il vicepresidente Edl e infine con le prime tenebre Micheli - e poi si accomoda anche a parlare (ovviamente) con Garcia. «Stia tranquillo, vada avanti, le vittorie sanano le situazioni più difficili». E pure quelle più “scabrose”, perché da lunedì alla Luiss («con Garcia stiamo vivendo un momento no... a me dispiace quando devi esonerare qualcuno, ma nel calcio purtroppo avviene di dover fare questo, con la morte nel cuore...») ad un giovedì un tantino surreale, s’è sentito il rumore dei cocci dello scudetto e pure quelli della Champions e pure la paura di ritrovarsi, quasi senza accorgersene, dall’Olimpo degli dei al sottoscala del Football. 

Napoli, la giornata di De Laurentiis

De Laurentiis è rimasto a governare il Napoli da vicino, s’è impossessato del proprio ruolo e pure di quelli altrui, ha ascoltato il management, ha voluto dialogare con quella decina di calciatori che sono stati risparmiati dalle Nazionali, ha indugiato con qualche saggio come Juan Jesus e Rrahmani, ha radiografato la situazione, ha tentato anche di rassicurare Garcia, senza porre alcuna condizione, né ultimatum: le parole superflue non servono. «Vada avanti tranquillamente». E poco prima delle sette della sera, ha salutato per rientrare a Roma, a casa sua, alla Filmauro, dove si sta bene pure da soli, per riflettere e ripensare alle frasi ascoltate nel cuore del villaggio.

Napoli, cosa non è successo

Era necessario che De Laurentiis fosse a Castel Volturno, nonostante mancasse il talento più fosforescente di una squadra a rischio turbolenza: lo invocavano gli accadimenti d’inizio settimana, le sue stesse frasi, un clima di delegittimazione nei confronti dell’allenatore, l’esigenza stessa di non lasciare Garcia nella vaghezza d’una fase delicata. E il resto, tra diplomazia e un pizzico di inevitabile “insincerità”, ha rappresentato il menù introduttivo per accomodarsi ancora e di nuovo al tavolo dei Grandi, che tra un anno lascerà versare oltre la gloria decine e centinaia di milioni da una Champions che è tutta da assaporare: non dovevano certo volare i piatti in quell’appuntamento che potrà ripetersi in giornata oppure chissà... Da Roma a Napoli, è un attimo, e De Laurentiis è consapevole che debba ritrovare l’Alta Velocità per non restare distante dai sogni che gli appartengono dal 2004 in poi e che per un’estate assai naif possono evaporare così, in una immagine che scompone sé stesso, dunque la Storia. 


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