Rimane a continua emergenza di un Mondiale in stato confusionale. Perché se il pesce puzza dalla testa, la Formula 1 tradisce dalla coda il suo fragile stato di conservazione. La coda è quella, interminabile, delle polemiche seguite alla penalizzazione di una Red Bull rea di aver sforato il famigerato budget cap. Che in combinazione con una FIA maldestra, incapace di far fronte a improvvide fughe di notizie, ha tolto il sigillo ai malumori che da tempo si gonfiano sotto la superficie. Con il risultato di condannare ai box le monoposto per mettere in pista i regolamenti e sostituire gli ingegneri con i commercialisti. Per rendere discutibile ogni risultato fino a svalutare il coraggio e il talento con cui i piloti affrontano il pericolo. Insostituibile motore di passione che le telecronache si ostinano ad annacquare a forza di battute di spirito. Una mancanza di rispetto che finisce per spianare la strada a un processo di demolizione volto a trasformare la F.1 degli eroi, cervelli indisciplinati per loro natura, in un innocuo e ubbidiente videogioco.