Benevento, gli errori di Cannavaro e i limiti strutturali

La 4ª sconfitta nelle ultime 5 gare fatale all’allenatore napoletano e al diesse. Strega per il momento affidata a Gennaro Scarlato
Tullio Calzone
4 min

BENEVENTO - La sconfitta col Venezia è un punto di non ritorno che segna il divorzio clamoroso e doloroso tra il Benevento e il suo staff tecnico: il presidente Oreste Vigorito al termine della partita coi veneti, senza frapporre indugi, ha esonerato il tecnico Fabio Cannavaro e il direttore sportivo Pasquale Foggia, uno di quelli presi maggiormente di mira dalla tifoseria giallorossa. Va via anche Paolo Cannavaro, che ha ricoperto il ruolo di “secondo”. L'avventura dell'ex campione del mondo, la prima in Italia da tecnico dopo le esperienze in Estremo Oriente, finisce in malo modo alla 17ª partita (poi dicono che non bisogna essere superstiziosi...), periodo in cui il Benevento ha conquistato solo 16 punti, frutto di 3 vittorie, 7 pari e 7 ko. 

Scelta sofferta

E' una decisione che il patròn non avrebbe voluto mai prendere, avendo più volte difeso l'operato dei suoi tecnici, ma la sfida col Venezia ha mostrato il volto peggiore della squadra sannita, timida, impacciata, incapace di costruire gioco e di finalizzarlo. Quella della macchinosa fase offensiva è una lacuna che Cannavaro non ha mai nascosto, ma probabilmente avrebbe dovuto chiedere ben altri movimenti al mercato di gennaio, provando a modellare finalmente la squadra secondo i dettami tattici a lui più congeniali. Il tecnico napoletano non ha mai potuto schierare la squadra secondo il suo assetto preferito, il 4-3-3, per la completa assenza di esterni alti. Lui stesso ha spiegato, nell'ambito di un mercato difficilissimo, di aver alla fine accettato di andare avanti col 5-3-2 («un sistema che non mi fa impazzire»), con molti giocatori lontani dai momenti clou (Leverbe, Acampora, Simy, La Gumina, Farias, Improta). Un'avventura neanche fortunata quella dell'ex “Pallone d'oro”, che ha inanellato una serie di partite in cui la Dea bendata gli ha letteralmente voltato le spalle: dalle sconfitte casalinghe con Ternana e Palermo, al pari di Cosenza nel finale, al ko col Genoa nell'incredibile epilogo della sfida di due settimane or sono. Ha combattuto a lungo contro una serie interminabile di infortuni, dovendo spesso inventare delle soluzioni tattiche anche estreme. 

Un altro ex azzurro

Il patròn ha affidato temporaneamente la squadra a Gennaro Scarlato, ex difensore del Napoli, attuale tecnico della Primavera. Vigorito si è messo subito al lavoro per cercare un profilo adatto a condurre il suo Benevento in acque sicure, visto che la classifica in fondo rimane cortissima e può essere aggiustata. La società ha sotto contratto Fabio Caserta, ma oggi quella del tecnico calabrese sembra una soluzione poco praticabile, considerati i malumori della gente che ne provocarono l'esonero. Sugli spalti del “Ciro Vigorito” ieri c'era Daniele Faggiano, ds sampdoriano. Lo stesso dirigente s'è affrettato a dire che era lì solo per una visita di cortesia, ma la curiosità ha ingolosito tanti mass media e, si sa, il regolamento non vieta ai direttori sportivi di cambiare società in corsa. Un eventuale accordo potrebbe favorire l’arrivo di D’Aversa. Un'altra incombenza pesante per il presidente Vigorito, che aveva affidato il Benevento a Pasquale Foggia almeno da 5 anni. Il direttore napoletano era approdato in giallorosso a metà della prima stagione in A (2017/18), assumendo prima il ruolo nel settore giovanile e poi passando alla prima squadra all'arrivo in panchina di De Zerbi. Ora una rivoluzione per la società che si ritrova a partire da zero nell'anno più difficile, quello in cui è chiamata per la prima volta a difendere la categoria.  


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