ROMA - Tutto sommato, c’è di peggio. Il soprannome di Artem Dovbyk, sin da quanto è bambino, è Tema. Quindi che il suo rendimento possa diventare argomento di dibattito è scritto sulla sua storia, già dagli inizi in Ucraina. In fondo parliamo di un centravanti che «vive per il gol», come ha osservato Ranieri, e che partecipa relativamente al gioco di squadra. Ma siccome i gol segnati nella Roma finora non sono così pochi, 10 in Serie A più 2 in Europa League e 3 in Coppa Italia, è opportuno cominciare a valutarne l’importanza. Scorrendo la lista dei 15, appunto, si scopre che Dovbyk è un attaccante piuttosto veloce a entrare dentro alle partite: in 8 casi è stato lui a sbloccare il risultato, come vedete nelle tabelle. E quando è partito dalla panchina, ha centrato il bersaglio abbastanza in fretta: a Milano in Coppa Italia dopo 9 minuti, all’Olimpico contro il Como dopo 36.
Dovbyk, solo gol pesanti: ha portato 10 punti alla Roma
Forse un caso o forse no. Però difficilmente le sue reti sono ininfluenti. Anche guardando il risultato finale: tra Genoa (1), Athletic (1), Monza (1), Udine (2), Bologna (1), Como (2), Cagliari (2), il suo contributo realizzativo ha portato 10 punti in classifica, 9 dei quali in campionato. Il peso dei rapinatori d’area di rigore è anche nella qualità, non solo nella quantità del bottino.
Dovbyk, restano 9 giornate per migliorarsi
Bastano questi numeri per stabilire che la Roma ha speso bene i propri soldi, investendo quasi 40 milioni su di lui per strapparlo all’Atletico Madrid che lo voleva comprare dal Girona? Ovviamente no, tutti si aspettavano di più da Dovbyk. Ma il campionato non è finito, restano 9 giornate per migliorare i numeri e soprattutto l’incidenza nel lavoro di squadra. Non gli si può chiedere di diventare Luis Suarez, in termini di ferocia agonistica, ma una maggiore determinazione nelle fasi calde delle partite magari sì.