Zaniolo diventa un giallo: cosa sta succedendo al gioiello della Roma

Le chiacchiere, i cambiamenti di ruolo, le esclusioni e i tanti dubbi sul rinnovo del contratto: l’umore è nerissimo, ma adesso sta a lui riconquistare tutti
Zaniolo diventa un giallo: cosa sta succedendo al gioiello della Roma© ANSA
Marco Evangelisti
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ROMA - Noi saremmo anche stufi di scrivere, e voi di leggere, intorno a Nicolò Zaniolo. Di inseguire le ombre e le maree alternate che gli scorrono in viso, di registrare accordi e disaccordi sul suo gioco - della vita privata non ci curiamo granché, passiamo dantescamente senza neppure guardare -, di compulsare i profili social per scoprire chi ha introdotto nel suo mondo o a chi ha messo la museruola digitale. Lasceremmo perdere, ma sarebbe una fuga dalla realtà. La realtà è che Zaniolo rappresenta per la Roma una risorsa tecnica a cui non si rinuncia, e se poi José Mourinho decide invece di rinunciarci lo fa con il cuore pesante, dato che anche i vecchi squali di panchina hanno un cuore e soprattutto hanno la percezione di quanto possa costare alla loro stessa reputazione una puntata al buio. Eppure Mourinho lo ha fatto e probabilmente lo farà ancora.

Già domenica contro la Sampdoria, visto che il mirabile equilibrio tattico mostrato contro la Lazio ha l’aria di qualcosa che si rompe anche solo a osservarlo. Trovato con troppo sudore e troppe lacrime per azzardarsi a danneggiarlo. Zaniolo non è un uomo qualunque e dove lo metti modifica spazio, tempo e gravità con il suo talento. Tuttora in costruzione, ma di certo talento. Anche se non riesce più a farlo fruttare. Non con la necessaria regolarità. Zaniolo sta in quell’aggancio e tocco laterale, un solo movimento lieve come una brezza tra i salici, che carica il compasso di Abraham contro l’Atalanta. E sta pure nella testardaggine di cercarsi, controvento e controcorrente, per mezza vacua partita con la Turchia.

Cosa sta succedendo a Zaniolo

Zaniolo si comporta com’è giusto e logico si comporti un ragazzo di ventidue anni che si sente improvvisamente cambiato: cerca ciò che pensava di essere. Non si riconosce nell’adulto che sta arrivando, si rivuole indietro. E nel farlo dimentica il resto del mondo. Il che è esattamente quanto gli ha rimproverato Mancini, che pure lo adora e lo chiamò in Nazionale a scatola chiusa, prima ancora di vederlo esordire in Serie A (a quello pensò subito dopo un altro tecnico se non illuminato quantomeno pensante, Di Francesco).

Zaniolo ha conosciuto tutte le vicissitudini che ben conosciamo, le due ginocchia fragorosamente strappate, per la Roma e per la Nazionale, le difficoltà e gli inciampi del doppio recupero, le gesta, l’arme, gli amori e la paternità, di cui possiamo anche non parlare ma dentro di lui ci sono. Di una generazione ancora innocente, non ha avuto il tempo di vedersi sfuggire due Mondiali, ma un Europeo e un Mondiale sì e persino un derby glorioso passato a esultare sinceramente e disciplinatamente in panchina. Ha tutte le ragioni a cercarsi e noi non vorremmo scriverne. Però alla Roma gli leggono in faccia e in cuore e si preoccupano. Per lui e per il quadro generale. In queste ore di riavvio dei progetti della Nazionale e di ripresa degli usuali allenamenti di club, Zaniolo lavora a Trigoria con l’impegno di sempre e in apparenza con un umore pressoché inedito. Nero come il carbone. E sarà perché non si smette di parlare di lui. Più probabilmente perché la strada verso la maturità calcistica non gli appare agevole e aperta come quella che lo ha portato fin qui, o meglio fino all’inizio del suo calvario fisico.

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