Dybala, Mourinho espone il gioiello e scopre una squadra

Il piccolo show dell’argentino: un’ora e il primo tocco magico. Il tecnico deve ancora capire come sfruttare Paulo in un meccanismo che sembra funzionare a dovere. Ma il vero dilemma è Spinazzola-Zalewski
Dybala, Mourinho espone il gioiello e scopre una squadra© AS Roma via Getty Images
Giancarlo Dotto
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Dopo un minuto la mette quasi dentro nella porta di Lloris, una prima e una seconda volta, e sarebbe onestamente esagerato per una piazza a cui basta molto meno per esagerare di suo. Paulo Dybala, ragazzo misurato, non ancora ripresosi dallo choc del Colosseo quadrato, lo sa e ci mette quel minimo di comprensibile timidezza. Non avremo il suo primo gol da romanista, ma abbiamo la Roma. La squadra c’è, s’intuisce, si vede. E s’immagina quanto possa crescere.

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Dopo averlo velato nell’amichevole di Trigoria, esibito nello show dell’Eur, José Mourinho decide che è arrivato il momento di mostrarlo il suo gioiello, ad Haifa, ai piedi del monte Carmelo, non lontano dalla caverna in cui il profeta Elia elucubrava silenzi interminabili. Lo schiera in una partita che nella testa di Mou amichevole proprio non è, contro la sua pagina nera, il Tottenham, e il collega che forse più a pelle lo disturba, dopo Guardiola, il già nemico di torride sfide inglesi, Antonio Conte.

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Domande e suggestioni tante, sulle terrazze dei giardini fioriti famosi nel mondo. Mou non si risparmia e non ci risparmia la suggestione più grande. Tutti insieme. La Joya insieme a Tammy, Zaniolo e Pellegrini. Manna e panna per i tifosi. L’azzardo che può naufragare nell’accusa della insensatezza tattica o diventare spettacolo puro e letale. Letale, nell’occasione, è la cappa su Haifa. L’umidità mostruosa che taglia le gambe, inonda le canotte e secca le gole, a parte quella di Antonio Conte capace di sbraitare in ogni latitudine del mondo (Mou silente e concentrato, già in assetto da competizione, rispetto a quello spesso ilare delle precedenti amichevoli).

Siamo dunque già in pieno al tema delle convivenze, quando il talento si spreca. Se felici, possibili, impossibili o necessarie. In attesa di trovarsi meglio in campo, Tammy e la Joya già s’intendono alla grande, pare, fuori dal campo. Due splendidi cartoni animati, facce bambine, tutta arguzia e talento. A cui, nel libro dei sogni, dovrebbe aggiungersi Nick Testa Calda, il cartone animale in locandina, tutta passione e prorompenza, ma anche tanto calcio e voglia, davanti a gente che lo stima e forse lo vuole (Conte e Paratici). José è serio perché studia. Deve capire che farsene della sua Joya, di tanto nobile, raro e fortissimamente voluto talento. Prova a farlo giocare alla destra di Abraham, simmetrico a Zaniolo sulla sinistra. Non proprio la sua parte preferita in copione, troppo spazio da coprire e troppa poca gamba ancora. Sessanta utili minuti comunque. Nell’affanno di una condizione ancora vaga, Paulo ci fa comunque vedere lampi del suo meraviglioso sinistro, come il corner che cade nel primo tempo sulla testa letale di Ibañez.

L’altro tema. La pressione. Come reagirà nel tempo la Joya a tanta folle e “incomprensibile” manifestazione d’amore. C’è chi, in questi casi, si ritrae o fugge spaventato e chi si sente obbligato e stimolato a corrispondere. Lo capiremo in fretta di che pasta è fatto il ragazzo. Tammy già lo sappiamo, una pasta di ragazzo. Ha magnificamente risposto all’insinuatore di turno che nella Roma “c’è posto per 2 re”. E perché no 3 re, aggiungo io, se Zaniolo saprà che farne della sua forza e del suo talento? Aspettando Dybala, godiamoci il polacco di Tivoli. Apprensione per la sua uscita dal campo claudicante. Segnatevelo il suo nome. Nicola Zalewski. Lo so che ve lo siete segnato, allora tatuatevelo. Se le streghe non fanno cazzate sarà la stagione in cui mostrerà tutta la sua stoffa. Fuoriclasse puro. L’altro tema per José Mourinho. Una scommessa onerosa tutta da vincere. Come far giocare insieme Zalewski e Spinazzola. Possibile? Indispensabile. Mou può farcela.


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