Retroscena Mourinho-Rocchi, blitz occhi negli occhi: ecco cosa si sono detti

L’ex internazionale: «Pretendiamo rispetto, ma dobbiamo anche portarlo». Quello sguardo che vale più di tutto
Retroscena Mourinho-Rocchi, blitz occhi negli occhi: ecco cosa si sono detti
Edmondo Pinna
3 min

Un uomo in missione. Per cercare di capire, per provare a spiegare e farsi spiegare, per avvicinare il mondo-Roma a quello arbitrale e viceversa. Non è una novità che Gianluca Rocchi, il designatore della CAN, giri per gli stadi d’Italia. Ha imparato, da chi lo ha preceduto su quella poltrona, che preparare il terreno agli arbitri rende il lavoro più semplice a chi deve arbitrare e a chi si deve far arbitrare. Ma dopo il caso-Serra (in realtà, anche prima) la vicenda con la società giallorossa è sembrata ingarbugliata assai. E così, subito dopo la sosta, Rocchi ha deciso di venire a Roma. Per vedere Irrati, certo, ed infatti ha fatto lui il colloquio a fi ne partita. Ma anche per incontrare i dirigenti della Roma e soprattutto lui, José Mourinho. Un incontro che ha creato anche qualche imbarazzo, la Samp non l’ha presa bene (eufemismo), forse sarebbe stato meglio farlo lontano da occhi indiscreti. Ma poi - è la tesi - se si fosse venuto a sapere sarebbe stato peggio. Quindi, avanti, alla luce del sole. Qualche strascico, però, è rimasto.

Gli occhi e le parole

Partiamo dalla fine del film, anche se non si fa mai. Rocchi ha incontrato Josè Mourinho nella pancia dell’Olimpico a fine partita, subito dopo aver parlato con i dirigenti della Samp (diverse cose da chiarire, su un punto tutti d’accordo: la gestione disciplinare di Irrati, assolutamente fuori forma, è stata deficitaria) e poco prima di incontrare l’arbitro nel colloquio post-gara, che quando c’è l’Organo Tecnico (con Rocchi, il grado è anche sulle spalle dei suoi vice, ovvero Gervasoni, Manganelli, Di Liberatore e Gava, i suoi vice) diventa predominante rispetto all’osservatore. Non è durato tantissimo l’incontro Rocchi-Mou, pochi minuti, perché spesso “vale più guardarsi negli occhi che parlare molto”. Forte del colloquio (questo sì, più lungo) avvenuto prima di salire in tribuna all’Olimpico con il diesse Tiago Pinto e Maurizio Lombardo, Chief Football Operating Officer, nel quale è stato chiarito che non ci sono altri problemi se non quelli creati da Serra (ha fatto più danni della grandine quel suo atteggiamento mani in tasca), Rocchi con Mou è stato chiaro. «E’ vero, gli arbitri meritano rispetto, ma anche noi dobbiamo portarlo». Perché se è stato chiaro alle parti che l’atteggiamento della panchina della Roma, molto spesso, ha ecceduto e che certi atteggiamenti possono portare solo nocumento, dall’altra parte la parola rispetto, unita allo sguardo che si sono dati i due, ha chiarito quello che a Trigoria e dintorni (ma anche all’AIA) avevano capito immediatamente dopo la partita di Cremona. Al di là delle strategie, al di là degli eccessi magari provocati ad arte, qualcuno in quell’occasione aveva mancato di rispetto. E non è stato lo Special One...


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