Marino mental coach: "Il Bari al massimo"

Ereditata la squadra da Mignani il tecnico sta risalendo la classifica convinto che il bello deve ancora arrivare
Marino mental coach: "Il Bari al massimo"© LAPRESSE
Antonio Guido
5 min

Pasquale Marino, ci sono grandi aspettative nei suoi confronti. Avverte la responsabilità?
«Bari mi piace. E’ una città che vive di calcio, trasmette passione. Lavoriamo per il massimo».

Come spiega quei venti minuti di follia a Piacenza?
«C’è stato un rilassamento improvviso dopo il 2-0. È bastato un attimo di distrazione ed è arrivato l’autogol. Cose che capitano. E’ successo anche al Milan: a Lecce vinceva con due gol di scarto e ha rischiato di perdere. Ci servirà da lezione».

Siamo già alla 5ª rimonta, 10 punti buttati al vento.
«E’ un problema che la squadra si trascina da inizio stagione. Stiamo cercando di correggerlo. A Brescia e con l’Ascoli ci siamo riusciti».

Quanto è vicino questo Bari alla sua idea di calcio?
«Occcorre serenità per un calcio più sbarazzino. Ed essere realisti. Quello che è successo al Bari di Mignani è peggio di una retrocessione. Siamo migliorati. Dobbiamo venir fuori con la qualità del gioco».

Tatticamente quali i problemi?
«Stiamo cercando l’abito giusto. Abbiamo interpreti che possono esprimersi in qualsiasi sistema ma dobbiamo trovare soluzioni sul piano propositivo, essere più presenti in area».

Da mental-coach come va?
«E’ già un Bari diverso. Ma siamo ancora all’inizio».

Difesa a 3 e centrocampo a 5, è questa la formula giusta?
«Ma noi davanti giochiano quasi a tre perché Sibilli è un attaccante aggiunto e il centrocampo torna a quattro. I numeri sono numeri, è l’atteggiamento che conta. Quando c’è un calo, come nei 20’ con la Feralpi, diventiamo normali».

Sibilli stellare. Mai segnato tanto in avvio di stagione.
«E’ maturo, responsabile, ha qualità, un destro fatato. Giocando dietro le due punte diventa micidiale dando anche una mano ai centrocampisti».

Tutti aspettavano Aramu e si sono ritrovati Sibilli.
«Hanno avuto una partenza diversa. Aramu ancora non l’abbiamo visto ma spero di averlo presto al massimo perché è un giocatore di qualità. I talenti piacciono ma diventano l’arma in più quando sono accompagnati da un’adeguata condizione fisica e psicologica».

Come sta adesso?
«Si sta allenando con molto impegno, ci tiene a far bene».

Cos’è successo?
«Si è ritrovato in un contesto diverso con tantissime aspettative nei suoi confronti. E’ arrivato un po’ in ritardo di condizione e ciò l’ha penalizzato. Adesso è normale che fatichi a trovare spazio perche stiamo cercando di mettere dentro gente che sta bene».

Edjouma un mistero?
«In mezzo abbiamo tanti giocatori, ho puntato su chi ha giocato in B. E’ un grande professionista. Ci sarà bisogno di tutti».

Perdere Maiello brutto colpo.
«L’ho avuto, so quello che avrebbe potuto dare. Un’assenza pesante anche perché in quel ruolo c’e solo lui».

Acampora si sta adattando.
«E quello che si avvicina di più al ruolo di mediano metodista, gli altri sono portati a lasciare spesso la posizione. Acampora cerca sempre l’equilibrio con le mezze ali, fa il play davanti alla difesa, recupera tanti palloni».

Il play sarà il primo acquisto?
«Ora dobbiamo fare il massimo nelle prossime sei partite».

Un mese verità?
«Un mese che ci permetterà di capire cosa riserverà il torneo».

Venezia severo banco di prova.
«Ci interessa fare i punti, non importa con chi. Sappiammo di incontrare una squadra costruita per vincere, sarà una partita difficile».

Adesso che Bari è?
«Una squadra che ha voglia di crescere, bruciare le tappe nel più breve tempo possibile».

Arrivare in corsa...
«Tre anni fa a gennaio presi l’Empoli terz’ultimo, arrivammo ai playoff. Il lavoro più difficile è sempre nella testa».

Cosa significa fare l’allenatore?
«Per me è vita. E’ il mio mondo il mio ambiente. Ho visto crescere tanti ragazzi, penso a De Zerbi che è diventato un grande allenatore, ma ho avuto la fortuna di allenare Inler, Asamoah, Sanchez, Dossena, D’Agostino, Quagliarella e tanti altri. Tutti vedevano l’Udinese come un modello da imitare. Handanovic arrivò per fare il 12º,dopo 3 gare era titolare».

Cosa sogna per il suo Bari?
«Non sogno mai. Ma vorrei il massimo»


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