La zona è quella del poligono industriale di Bértoa, quartiere di Carballo, una città della Galizia che in estate diventa la porta girevole di tanti turisti, tra la spiaggia di Razo-Baldaio e il parco di Río Allones. Qui si trova il campo “Municipal As Eiroas”, la perla della scuola calcio Luis Calvo Sanz, dove Angeliño ha iniziato a giocare a quattro anni, quando andava ancora all’asilo. È una realtà di provincia che collabora con la cantera del Deportivo La Coruña, precipitato ora nella terza serie spagnola e in grado di regalare una delle storie più affascinanti della Liga: nel 2000, guidato in panchina dal basco Javier Irureta, riuscì a vincere il titolo con Flávio Conceição e Djalminha, Roy Makaay e Mauro Silva, nonostante avesse ceduto Rivaldo al Barcellona.
Il ponte Lubians
Angeliño è stato sempre considerato un “niño maravilla”. È nato a Silván, frazione di Coristanco, distante cinque chilometri dal villaggio sportivo Luis Calvo Sanz, nome di una multinazionale del settore alimentare (tonno e salmone in scatola). È un piccolo comune di settemila abitanti. Ha due attrazioni: l’antico ponte Lubians e la Torre Nogueira. Nel 2012, a quindici anni, il nuovo terzino della Roma era stato scoperto da Txiki Begiristain, direttore sportivo del Manchester City: il manager, cresciuto a Barcellona con il culto della Masia, lavorava all’epoca con Roberto Mancini e lo aveva scelto per rinforzare la squadra Under 18, allenata da Jason Wilcox e Adam Sadler. Mentre il Deportivo La Coruña lo salutava augurandogli “buena suerte”, la notizia del passaggio di Angeliño al club dello sceicco Mansour aveva trovato risalto sui siti di “Marca” e “La Voz de Galicia”. Nel City, a livello giovanile, era entrato presto nelle grazie di Patrick Vieira, che dirigeva la squadra Under 21: il francese lo utilizzava come terzino sinistro nel 4-3-3 oppure da esterno d’attacco nel 4-2-3-1. Faceva parte di quel gruppo anche Seko Fofana, che avrebbe firmato in seguito per l’Udinese e ora gioca in Arabia Saudita nell’Al-Ettifaq.
L'università di Guardiola
José Ángel Tasende Angeliño è rimasto legato alla scuola calcio Luis Calvo Sanz, a Carballo, frequentata in passato anche da suo fratello Daniel. Nel City non piaceva solo a Vieira. Si era conquistato la stima del cileno Manuel Pellegrini: dalla convocazione del 26 dicembre 2015, in occasione della gara vinta in Premier per 4-1 sul Sunderland, all’esordio in Coppa d’Inghilterra (30 gennaio 2016) contro l’Aston Villa (4-0), quando Angeliñò entrò all’ultimo minuto al posto di Gaël Clichy. Velocità, dinamismo, cross, un metro e 71, mancino, ventisette anni compiuti il 4 gennaio, la capacità di lavorare in appoggio ai centrocampisti e alle punte. Una mentalità da ala classica, ma anche un’applicazione costante e specifica per migliorare in fase di marcatura: un lavoro svolto soprattutto durante l’esperienza all’università di Pep Guardiola (12 partite e 3 assist tra coppe e campionato). L’inventore del tiki-taka lo aveva lasciato andare via, nell’inverno del 2020, di fronte ai diciotto milioni più bonus offerti dal Lipsia. Ottima l’intesa, in Germania, con Julian Nagelsmann, l’allenatore che ha saputo valorizzarlo di più: 55 presenze, 9 gol (doppietta al Ba?ak?ehir in Champions) e 16 assist. Il club di Mansour ha controllato il suo cartellino per otto anni: lo ha prestato al Girona, poi lo ha mandato al New York City di Jason Kreis, dove ha avuto come compagni Lampard, Pirlo e David Villa. Un giro del mondo proseguito nel Maiorca, nel Nac Breda e nel Psv Eindhoven di Mark Van Bommel.