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ROMA - Ha osservato impietrito, con gli occhi addolorati e malinconici, la Roma affondare contro il Napoli. Stavolta Francesco Totti non era una roccia a cui aggrapparsi, era seduto lui su uno scoglio senza poter intervenire sul destino. Ma niente accade per caso. Totti si è stancato di restare a guardare, incastrato tra i seggiolini di Baldissoni e Massara, ed è pronto a fornire alla squadra tutto il know-how che ha acquisito nel corso degli anni. L’ideale, con i tempi che corrono, sarebbe se calzasse ancora gli scarpini e regalasse sogni ai tifosi. Nella vita vera, invece, auspica che l’andazzo delle ultime settimane inneschi un circuito virtuoso: non più dirigente rappresentativo, utile a dispensare sorrisi e autorevolezza in giro per il mondo, ma un vero manager che prenda decisioni nel suo spazio di competenza, che inevitabilmente sarà quello tecnico. Di questo Totti ha parlato con la solita franchezza prima che si consumasse il naufragio. La nuova distribuzione dei poteri all’interno della società, che si sta riorganizzando dopo l’addio di Monchi e la promozione di Fienga, è diventato l’argomento principale dell’intervista prepartita (leggi tutte le dichiarazioni di Totti).
SONDAGGI - Noi vi facciamo due domande, potete rispondere cliccando sui link qui di seguito.
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