Roma, Mkhitaryan: "Qui per divertirmi, amo la passione che c'è in Italia"

L'armeno ha parlato al canale youtube Yevgeny Savin: dall'addio al Manchester United alle pressioni giallorosse, passando per le critiche di Mourinho e il rapporto con Klopp
Roma, Mkhitaryan: "Qui per divertirmi, amo la passione che c'è in Italia"© LAPRESSE
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MOSCA (RUSSIA) - "Ho scelto la Roma per ricominciare a divertirmi". Henrikh Mkhitaryan lo sta facendo e soprattutto ha iniziato a far divertire i tifosi giallorossi, visto che negli ultimi turni, tra gol e assist, è stato tra i protagonisti della ripartenza della squadra di Fonseca. In un'intervista rilasciata al canale youtube Yevgeny Savin, l'armeno affronta diversi argomenti e parla della squadra che ha scelto per una nuova tappa della sua carriera. "L'1 settembre ho giocato con l'Arsenal, due ore dopo Mino Raiola mi ha detto di prendere il primo volo per Roma, è successo tutto molto rapidamente. Volevo che le cose cambiassero, a 30 anni non hai più tempo da perdere e devi continuare a divertirti", spiega Mkhitaryan per nulla preoccupato dalle pressioni della piazza romana. "Non è un problema per me. Non per una questione di età, ma perché ho giocato in club come il Manchester United e l'Arsenal. Le persone in Italia vivono per il calcio e per me è grandioso che sia così", dice l'armeno che dopo aver svelato quali fossero gli obiettivi stagionali ("chiudere tra le prime 4, raggiungere la finale di Coppa Italia e andare il più lontano possibile in Europa"), assicura che ha ancora tanta voglia di calcio.

Gli obiettivi

"Il mio obiettivo è continuare a giocare fino a quando avrò 37 anni - spiega il trequartista giallorosso -. Non so cosa succederà e se sarò fisicamente in grado di andare avanti per così tanto tempo, ma io voglio giocare ai massimi livelli il più a lungo possibile. Questo è il mio obiettivo". In carriera ha vestito la maglia del Manchester United e sulla sua strada ha trovato José Mourinho. "Un giorno mi disse che la stampa lo criticava a causa mia, gli risposi che non era questo il mio obiettivo, ma in quella stagione avevano paparazzi ovunque ed eravamo controllati e osservati a ogni passo. Sicuramente - ammette - è stato l'allenatore più difficile che ho avuto, un vincente di natura, vuole solo vincere e che ogni giocatore faccia ciò che lui chiede. Abbiamo avuto conflitti e divergenze, voleva che mi allenassi di più, ma io pensavo di lavorare duramente, aiutare la squadra e far gol e nonostante tutto lui era sempre insoddisfatto. Comunque alla fine i trofei arrivarono lo stesso e alla fine ho giocato in un grande club, entravo in campo con Ibrahimovic, Pogba, Mata, De Gea e se avessi potuto avrei rinnovato". Altra storia Jurgen Klopp. "Un amico, un padre o un fratello per me. Quando ho lasciato il suo Dortmund avevo iniziato a capire veramente il calcio". (in collaborazione con Italpress)


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