eSports, parte la Serie A virtuale che piace ai giovani

È tempo di entrare in un’altra dimensione: nel calcio giocato alla playstation, ecco chi potrebbe essere il nuovo Cristiano Ronaldo
eSports, parte la Serie A virtuale che piace ai giovani
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Il calcio è di tutti. È dei bambini che giocavano in strada utilizzando le bottiglie per creare i pali delle porte, è degli amici al bar che discutevano quando uno di loro "rullava" al biliardino, è di chi ha riprodotto schemi e tattiche nel subbuteo sentendosi allenatore per un giorno. Il calcio è anche dei ragazzi di oggi che fanno magie con il joystick e vincono la Champions League alla playstation.

Il primo scudetto

Il pallone è un'esperienza socio-culturale in costante evoluzione. E chissà che il nuovo CR7, a questo punto, non possa essere un liceale, uno studente universitario o magari già un ingegnere informatico come tanti fenomeni della console. Sono i maestri degli eSports, gli sport elettronici, e rappresentano un movimento in costante crescita. La nuova eSerie A Tim parte oggi a Milano, in presenza negli studi della Infront, con la prima stagione ufficiale dopo quella lanciata e poi interrotta a causa del Covid-19. Diciassette team al via per ogni competizione, una su Fifa e l’altra su Pes, come vi spieghiamo nel dettaglio qui. Da qui a maggio ci si gioca uno scudetto virtuale ambitissimo: potremmo definirlo il "tricolore della Generazione Z". 

eSports, salvezza durante il lockdown

Le società di calcio hanno capito ormai da qualche anno l’importanza di investire soldi e competenze specifiche sui videogames. Una fetta di mercato ancora vergine che potrà garantire importanti profitti ai club, sempre più ingabbiati nella crisi economica, oltre che nuove opportunità di fan engagement per raggiungere giovani tifosi. Durante la pandemia gli eSports sono stati un modo per collegarsi con il mondo fuori dalla propria abitazione, finendo per capovolgere la percezione generale e i pregiudizi: da "piaga giovanile" sono diventati "àncora di salvezza". I giochi elettronici hanno assunto quasi una funzione terapeutica per molti ragazzi costretti al taglio netto delle relazioni sociali: c’è chi li ha resi l’hobby preferito, chi ha usato la playstation per esorcizzare disturbi d’ansia e paure e chi, grazie alle “partitelle” online, è rimasto in contatto con gli amici e ha persino migliorato la concentrazione per lo smart working e lo studio. 

Gli eSports in Italia

Nel nostro Paese oggi ci sono 6 milioni di appassionati, circa un italiano su dieci secondo la ricerca dell'Osservatorio Italiano Esport (effettuata da YouGov). Sono principalmente uomini (62%), con un livello di istruzione medio-alto e di età compresa tra i 21 e i 30 anni (44%). La tesi portata avanti negli anni per demonizzare i videogiochi oggi è fortemente in discussione: studi dimostrano che gli eSports favoriscono il lavoro in gruppo, sono inclusivi, aumentano le competenze informatiche del player e la sua capacità di risolvere i problemi pure nella vita reale. È stimato che nel mondo vi siano più di 600 milioni di appassionati, con i "pro" che arrivano a guadagnare dagli 80 mila ai 120 mila dollari annui e con un giro d'affari complessivo di oltre 2 miliardi.  

Chi sono i campioni italiani

Anche i calciatori si stanno avvicinando a questo mondo: gli ex giallorossi De Rossi e Florenzi, ad esempio, possiedono le quote dei Mkers, società che ha attivato una collaborazione proprio con l'As Roma. Esistono giochi di strategia e di ruolo, giochi multiplayer, giochi di carte e, appunto, giochi propriamente sportivi. Il calcio guida quest'ultima sezione, dividendo gli appassionati tra Fifa e Pes. La Nazionale italiana è campione d'Europa in carica di Pro Evolution Soccer grazie al successo dello scorso maggio - finale contro la Serbia vinta 3-1 - del quartetto Rosario "Npk_02" Accurso, Nicola "nicaldan" Lillo, Carmine "Naples17x" Liuzzi e Alfonso "AlonsoGrayfox" Mereu.


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