Roma, De Rossi dice tutto: "Ecco come sta Dybala. E su Belotti e il mercato..."

Dopo l'amichevole in Arabia Saudita l'allenatore giallorosso parla anche di singoli: tutte le sue dichiarazioni

INVIATO A RIYAD - Ma Dybala che fa? Perché con tutto il rispetto per l’Al-Shabab, per questo viaggio che abbatterebbe un toro, per il danaro che ha spinto sin qui, quando è finita l’amichevole (magari anche prima) Daniele De Rossi s’è chiesto altro e la domanda gli è arrivata puntuale: «Si è allenato, speriamo e pensiamo possa esserci a Salerno». Cinque ore all’andata e altrettante al ritorno, d’altro canto il Mondo è vasto (e anche vario), dicono, però a Trigoria si comincia in fretta, già oggi, magari per un po’ di scarico o anche per dare un’occhiata a tutti quelli che sono rimasti e si sono risparmiati una trasferta-sacrificio. Però adesso va così, si chiama calcio 3.0, vallo a capire a volte, senza voler avvertire la puzza al naso, che DDR certo non avverte. «Un po’ questa partita ci ha scombussolato i piani ma lo sapevamo e da tempo. Qualcosa sul programma abbiamo dovuto cambiare ma va bene: abbiamo acquisito ulteriore conoscenza, siamo stati assieme ed abbiamo fatto un’esperienza, soprattutto per i più giovani, che può tornare utile. Io i ragazzi li avrei fatti giocare anche un po’ di più ma il viaggio ci ha condizionati». E Lukaku ha provveduto a mandarlo al check-in con un pensiero in meno, perché poi il calcio che un Monumento come De Rossi ha attraversato (e in che modo) sui suoi livelli stellari invita a prevenire prima che curare certi luoghi comuni. «Sempre meglio vincere, ci mancherebbe. E comunque, stiamo bene, abbiamo affrontato una squadra di un livello superiore a quello che m’aspettavo. E da oggi si pensa alla Salernitana».


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De Rossi e il punto su Belotti e il mercato

Ma forse anche al mercato, chissà, forse sì, però certe cose non si possono dire e conviene starsene in quell’area di riservatezza che appartiene alle regole del gioco. «Non voglio essere cattivo ma di questo preferisco non parlare. Voglio sottolineare un aspetto, però: il senso di professionalità e la partecipazione con cui Tiago Pinto mi è vicino. Tra un po’ di giorni andrà via e in una situazione del genere sarebbe anche umano essere un po’ distanti da vicende che poi non gli apparterranno: invece lui continua ad essere attivo e a starmi al fianco nella gestione della quotidianità». Si può (legittimamente) tacere però le voci, i chiacchiericci, le cosiddette indiscrezioni, gli echi restano: e intorno al «gallo», c’è sempre un’alba rumorosa, ogni giorno che spunta il sole e che si riapre quel mercato che De Rossi elude con eleganza. «Io conosco Andrea da anni, so che calciatore è e che ragazzo è. Chiaro che conto su di lui, ma non c’è neanche da sottolinearlo: lui è esemplare, a modo ed ha anche qualità che sono raccontate dalla sua storia personale».  Si riparte di corsa, destinazione Trigoria, prima di «dirottarsi» a Salerno: buona la prima con il Verona, e buona persino l’amichevole con l’Al-Shabab, che magari poteva trasformarsi in un fastidioso impegno da affrontare con sufficienza; e adesso, la terza, a casa-Sabatini, contro Pippo Inzaghi. «Abbiamo due-tre allenamenti per preparla. Ma ho calciatori straordinari. Ora bisogna recuperare e prender atto di essere stato in un Paese in via d’espansione, dove il calcio va evolvendosi con investimenti pazzeschi e strutture che finiranno per far invidia. E poi, anche qui ho visto tifosi della Roma, ragazzi con il tatuaggio». E uno striscione ad omaggiare il mago di Setubal, 61 anni domani e un pensiero che gli è stato dedicato all’Al-Awwal park stadium («JM è per sempre», con le iniziali in giallo e rosso») però con cori, e tanti, per DDR, perché le bandiere hanno un valore: «E’ stato un bel clima».

 


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INVIATO A RIYAD - Ma Dybala che fa? Perché con tutto il rispetto per l’Al-Shabab, per questo viaggio che abbatterebbe un toro, per il danaro che ha spinto sin qui, quando è finita l’amichevole (magari anche prima) Daniele De Rossi s’è chiesto altro e la domanda gli è arrivata puntuale: «Si è allenato, speriamo e pensiamo possa esserci a Salerno». Cinque ore all’andata e altrettante al ritorno, d’altro canto il Mondo è vasto (e anche vario), dicono, però a Trigoria si comincia in fretta, già oggi, magari per un po’ di scarico o anche per dare un’occhiata a tutti quelli che sono rimasti e si sono risparmiati una trasferta-sacrificio. Però adesso va così, si chiama calcio 3.0, vallo a capire a volte, senza voler avvertire la puzza al naso, che DDR certo non avverte. «Un po’ questa partita ci ha scombussolato i piani ma lo sapevamo e da tempo. Qualcosa sul programma abbiamo dovuto cambiare ma va bene: abbiamo acquisito ulteriore conoscenza, siamo stati assieme ed abbiamo fatto un’esperienza, soprattutto per i più giovani, che può tornare utile. Io i ragazzi li avrei fatti giocare anche un po’ di più ma il viaggio ci ha condizionati». E Lukaku ha provveduto a mandarlo al check-in con un pensiero in meno, perché poi il calcio che un Monumento come De Rossi ha attraversato (e in che modo) sui suoi livelli stellari invita a prevenire prima che curare certi luoghi comuni. «Sempre meglio vincere, ci mancherebbe. E comunque, stiamo bene, abbiamo affrontato una squadra di un livello superiore a quello che m’aspettavo. E da oggi si pensa alla Salernitana».


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