Roma, il Mourinho del pianto

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Ivan Zazzaroni
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Il pianto secondo Mourinho. «Piangono tutti gli allenatori, e piangono tanto, per una volta piango anch’io». Ma lo fa a modo suo. Con un pianto che pianto non è: José parla anche con gli occhi, gli sguardi sono emoticon, comunicano in anticipo il tono della risposta. Nessuno come lui sa far esplodere le contraddizioni e i problemi senza perdere un grammo di leggerezza.

Il pianto di Mou è innanzitutto un diminutivo: «mercatino». «Il bel mercatino che abbiamo fatto», ha detto ricordando che domenica ha affrontato il derby con la stessa squadra dello scorso anno - unica differenza Camara al posto del mai troppo rimpianto Mkhitaryan.

Celik, Belotti e Matic li ha impiegati nella ripresa quasi per disperazione, per tentare qualcosa di diverso, visto che la Roma continuava a sbattere contro i pullman di Sarri (strategia che ho peraltro condiviso, visto che Maurizio non aveva Immobile, né Milinkovic). “Mercatino” perché è costato 7 milioni in cartellini, avendo la società enormi limiti di spesa imposti dal FPF.

Il suo pianto è denuncia con ammissione finale. «Se avessi vinto giocando come ha fatto la Lazio…» gli avrebbero tagliato la gola (ha mimato il gesto). Tuttavia ha aggiunto: «L’importante era vincere, anch’io ho vinto tante partite giocando così».

Il suo pianto è l’assenza con la D maiuscola. «Da quante partite ci manca il nostro giocatore più creativo? Dybala è la crescita della qualità. Matic l’abbiamo preso come alternativa a Cristante». Soltanto l’infortunio di Wijnaldum ha costretto José a presentarli insieme: «Metto quelli che ho».

Il suo pianto è luce staccata. «Lorenzo (Pellegrini, nda) ha caratteristiche importanti, come Dybala accende la luce». Senza Paulo, né Lorenzo, la luce è troppo spesso fioca.

Il suo pianto è confronto numerico. «Abbiamo gli stessi punti dell’anno scorso ma con quindici partite (non con tredici, nda). Se nelle prossime due ne prenderemo altri ci ritroveremo con 1, 2, 3, 4 o 6 punti in più».

Il suo pianto è fiducia. Nel grande allenatore capace di attenuare in meno di 48 ore la delusione dei tifosi. Il suo pianto è mancata comprensione. Da parte di chi non vuole capire che «il modulo non lo faccio io, lo fanno i giocatori con le loro caratteristiche».

Il suo pianto è involuzione. «Abraham è la persona ideale per rispondere alle vostre domande, chiedete a lui cos’ha: (Tammy) hai un problema?, non hai un problema? Sei assente?, non sei assente? Pensi al Mondiale?, non pensi al Mondiale?».

Il suo pianto è amara consapevolezza. «Non c’è stata evoluzione rispetto a Tirana, la squadra non ha capito il derby sul piano della crescita mentale, della responsabilità e dell’ambizione».


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