INVIATO A CASTEL VOLTURNO - Quando s’è disteso sul lettino, per farsi massaggiare un po’, Victor Osimhen aveva già imboccato il sottopassaggio del Maradona: e però, vivendo in un proprio fuso orario, e spostando le lancette dell’orologio, stava semplicemente incamminandosi mentalmente e virtualmente. Visto che lo hanno aspettato sino a giovedì sera, e che è arrivato a Castel Volturno venerdì pomeriggio - ad allenamento iniziato - meglio prendersela con comodo, dedicarsi a un pizzico di terapia in più e poi proiettarsi sul Barcellona. Verrà il momento, e quello non è il Genoa, in cui catapultarsi sulla scena, far pesare il proprio ruolo e la propria personalità e lasciare che il Napoli, magari pure gioiosamente, l’accolga a braccia aperte: ormai è da sei mesi che va così, prigionieri di un contratto e di un talento al quale sono stati concessi privilegi che non possono sparire proprio ora che arriva la madre di tutte le partite come si intuisce rileggendo un report che dice niente o forse tutto. «Victor Osimhen è rientrato dagli impegni con la propria Nazionale e ha svolto lavoro personalizzato di recupero in campo, lavoro che continuerà anche nella giornata di domani». Il ragazzo ha messo assieme sette partite, un viaggio di ritorno più lungo di quello affrontato da Lookman e Chukwueze, ha pure dovuto fronteggiare il disagio di una coincidenza imperfetta tra le vie del cielo, che sono infinite, e quindi Napoli-Genoa la guarderà dalla tribuna, certo che sì: nell’elenco dei convocati non c’è ma ci sarà, serve un po’ di pazienza, perché per gestirlo come si dovrebbe, basterà far arrivare il Barcellona al «Maradona». E così saranno tutti felici e contenti i protagonisti di questa sceneggiata che non finisce mai o magari sta scivolando verso i titoli di coda, che puntualmente sfileranno in estate, quando si chiuderà un matrimonio con obblighi troppo spesso unilaterali e una complicità ch’è servita, assieme agli altri errori, a sgretolare quell’Idea meravigliosa divenuta scudetto e che sta invece illanguidendo al decimo posto scavato dal Torino ieri sera.
Traore c'è
Però c’è vita su Marte e Hamed Junior Traore, ventiquattro anni compiuti ieri, può prendere le candeline e sistemarle sulla torta: contro il Genoa, toccherà a lui, un debuttante che può lanciarsi nel futuro, provare a opzionarlo per rientrare (e definitivamente) in Italia. È in prestito dal Bournemouth, è atterrato con quella sua universalità che Mazzarri ha un po’ ristretto - «può giocare nella zona di Zielinski» - e finirà per prendersi proprio quella fetta di terra ch’è appartenuta al polacco, ormai destinato a una panchina che sembra possa diventare la propria dimora.
Riecco Meret e Natan
E comunque, è una giornata che ha un suo valore effettivo e significativo: in porta ci torna Meret, era uscito contro il Monza il 29 dicembre e dopo aver parato un rigore da infortunato s’è fatto 50 giorni tra infermeria, palestra e quel che serve per rimettersi i guanti; davanti a sé ritroverà Natan, bloccatosi addirittura all’Olimpico di Roma, sono volati via 56 giorni, nello stesso momento in cui dal Napoli spariva pure Osimhen. Che però ha fatto un giro immenso, come certi amori, si direbbe, se fossero ispirati dal sentimento o dal buon senso o dalle regole.