Berrettini, la frase shock sul ritiro e la rivelazione: "Ho un solo amico"

Le parole del tennista romano, numero 40 del ranking, sui momenti più duri della sua carriera: "Ho conosciuto il buio e sembrava non avere fine"
Berrettini, la frase shock sul ritiro e la rivelazione: "Ho un solo amico"© EPA
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"Io sul campo da tennis non ho segreti". Si apre così l'intervista di Matteo Berrettini al Corriere della Sera. L'azzurro, che sarà protagonista al Masters 1000 di Toronto, si è confessato parlando dei momenti più duri della sua carriera e anche dell'unica amicizia in campo.

Berrettini: "Non voglio mollare"

"Il mio corpo e il mio cervello non hanno più segreti - le parole di Berrettini attualmente numero 40 del ranking -. Nel tennis, nella solitudine di quello sport che pure è sotto gli occhi di tutti, mi sento come un entomologo di me stesso. Il tennis è uno specchio impietoso, ti guarda dentro. E ho capito una cosa fondamentale: per eccellere, in questo sport, devi in primo luogo riconoscerti. Il tennis ti insegna a perdere. Anche i migliori, anche nelle migliori stagioni, devono bere il calice della sconfitta. Io odio perdere, ma ho sempre usato la sconfitta per migliorarmi. Anche nella sconfitta, mai mollare. Ho lavorato troppo, ho faticato giornate intere e non ho il diritto di regalare un punto o di arrendermi. La rinuncia a combattere, l’inerzia negativa è l’unica sconfitta che non sopporto, non riesco a perdonarmi. Io non voglio mollare mai".

Berrettini, la frase shock sul ritiro

Poi sui tanti infortuni che hanno condizionato la sua carriera negli ultimi mesi: "Non poter competere in appuntamenti importanti mi ha fatto conoscere il buio. E il buio sembra non avere fine, sembra ti inghiotta perché invece di stare fermo e rifiatare, ti scavi da solo un abisso. Sono stati momenti brutti, che non mi sono piaciuti. Ma sono stati fondamentali per farmi ritrovare le ragioni della gioia di fare quello che ho iniziato da bambino e che ha occupato tutta la mia vita. Ho ripensato alle origini per ritrovarmi. Il buio mi ha dato lo spazio per farlo. Ho mai pensato di smettere? Tante volte, credimi. Nel 2020 ho avuto un’annata complicata e ricordo di aver fatto il pensiero, che mi aiutava a dormire, di prendere il passaporto, non dire nulla ad anima viva e fuggire dove nessuno avrebbe potuto trovarmi. Mi è capitato di pensarci, nei giorni bui. Pensavo ma perché devo subire tutta questa pressione, il senso di colpa per il mio corpo ferito. La vita è una, non ha repliche. Ma poi il tempo, il confronto con gli altri mi hanno fatto capire che io sono felice solo se scendo in campo e respiro quell’atmosfera".

Berrettini, il suo amico nel tennis

Infine sulla sua unica amicizia nel circuito: "È Lorenzo Sonego, l’unico con cui abbia un rapporto che supera il campo. Siamo coetanei, abbiamo fatto lo stesso percorso e ci stimiamo. Quando mi ha battuto seccamente a Stoccarda, il giorno in cui tornavo a giocare, alla fine non ha esultato. Io ero completamente fuori di me e lui mi ha detto “Mi dispiace”. Significava “Mi dispiace vederti così”. Quando poi ho vinto io, a Wimbledon, lui a fine partita mi ha abbracciato, mi voleva dire che con me desiderava sempre giocare così, da pari a pari. Quel tipo di sensibilità non è diffusa. Nel tennis. Ma non solo".


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