"Superlega? Non sarà rivoluzione, ecco perché": la spiegazione dell'esperto

Il parere dell'avvocato Scarfone: "Che equilibrio sia economico che sportivo potrà mai ottenersi se chi ha già di più vorrà sempre di più?"
Giorgio Marota
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"Nessun giurista può sorprendersi più di tanto per questa decisione cosi attesa". A dichiararlo è Salvatore Scarfone, avvocato ed esperto di diritto sportivo, commentando la sentenza di questa mattina della Corte di Giustizia dell'Unione Europea sul caso Superlega. "Credo che non si sorprendano neanche i vertici stessi di Fifa e Uefa che sono rimasti aggrappati a una speranza più che a convinzioni giuridiche. La loro speranza era quella che la Corte valorizzasse al meglio il principio di specificità dello sport riconosciuto dalla stessa comunità europea e consacrato nel trattato di Lisbona".

Superlega, il commento dell'avvocato Scarfone

E invece nulla di tutto questo è accaduto, "tanto da chiederci, a questo punto, che significato giuridico possa ancora rimanere di tale principio" spiega Scarfone. Che aggiunge: "Poco o niente di tutta l’impalcatura che fino a oggi è stata creata a livello europeo e mondiale nel mondo del calcio (e perché no, anche nazionale vista la diretta conseguenza anche su di esso secondo l’ordine piramidale attualmente esistente) è riuscita a passare il vaglio della Corte". Nella sentenza, si legge: “Non c’è una cornice legale che garantisca trasparenza, oggettività, mancanza di discriminazione e proporzionalità da parte di Fifa e Uefa". E ancora: “Le regole di Fifa e Uefa che impongono la propria approvazione allo sviluppo di nuove competizioni tra club, come per esempio la Superlega, proibendo a squadre e giocatori di parteciparvi, sono illegali”.

"La sentenza della Corte Ue non parla della bontà della Superlega"

"Parole dure, impietose, senza appello a testimonianza di una bocciatura totale in linea con tutte le altre decisioni sul Mondo dello Sport - argomenta l'esperto - di cui è stata investita la Corte nel corso degli anni dai tempi di Bosman fino a quella di qualche giorno fa sull’illegittimità del limite minimo di calciatori cresciuti nei vivai da inserire nelle liste Uefa. Ma tutto questo, che sembrerebbe segnare la fine dell’attuale Sistema piramidale su cui si basa l’organizzazione sportiva mondiale, a mio parere non porterà ad una rivoluzione epocale per tutta una serie di motivi oltre che di ordine economico anche pragmatico". Ecco quali. "La sentenza non dice nulla in merito alla bontà o meno dello schema Superlega - prosegue Scarfone - Inoltre per organizzare e gestire competizioni alternative occorre fondare un sistema equilibrato e compatibile che richiede moltissimo tempo. Già solo questo basterebbe per far comprendere che la sentenza avrà i suoi effetti soltanto su un diverso assetto tra le parti nella ripartizione del potere contrattuale sia nella creazione dei format che, soprattutto, nella distribuzione dei proventi. Tutto questo è stato determinato proprio da quei club, i più ricchi e potenti, che fino ad oggi avevano più beneficiato dell’apparato organizzativo e regolamentare esistente ma che evidentemente non era mai stato ritenuto sufficientemente soddisfacente. Che equilibrio sia economico che sportivo potrà mai ottenersi se chi ha già di più vorrà sempre di più? Che fine faranno i campionati nazionali?".


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