Roma, è una precipitazione
Ma se le fiamme si erano acquietate, il vulcano Friedkin non si è spento. A Trigoria raccontano che il presidente reagisse quasi ridendo a chi gli traduceva le ipotesi giornalistiche sul possibile rinnovo del contratto in scadenza. Questa eventualità, per le ragioni sopra chiarite, non è mai stata presa in considerazione. Neanche quando Mourinho, dopo la sconfitta di Bologna, ha lanciato il primo messaggio conciliante: «Voglio restare alla Roma, con qualunque progetto». Un modo di chiamare la proprietà a decidere in fretta sul da farsi. Ancora più incisive sono state le sue frasi dopo la vittoria contro la Cremonese in Coppa Italia, il 3 gennaio: «Non so se rimarrò alla Roma. Ma non posso credere che i Friedkin stiano cercando un altro allenatore alle mie spalle. Io per lealtà verso di loro e verso i tifosi ho rifutato diverse offerte, informando il presidente passo dopo passo». In realtà Mourinho sapeva che la Roma stava già preparando la successione. Friedkin aveva già contattato diversi colleghi più giovani, da Xabi Alonso del Bayer Leverkusen a Thiago Motta del Bologna. Tutto legittimo e tutto normale, anzi doveroso, quando mancano pochi mesi alla fine di un rapporto. Ma ulteriore motivo di frizioni interne, a stagione in corso.