Caso Serra, un arbitro deferito non accadeva da calciopoli: c’è un retroscena

Avrebbe violato l’art. 4 del CGS e il regolamento Aia: "Ingiurioso, inopportuno e anche offensivo"
Caso Serra, un arbitro deferito non accadeva da calciopoli: c’è un retroscena
Giorgio Marota
4 min

ROMA - Galeotta fu quella frase, che certamente un arbitro non può permettersi di pronunciare: «Ti stanno prendendo tutti per il culo. Vai a casa, vai a casa». Marco Serra della sezione di Torino è stato deferito ieri dalla procura della Figc, a quasi due mesi da Cremonese-Roma (28 febbraio) e dalla discussione a bordo campo con José Mourinho che ha fatto il giro del mondo. Serra si è difeso fin dal primo momento raccontando un’altra versione di quello scontro verbale così feroce - «ho detto vai nell’area, vai nell’area» - ma tra le prove acquisite dalla procura federale, oltre alle ricostruzioni dei media, c’è un video di TikTok dove emergerebbe in modo chiaro il labiale del quarto uomo, che ora verrà giudicato per il suo operato dal tribunale della Figc. Anche i social contano, oggigiorno. 

Procure

Nell’atto di deferimento si scopre, però, un retroscena sulla genesi di un provvedimento voluto in particolare dalla procura generale dello sport, dopo che la procura federale aveva manifestato l’intenzione di archiviare la posizione di Serra. È stato il prefetto Ugo Taucer a invitare il collega Giuseppe Chiné a «insistere per il deferimento del signor Serra in ordine alla contestazione già oggetto del precedente avviso di conclusione delle indagini», notificato il 9 marzo. Vi sarebbe infatti una perizia di un fonico del tribunale di Bologna che esclude le frasi incriminate e in questi casi (valga ad esempio la bestemmia, dove una consonante può cambiare il senso...) si propende, nel dubbio, per la non procedibilità. Queste diverse posizioni potrebbero aiutare Serra in fase di giudizio. Resta, però, un fatto clamoroso: il fischietto piemontese è il primo arbitro deferito dai tempi di Calciopoli.

I fatti

Al 2’ minuto del secondo tempo della gara, Mourinho chiese spiegazioni su una decisione presa dall’arbitro di campo, Piccinini. E per tutta risposta il quarto uomo avrebbe risposto in modo «inopportuno, ingiurioso e finanche offensivo» tale da configurare la violazione dell’articolo 4 del codice di giustizia sportiva, cioè il caposaldo dell’ordinamento, quello per cui è stata condannata pure la Juve in merito al caso plusvalenze (“lealtà, probità e correttezza”). Ma c’è di più: Serra avrebbe violato anche il regolamento dell’Associazione Italiana Arbitri che parla di trasparenza, rigorosità e rettitudine con riferimento all’art. 42 comma 3 lettere a e c e anche il “codice etico e di comportamento”, sempre dell’Aia, negli articoli 3.2, 4 e 6.1. Non sarebbero state rispettate, in particolare, la “virtù del ben operare”, la “lealtà e la fedeltà ai fatti” e una considerazione sulla carta piuttosto ovvia: «non devono essere mai usate espressioni, offensive e ingiuriose, nei confronti degli altri». La procura ha acquisito diversi atti prima di pronunciarsi: dalle comunicazioni della squadra arbitrale alle audizioni di Mourinho (che ha scontato due giornate di squalifica), del suo staff e dello stesso Serra, inclusa una memoria difensiva corredata da una “relazione logopedica in merito al labiale” depositata dal legale dell’arbitro, che dopo i fatti di Cremona è stato designato a singhiozzo in Serie B e potrebbe proseguire quel che resta della stagione 2022-23 con la modalità “una tantum”. 


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