ROMA - Un appuntamento mattutino a Trigoria. E il messaggio: «Vieni nel mio ufficio». Dan Friedkin ha pensato tutta la notte alla soluzione della crisi, poi ha deciso: game over. Era sbarcato apposta lunedì sera a Roma, convinto a voltare pagina, e non ha perso tempo, comunicando a José Mourinho l’esonero poco dopo le 8, alla presenza del figlio Ryan che aveva ispirato il cambio. L’allenatore non l’ha presa affatto bene: sono volate parole grosse in inglese, in un rimpallo di responsabilità tipico delle separazioni turbolente. Il presidente ha rimproverato a Mourinho certe mancanze, Mourinho ha risposto per le rime ricordando una serie di promesse non rispettate. Poi, intorno alle 9,30, la Roma ha pubblicato il comunicato che sanciva la fine: ci dispiace ma serviva «un cambiamento immediato». Avanti un altro, l’unico uomo sulla faccia della terra che potesse placare (in parte) la delusione dei tifosi per la detronizzazione dell’idolo: Daniele De Rossi, uscito da Trigoria da capitano ripudiato nel 2019 e rientrato meno di cinque anni dopo da salvatore della maglia.