Se la malainformazione colpisce l'Hellas Verona

"Un presenza di una plateale, incivile e rozza mistificazione della realtà", la società scaligera è stata ingiustamente coinvolta in un caso giudiziario che riguarda una truffa perseguita dalla Guardia di Finanza. Un effetto perverso del meccanismo copia e incolla che non accerta la veridicità delle notizie e non cerca riscontri
Se la malainformazione colpisce l'Hellas Verona© ANSA
Xavier Jacobelli
6 min

La vicenda che ha visto ingiustamente e indebitamente coinvolta l'Hellas Verona ripropone il tema della malainformazione al tempo del web, effetto perverso del meccanismo copia e incolla una notizia, senza accertarne la veridicità e senza cercare riscontri. Ieri mattina, alcuni lanci d'agenzia informavano di una perquisizione nella sede del club scaligero, nell'ambito dell'inchiesta Cyrano, diretta dalla Procura di Reggio Emilia e condotta da Guardia di Finanza e Polizia di Stato. Cogliendo fior da fiore: "Ventisei le persone indagate a vario titolo, ventidue delle quali interessate anche da perquisizioni e sequestri in varie regioni del Nord e Centro Italia. Stando a quanto accertato dagli inquirenti, si tratta di una presunta maxi frode fiscale da dieci milioni di euro. L'indagine ha permesso di accertare l'esistenza di una società "cartiera", dichiarata come "concessione pubblicitaria", costituita allo scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti. Questa mattina è stato eseguito anche un decreto di perquisizione personale e avviso di garanzia nei confronti di 26 persone, tra le quali risulta anche Maurizio Setti, presidente dell'Hellas Verona". Nonostante un avviso di garanzia non sia una sentenza di condanna passata in giudicato, ma l'informazione dell'apertura di un'indagine riguardante il destinatario dell'avviso medesimo, nel breve volgere di poco tempo il club scaligero e il suo presidente si sono visti catapultati in un frullatore di scenari dannosi per la reputazione e l'immagine, non corrispondenti alla realtà. Al punto che la stessa Hellas si è vista costretta a diramare una lunga e dettagliata nota che, per un elementare diritto dovere di cronaca, deve essere riportata integralmente.

Indagine Verona, la reazione del club

La società e il suo presidente Maurizio Setti "si sono visti costretti a diffondere un nuovo comunicato perché la misura è ormai colma” e si è oltrepassato il limite della decenza. In passato, la Società e il suo Presidente sono stati oggetto di iniziative giudiziarie, aventi ampia risonanza mediatica, che poi l’autorità giudiziaria, su istanza e ammissione degli stessi organi inquirenti, ha archiviato, accertandone la manifesta infondatezza, acclarata anche dalla Corte di cassazione. Ma, ora, siamo in presenza di una plateale, incivile e rozza disinformazione e mistificazione della realtà. «Da ieri, si vuole fare credere all’opinione pubblica, invocando addirittura sanzioni esemplari, che Hellas Verona e il suo Presidente siano i principali protagonisti di un unico disegno criminoso integrante una maxitruffa, in contratti di sponsorizzazione, per un valore di € 10 milioni. La verità è una sola ed è incontrovertibile».

«La Guardia di Finanza non ha eseguito perquisizioni e/o sequestri ai danni della Società e del suo Presidente. Nella giornata di ieri, gli organi di Hellas Verona, non avendo nulla da nascondere, hanno spontaneamente consegnato ai funzionari della Guardia di Finanza, nucleo di Reggio Emilia, tre fatture, risalenti al 2019, che rientrano nel materiale oggetto di una indagine, promossa dalla Procura di Reggio Emilia, contro la società D.A.L. Worldwide Distribution. Quest’ultima società emise le tre fatture, per un totale di € 258.760,00, nei mesi di luglio e ottobre 2019. Hellas Verona le pagò regolarmente a fronte di lavori edili eseguiti. Le tre citate fatture, nel tempo, non sono mai state contestate dall’Agenzia delle Entrate. E, nei mesi scorsi, erano state acquisite anche dalla Guardia di Finanza, nucleo di Verona, nell’ambito di un periodico e ordinario controllo fiscale. Alla Società e a Maurizio Setti, in ordine a dette tre fatture – supposte, secondo l’accusa, essere relative a operazioni inesistenti -, viene contestato – e qui si riporta testualmente, per evitare equivoci e fraintendimenti, quanto scritto dalla Procura di Reggio Emilia – per l’anno d’imposta 2019 “costi indeducibili” e “IVA indebitamente detratta € 56.927,20″».

«Hellas Verona e il suo Presidente dimostreranno, nelle sedi competenti, l’insussistenza dell’accusa. Tuttavia, fin d’ora, è evidente che accostare “costi indeducibili” per lavori edili e indebita detrazione di IVA – per la modesta somma di € 56.927,20 – a una maxitruffa di € 10 milioni collegata a contratti di sponsorizzazione, individuando nella Società e in Maurizio Setti i protagonisti principali della vicenda, costituisce una squallida e incivile operazione mediatica, che mira a infangare l’onore, la reputazione e l’immagine di Hellas Verona, del suo Presidente e dei suoi tifosi».

«La Società e il suo Presidente hanno già conferito mandato ai propri legali di fiducia di agire in ogni sede, penale e civile, contro coloro che, a vario titolo, in questi giorni, hanno contribuito o concorreranno alla canea mediatica, diffondendo notizie false, mistificando i fatti e travisando la realtà. Infine, ma non da ultimo, ricordiamo quanto correttamente scritto ieri dalla stessa Guardia di Finanza nel suo comunicato: “In virtù del principio della presunzione di innocenza […] la colpevolezza dei soggetti sottoposti ad indagine in relazione alla vicenda giudiziaria sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna”».


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