Coppa Davis, tra Sinner e Djokovic non finisce più: tutti i retroscena

La sfida più attesa, la loro terza negli ultimi 11 giorni, è quella tra Jannik e Nole: in palio la finale dell'Insalatiera
Davide Palliggiano
5 min

MALAGA - La “bella” si fa in Spagna, ha un sapore diverso rispetto alle prime due, ma conta tantissimo anche questa. Conta perché l’Italia e la Serbia sono a caccia della loro seconda Coppa Davis e quella di oggi, che in realtà è una semifinale, ha il sapore invece di essere una finale a tutti gli effetti perché di fronte, per la terza volta nel giro di 11 giorni, si ritrovano il n. 1 del mondo, Novak Djokovic, e il numero 4, Jannik Sinner. Scendono in campo nel secondo singolare, subito dopo la sfida tra i numeri 2. S’erano visti a Torino, nelle Atp Finals, nel 2° match del girone e aveva vinto l’italiano. S’erano ritrovati in finale, pochi giorni dopo, e ha avuto la meglio il serbo. Ora giocano per il loro Paese, per regalare una gioia che all’Italia manca dal ’76 e alla Serbia dal 2010. Ci teniamo noi, ci tengono loro, tanto che per scaramanzia hanno richiamato in squadra - e solo per l’occasione - il capo ufficio stampa di 13 anni fa. Non si sa mai. 

Coppa Davis, c'è il sold out

Sinner l’aveva detto, prima che si conoscesse il nome dell’altra semifinalista: «Mi piacerebbe giocare con Djokovic, più che altro per una questione di crescita personale». Unico attimo in cui Jannik ha accantonato il concetto di squadra, che probabilmente sarebbe stata più contenta di affrontare la Gran Bretagna. «Con Jannik sarà un’altra bellissima sfida - aveva ammesso Nole -. Stavolta le condizioni sono diverse e può darsi che una mia o una sua vittoria non basti per arrivare in finale». Formula diversa, sensazioni diverse, superfici simili, ma non uguali. Il cemento indoor di Malaga è più lento, rispetto a quello di Torino, ma l’ambiente sarà bello caldo. Anche qui, oggi, ci sarà il tutto esaurito. Ieri erano rimasti in vendita meno di 100 biglietti. Chi li aveva comprati tempo fa, a scatola chiusa, si ritrova in mano un tesoretto, vada come vada. Manuel e Paolo sono arrivati da Gambolò, in provincia di Pavia, hanno comprato un anno fa il pacchetto per tutto il weekend pagandolo 220 euro. «E ora, mal che vada, vedremo almeno due volte uno tra Sinner e Djokovic» raccontano. Sui siti di secondary ticketing, il prezzo minimo per un biglietto nell’anello più alto dell’arena da 11.300 posti era arrivato a 300 euro. La maggior parte, saranno italiani e spagnoli, che tutto sommato simpatizzeranno per gli azzurri. La loro speranza è che Djokovic cada in Davis, cosa che non gli capita dal 2011, dal ritiro per infortunio contro l’argentino Del Potro. Sul campo non perde dal 2009, contro Nadal. Era un altro Rafa e soprattutto un altro Djokovic, un’altra epoca, nella quale ha maturato 21 successi consecutivi in Davis. Nole è cresciuto, è diventato il migliore al mondo, alza la voce e tremano tutti. Giovedì sera, per esempio, si è lamentato di essere stato intercettato per un controllo antidoping da un ispettore della WADA prima della partita contro la Gran Bretagna. «In 20 e più anni di carriera non mi è mai capitato di dovermi sottoporre a un controllo un’ora e mezza prima di una partita. Ho la mia routine, non ho bisogno di una tale distrazione, di farmi prelevare l’urina e il sangue». Poi si è calmato e ha riportato il discorso su Sinner: «Jannik sta giocando il miglior tennis della sua vita. Sfidarlo mi motiva, la pressione mi motiva. Una partita così mi costringe a entrare in modalità lockdown: devo provare a far venir fuori il meglio di me. Giocare per il mio Paese mi aiuta». Giocare contro Sinner, per la terza volta in 11 giorni, aiuta ancor di più. 


© RIPRODUZIONE RISERVATA