Roma, la bellezza ha un prezzo

Roma, la bellezza ha un prezzo© Getty Images
Ivan Zazzaroni
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La bellezza ha un prezzo. Ogni tanto bisogna ricordarlo ai più distratti. Quando martedì Mourinho ha parlato del «mercatino fatto in estate» mi sono tornati in mente, in automatico, i mercatoni ai quali aveva attinto in carriera, campioni di cashmere purissimo - talvolta trovati già pronti da vestire tatticamente - quali Ronaldo, Xabi Alonso, Benzema, Modric, Lampard, Drogba, Sneijder, Zanetti, Samuel, Kane, Ozil, Pepe, Ricardo Carvalho, Sergio Ramos, Son, Eto’o e altri ancora.  

Ammetto di averci pensato di nuovo ieri, osservando una Roma nella quale la qualità era espressa dai giovanissimi Volpato e Zalewski e dal veterano Matic, presenza importante fino a quando i polmoni e le gambe l’hanno assistito, ovvero per ottantacinque minuti. Non uno di più.  
La bellezza ha un prezzo alto. E fino a quando Mou non potrà disporre di Dybala, Wijnaldum, Pellegrini e Spinazzola sarà un esercizio stucchevole, e disonesto, la critica al suo lavoro, esattamente come lo è stato per quello di Allegri, condannato dalle assenze a guidare a lungo la Juvirtuale. La maggioranza dei romanisti l’ha capito, pur se non ha digerito del tutto la sconfitta nel derby. Anche ieri erano tantissimi al Mapei Stadium dove Mou, alla fine, ha abbandonato l’atteggiamento protettivo per censurare pubblicamente, e con la spietatezza di un tempo, uno dei suoi, Karsdorp, entrato in campo senza la carica necessaria per aiutare i compagni e al tempo stesso coprire i propri, evidentissimi, limiti tecnici e temperamentali.  
La qualità ha un prezzo definibile, il pregiudizio è gratuito. Sento ripetere da tempo che la Roma non è bella da vedere, che non ha gioco. Perché non chiedete a Klopp, a Guardiola, a Pellegrini, a Nagelsmann, ad Ancelotti e Arteta, a chi volete, di farlo, il gioco, con Cristante e Matic, con esterni come Celik e Karsdorp, con lo slalomista Zaniolo che tenta quasi sempre di risolverla da solo.  
«Metto quelli che ho» ha chiarito Mourinho. Relativamente al pari col Sassuolo, ad esempio, cosa si può rimproverare a Shomurodov? Nulla: ha lavorato tanto, ma ha un rapporto insoddisfacente con il gol. E a El Shaarawy, che la qualità la possiede? È entrato tardi, forse. Gente come Mkhitaryan, Sergio Oliveira e Veretout, salutati colpevolmente l’estate scorsa, oggi sarebbero crema e titolarissimi.  
Concedo tutte le attenuanti possibili, e le elenco con puntualità, a Mourinho che è molto più importante e bravo e vincente dei suoi giocatori e che, comunque, investendo sulla determinazione, l’attenzione, l’ambizione e il senso di responsabilità presenta un parziale migliore - anche se di poco - rispetto a quello dello scorso anno: dopo 14 giornate aveva raccolto 25 punti con 24 gol segnati e 15 presi, ora di punti ne ha uno in più. Gli mancano sette reti, ne ha subite due in meno. 
La Roma senza mercatino fa ancora parte del gruppo delle terrene, che va dal Milan (30 punti) all’Udinese (24). Solo il Napoli si è scoperto su Marte. Dove si trova benissimo.


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