Napoli, le tre scelte per ripartire

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Pasquale Salvione
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In ginocchio. Senza più illusioni, irriconoscibile, frastornato da una contestazione inevitabile. Il Napoli è sparito definitivamente, sta chiudendo nel peggiore dei modi una stagione maledetta. Nata male e proseguita peggio, in cui è stata fatta una collezione di errori irripetibile. La disperata rincorsa a un posto in Champions non è nemmeno iniziata. C’erano nove partite per inseguirla, sono bastati novanta minuti orribili per stopparla sul nascere. C’è poco da salvare adesso in questi ultimi due mesi, sicuramente l’orgoglio e la dignità di una squadra che porta ancora il tricolore sul petto. Ma anche uno dei vanti di De Laurentiis: il Napoli è l’unica squadra italiana ad andare nelle coppe europee da 14 anni consecutivi. Se non riesce a qualificarsi per l’Europa League o per la Conference, farà interrompere anche questa striscia positiva.

Napoli, rivoluzione necessaria

Un disastro che deve far riflettere soprattutto il presidente. E che deve inevitabilmente accelerare una rivoluzione necessaria per ripartire con il piede giusto nella prossima stagione. È il momento di anticipare le mosse: la solidità finanziaria del Napoli, frutto di una gestione esemplare negli anni, eviterà ripercussioni drastiche sulle casse del club e consentirà alla società di pianificare senza ansia. Ci sono tre punti chiave da affrontare al più presto: l’allenatore, il direttore sportivo e il mercato. La scelta in panchina è sicuramente la più delicata da fare, quest’anno è stato il più grave dei tanti errori commessi. De Laurentiis deve convincersi che questa squadra non la può allenare chiunque: serve un tecnico moderno e ambizioso ma anche esperto e abituato a gestire le pressioni di una piazza come Napoli. Non c’è bisogno di invenzioni particolari, basta fare una scelta logica e sensata. I nomi di Italiano e Conte, i più gettonati in queste settimane, sicuramente andrebbero in questa direzione.

Il tassello del direttore sportivo e il mercato

L’altro tassello cruciale è quello del direttore sportivo, sul quale De Laurentiis sembra essere già molto avanti. È fondamentale che chi sia scelto per sostituire Meluso non sia solo bravo ed esperto sul mercato, ma che abbia una grande capacità di gestire la squadra e i rapporti fra spogliatoio, allenatore e società. Serve anche qui un profilo di spessore, bravo nelle “due fasi di gioco”. Del quale il presidente deve fidarsi e al quale va dato margine operativo. E poi, dulcis in fundo, il mercato. Quest’anno le scelte estive (Natan, Cajuste e Lindstrom) e quelle invernali (Mazzocchi, Dendoncker, Traore, Ngonge) non si sono rivelate determinanti. Vanno fatte delle distinzioni, ovviamente, ma su sette giocatori arrivati nessuno ha dimostrato di poter fare il titolare in questo Napoli. Ngonge è sicuramente quello che ha dato segnali più incoraggianti, Lindstrom si è visto troppo poco per poter essere bocciato, Natan non ha mai dato sicurezza, Traore non sembra meritare un investimento da 25 milioni per il riscatto. La ormai scontata partenza di Osimhen darà a De Laurentiis un enorme tesoretto dal quale ripartire (ha una clausola di 130 milioni). L’addio di Zielinski e il vuoto lasciato da Kim l’anno scorso impongono un poderoso intervento sulla spina dorsale. Un difensore, un centrocampista e un attaccante sono i primi tre colpi da mettere a segno per il rilancio. Attenzione però: non servono scommesse, ma certezze. Gli affari alla Kvara riescono una volta nella vita, i giocatori di spessore e di qualità bisogna pagarli. Spesso anche profumatamente.


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