Tennis, Cané: "Questa Italia può vincere subito"

Oggi la sfida di Coppa Davis con la Svezia battuta 32 anni fa da Paolo: "Gli azzurri hanno qualità diverse ma complementari. Decisivo sarà il doppio Fognini/Bolelli"
Tennis, Cané: "Questa Italia può vincere subito"
Lorenzo Ercoli
5 min

«Volandri sta guidando un gruppo unito, che si rispetta e si stimola a vicenda. I nostri ragazzi hanno qualità diverse ma complementari che formano una squadra completa: per me possiamo ambire già quest’anno all’insalatiera». Non ha dubbi Paolo Canè, ex numero 26 ATP e Davisman azzurro, che sta seguendo le gesta della Nazionale in veste di commentatore per la Rai. Le vittorie su Croazia ed Argentina hanno permesso all’Italia di ipotecare l’accesso alla fase conclusiva della Coppa Davis, in programma a Malaga dal 22 al 27 novembre. La trionfale campagna nel girone casalingo di Bologna si chiuderà contro la Svezia, sfida dal significato speciale per Cané. Fu infatti trentadue anni fa contro la nazionale scandinava che “L’uomo delle imprese” firmò uno dei suoi successi più belli. Singolare decisivo contro Wilander: alla stretta di mano il punteggio di 6-4 3-6 4-6 7-5 7-5 mandò in estasi il pubblico di Cagliari.

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Canè, quella vittoria su Wilander è stata la più bella della sua carriera?
«Quel trionfo per 3-2 contro la Svezia non è un ricordo bellissimo solo per me. Questa settimana siamo tutti a Bologna, il capitano Adriano Panatta sta lavorando con me al commento. Poi mentre parlo sono qui con Omar Camporese e per chiudere è presente anche Diego Nargiso. Sicuramente il match con Mats è il mio ricordo più bello in Coppa Davis. Il pubblico di Cagliari mi diede una spinta incredibile nella vittoria che sancì il nostro passaggio del turno».

La nuova Davis ha perso molto sul fattore pubblico. Noi però abbiamo la fortuna di giocare il girone in casa: che impressione le ha fatto il tifo della sua Bologna?
«È una Davis diversa, ma qui a Bologna c’è stata grande risposta come affluenza ed apporto del tifo. Naturalmente non è la stessa tifoseria che magari trovavi nei weekend di trent’anni fa, quando ad ogni punto era una bolgia. Qui c’è un gruppo con i tamburi che poi si trascina dietro il resto del pubblico. In generale però Bologna ha risposto bene».

L’Italia ha passato il turno. Qual è il suo giudizio?
«Grazie al cielo la Nazionale si è finalmente presentata al completo, per la prima volta nella gestione di Volandri. Possiamo fare grandi cose e dico addirittura che quest’anno l’Italia può provare a vincere. Vedo una squadra giovane, affiatata e piena d’energia che mi piace molto. Questa settimana non ci sono state partite bellissime, ma per esempio Sinner è uscito bene mentalmente da un secondo set dove, anche per merito di un avversario come Cerundolo, non aveva giocato bene. Bravo Musetti all’esordio, Berrettini ha vinto i suoi singolari, e poi benissimo il doppio Fognini/Bolelli. La prima sera hanno vinto contro gli ex numeri uno Mektic e Pavic. Con il gruppo al completo abbiamo un doppio affiatato che gioca molto bene e che può ambire ad un posto alle Nitto ATP Finals di Torino».

Il che è fondamentale, considerando il peso specifico del doppio nel nuovo format. Concorda?
«Il doppio è abbandonato dai singolaristi, è una disciplina a parte ormai. Potenzialmente ogni incontro incide al 33,3%, ma sull’1-1, a differenza del passato, è il doppio a decidere; come abbiamo scoperto l’anno scorso a nostre spese contro la Croazia, quando eravamo orfani di Bolelli. E’ però anche vero che con due singolaristi forti puoi subito chiudere i conti sul 2-0».

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Volandri che capitano le sembra?
«Non ha un ruolo facile, ma sa confrontarsi bene con la squadra e questo gli permette di gestire al meglio i suoi giocatori, cosa importante con questa formula. Dietro di lui ha poi anche i coach dei singoli atleti che possono aiutarlo a prendere decisioni conoscendo la forma precisa di ognuno di loro. Lo abbiamo già visto con l’alternanza Musetti-Sinner».

Decisivo a Bratislava, Musetti non ha tentennato contro Gojo. Crede che possa essere un uomo Davis?
«Musetti gioca bene e crescerà sempre di più, ma già adesso è evidente la grande attitudine ad esaltarsi quando ha una squadra alle spalle. In Davis non esistono riserve ed in questa Italia men che mai».

Chi ha giocato la vecchia Davis spesso critica le novità del nuovo format: non si salva proprio niente?
«Rispetto all’anno scorso hanno fatto la scelta giusta di far disputare un incontro al giorno per girone invece che due; nel 2021 a Torino finivamo ad orari improponibili per il pubblico. Rispetto alla prima versione del nuovo format hanno migliorato questo. Però in generale non la chiamerei più Coppa Davis, ma Campionato del Mondo per nazionali. Inoltre hanno sbagliato le date, perché giocare dopo gli US Open è uno scotto per chi a New York è andato avanti».


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