Ferretti: "Zaniolo? La stessa operazione ha rimesso in piedi Ancelotti"

Il medico della Nazionale è un precursore della tecnica che ha "salvato" il talento della Roma: "Ora il suo ginocchio ha una cintura di sicurezza"
Andrea Santoni
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Ad Amsterdam, lo scorso 7 settembre, la sue grandi mani allenate dal volley in gioventù e da una lunghissima carriera di chirurgo ortopedico di fama, sono state le prime a capire che anche il ginocchio sinistro di Nicolò Zaniolo aveva ceduto. Andrea Ferretti, fiorentino, classe ’51, responsabile dell’area medica della Figc e della Nazionale, con oltre 200 panchine azzurre collezionate dal suo ingresso in Federazione, nel 1990, sta seguendo con particolare attenzione l’evoluzione del recupero del giocatore della Roma, pupillo di Mancini. «La vicenda di questo ragazzo talentuoso e fin qui non certo fortunato suscita un sentimento di naturale empatia» ci spiegava ieri. A 111 giorni dal secondo infortunio e a quasi un anno dal primo, costatigli entrambi i crociati anteriori, le prospettive di Zaniolo interessano ovviamente anche a lui come al ct, in chiave Europeo. In questo senso, per avere Nicolò all’Olimpico contro la Turchia l’11 giugno prossimo, servirà rivedere in campo il romanista non più tardi di inizio maggio. In anticipo sul piano di recupero previsto dal professor Fink che ha operato il giocatore a Innsbruck. «In questo momento serve solo prudenza, vista anche la speciale situazione in oggetto, in attesa che i tempi siano maturi, in piena sicurezza». Di una cosa è invece certo il professor Ferretti: del fatto che Zaniolo tornerà Zaniolo con la Z maiuscola, capace di lasciare il segno. Tutto nasce da un antico precedente, che riguarda Carlo Ancelotti, di cui diremo poi, e soprattutto dalla qualità dell’intervento chirurgico eseguito, con una tecnica, quella della plastica periferica («Il termine corretto più usato è ricostruzione extra-articolare») che agli orecchi di Ferretti ha un suono davvero familiare. «Non ho difficoltà ad ammettere che per un lungo periodo di tempo sono stato quasi deriso per non aver abbandonato questo approccio ortopedico. Vede, sono ormai quaranta anni che proprio qui a Roma, allora intorno al professor Perugia, si è sviluppata questa filosofia operatoria».

Come, ci vuol dire che Zaniolo è stato operato seguendo una filosofia?
«Guardi, se vuole possiamo aprire una discussione sulle tecniche ortopediche: io e la mia equipe preferiamo la Coker Arnold mentre credo che nel caso di Zaniolo sia stata seguita quella di Ellison. Ma il punto è che noi come il dottor Fink, di cui condivido pienamente la scelta, è che siamo convinti che la strada migliore per risolvere questo tipo di infortunio sia quello di non fermarsi alla semplice ricostruzione del legamento crociato ma di associare anche il rinforzo della periferia del ginocchio, per garantire il controllo rotatorio dell’articolazione». [...]

Ancelotti?
«Sì, le ginocchia di Carlo sono state tra le più martoriate. Si tratta di fare un salto indietro anche qui di quasi quaranta anni: 1981 e 1983. Interventi eseguiti senza l’artroscopio. Ero allora nell’equipe del professor Perugia che operò Ancelotti a Roma, con la tecnica in oggetto. Stiamo parlando di un giocatore che è tornato in Nazionale e che ha poi vinto tutto. Bene, sono sicuro che Zaniolo sia in grado di poter ottenere simili risultati, considerando le qualità del giocatore e l’evoluzione della scienza ortopedica, pur nel solco tracciato allora».

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