Saladini, la Reggina e troppi coni d'ombra

Cronaca dell'avventuroso incontro negli studi di Sportitalia con l'ex patron amaranto, sottratto alla contestazione di alcuni fan dall'intervento del direttore Michele Criscitiello. "Io non mollo, il Consiglio di Stato ci darà ragione. In 10 mesi ho immesso 15 milioni nel club, non può finire così"
Xavier Jacobelli
8 min

L'appuntamento con Felice Saladini negli studi milanesi di Sportitalia è fissato per le 23 di mercoledì 16 agosto. L'ex patron della Reggina ha chiesto di intervenire per spiegare come e perché la società, che è stata sua per dieci mesi, oggi sia appesa a un filo. Esclusa dalla Serie B, la Reggina spera di esservi riammessa il 29 agosto dal Consiglio di Stato, davanti al quale pende il ricorso presentato dopo la bocciatura del Tar. Manca un quarto d'ora alla diretta. All'esterno degli studi di Via Belli, l'auto di Saladini viene circondata da alcuni tifosi che contestano l'ìmprenditore, incuranti della presenza a bordo della moglie e dei tre figli piccoli, spaventatissimi. Tempestivo e provvidenziale è l'ìntervento di Michele Criscitiello, direttore di Sportitalia: assieme agli uomini della sicurezza, riporta la calma e permette a Saladini di entrare in studio. Le domande degli ospiti (chi scrive; Claudio Arrigoni, Guido Bagatta, Alessandro De Giuseppe e, in collegamento da Roma, Alfredo Pedullà) si susseguono: Saladini espone le sue ragioni, ma permangono troppi coni d'ombra che non fugano le apprensioni dei tifosi, non placano la loro ira e non soltanto in relazione al verdetto del Consiglio di Stato, previsto per il 29 agosto. Quattordici mesi fa, Saladini salva la Reggina dal fallimento, ingaggia Filippo Inzaghi con un contratto triennale e l'obiettivo dichiarato di riportare la Reggina in Serie A; nomina presidente del club il prefetto Marcello Cardona, eccellente servitore dello Stato, riaccende l'entusiasmo della tifoseria. Dodici mesi dopo, appresa l'intenzione di Saladini di cedere la società, Cardona si dimette. Tredici mesi dopo, Saladini vende a un non meglio identificato fondo inglese che indica come nuovo amministratore l'imprenditore cinematografico Manuele Ilari: l'accordo resterà in vigore se la Reggina rimarrà in B, altrimenti salterà. I tifosi sono furibondi e ne hanno ben donde: esigono di sapere, capire, conoscere. La Reggina appartiene alla storia del calcio italiano e non può finire così. Le cronache di queste settimane sono convulse, fra le sentenze della giustizia sportiva e quella del Tar; le signore della mensa e delle pulizie del centro sportivo Sant'Agata che reclamano il pagamento degli stipendi; le condizioni dello stesso centro sportivo eufemisticamente definite allarmanti, per non dire disastrate; la messa in mora della società decisa dai giocatori; l'orgoglio e la dignità di Inzaghi e di Taibi, con l'allenatore che festeggia i suoi 50 anni assieme ai tifosi e avverte: "Non lascio le cose a metà, tornerò", ma, ovviamente, non poteva continuare a lavorare in queste condizoni e il direttore sportivo che rimane l'unico, ammirevole punto di riferimento di una squadra e di una società ancora ignare del loro destino. E ancora: chi c'è dietro il fondo inglese? Perché il nuovo amministratore non illustra alla città e alla tifoseria quali siano i suoi programmi? Quando verranno pagati gli stipendi non ancora pagati? Che cosa farà Saladin qualora il Consiglio di Stato bocciasse la Reggina? Sapeva Saladini a chi il fondo inglese avrebbe assegnato la Reggina? Ciò che segue è il resoconto integrale delle parole di Saladini a Sportitalia.

"I tifosi hanno ragione"

"La situazione è complessa e deve essere compresa. Ecco perché i tifosi hanno tutte le ragioni del mondo per contestare: si ritrovano in una storia che riguarda una città, un territorio, non soltanto una squadra di calcio. Io ho fatto tutto ciò che si doveva fare. Trovarsi a rivolgersi al Consiglio di Stato è una cosa incomprensibile. Ci sono tantissimi che ci sostengono, che sostengono la Reggina, che conoscono la verità dei fatti e che conoscono le leggi dello Stato. Meno di un anno fa, la Reggina era fallita. Io ho salvato la società, che è stata iscritta, con 20 milioni di debiti. Perché l'ho fatto? Perché sono un calabrese, che vuole fare bene per quella regione lì. Anzichè stare a scrivere sui social, volevo farlo e l'ho fatto. In 10 mesi ho messo 15 milioni in questa società".

"Grazie, Cardona"

"Devo solo dire grazie all'ex presidente Cardona. Non credo ai miracoli, ma alle leggi dello Stato sì, in una sentenza emessa da un tribunale dello Stato Italiano. Ho sottoscritto un accordo con un fondo inglese che poi ha segnalato il dottor Ilari come beneficiario. Il fondo ci ha detto: 'Investiamo nella Reggina'. Abbiamo chiuso l'accordo il 5 luglio scorso. Il fondo attualmente c'è e, se il 29 avremo avuto ragione, la platea degli investitori si allargherà. I dipendenti li paga la Reggina, oggi la società ha un socio ed un amministratore. Io sono sempre quello che ha convinto Inzaghi a venire a Reggio Calabria. E lo ringrazio per i risultati che ha ottenuto sul campo, raggiungendo i playoff".

"Iscritti con 20 milioni di debiti"

"I 757 mila euro da versare il 20 giugno? In quella data io ho pagato 5 milioni 400 mila euro. Una legge dello Stato ha consentito alla Reggina di fare una ristrutturazione. Il TAR ci ha detto, nei suoi comunicati, che le società sportive possono rateizzare i loro debiti. Noi abbiamo una sentenza di omologa della ristrutturazione del debito delle gestioni precedenti, datata 12 giugno 2023: ci ha assegnato una nuova scadenza per onorare gli impegni, consentendoci di rateizzare il pagamento. Al Consiglio di Stato, andrò più fiducioso di prima. L'anno scorso, la Reggina, pur con 20 milioni di debito è stata iscritta al campionato. Ora la Reggina, con zero debiti, non viene fatta iscrivere al campionato. Ad un certo punto mi sono sentito un parafulmine. Il Consiglio di Stato mi darà ragione, perché ho rispettato una legge dello Stato".

"Gente incazzata? Ci sta"

"Ci sta che la gente reggina sia incazzata. Mi aspettavo che questo sistema potesse premiare un imprenditore italiano che ha investito nel suo Paese. Ho molto rispetto sia di Gravina sia di Balata. Ma si poteva sfruttare meglio il coraggio di un imprenditore che ha voluto investire nella sua terra e nel calcio. Io sono ancora protagonista della difesa della Reggina. Non mi sento al capezzale di nessuno. Sono ancora qui. Potevo fare sicuramente meglio e di più. Il motivo per cui ho venduto? Sono stato messo in un angolo da questo sistema. L'unica cosa che potevo fare era vendere la società. Sono un tifoso della Reggina, il primo tifoso della Reggina e oggi non posso essere contento. Ma sono ancora qua e non mollo. Essendo un imprenditore, sono ottimista per natura. Se, nel futuro, servirà ancora una mano, io sarò sempre disponibile. Ho sempre fatto il bene della mia terra".


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