Cobolli si allena con Alcaraz, il papà svela i segreti

Parla Stefano, padre e allenatore del tennista azzurro che ieri ha ribaltato il Top 40 Tabilo: "Mio figlio non deve sentirsi in gabbia"
Cobolli si allena con Alcaraz, il papà svela i segreti© LaPresse
Alessandro Nizegorodcew 
5 min

«Flavio ha acquisito consapevolezza. Non mi sorprendono i risultati, perché conosco le sue qualità tennistiche, bensì l’atteggiamento. È maturato molto come uomo e ciò si nota sia in partita che in allenamento». Stefano Cobolli parla così di suo figlio (e allievo) Flavio, che nel Masters 1000 di Madrid ha superato un duro esordio contro il forte cileno Alejandro Tabilo. Cobolli junior ha rimontato un set di svantaggio al Top 40 sudamericano, chiudendo 5-7 6-4 6-4 in 2h05’. «Ci sono stati due momenti di svolta: il primo alle NextGen Finals di fine 2023 - racconta papà Stefano, che da giocatore ha raggiunto il n.236 del mondo - quando la sua mente ha fatto il primo “clic” di crescita; il secondo agli Australian Open: era rimasto fuori di un posto dal tabellone principale ed è stato costretto a giocare le qualificazioni. È riuscito a superarle raggiungendo poi il terzo turno». 

A Madrid ha battuto Tabilo e si appresta ad affrontare Nicolas Jarry, che Flavio ha sconfitto in cinque set proprio a Melbourne. 

«È alto, serve bene, mette in campo grande energia. È difficile da affrontare, ma ha punti deboli. In Australia Flavio vinse una partita incredibile, che speriamo possa ripetere grazie alla fiducia acquisita». 

Le condizioni a Madrid sono particolari, molto rapide. Come si sta trovando Flavio? 

«In altura ha spesso giocato buone partite. Qui siamo a 600 metri sul mare, le condizioni sono abbastanza veloci, ma non tali da non poter impostare lo scambio. Si sta adattando molto bene». 

Facciamo un passo indietro. Com’è andata la preparazione invernale? 

«Abbiamo lavorato molto sul servizio e sul gioco di volo. La battuta è migliorata, ma è ancora un po’ altalenante, c’è un po’ di confusione. In alcune partite è molto efficace, in altre meno. È un colpo che stiamo ancora costruendo. A rete sta crescendo, ma questo tipo di lavoro tecnico va sviluppato negli anni, serve pazienza. Ho insistito anche sulla sensibilità, sul migliorare la “mano”, in fase di attacco e di difesa». 

Allenandovi anche con Carlos Alcaraz. 

«Le due settimane alla Ferrero Tennis Academy sono state importantissime. Sia per gli allenamenti di elevata intensità con Alcaraz, sia per la crescita mentale di Flavio: avrebbe potuto passare un paio di settimane a Roma, a casa, e invece ha scelto di partire per una preparazione di alto livello all’estero. È uno dei segni della sua nuova maturità» 

Tsitsipas, Shelton, Zverev. In Italia Cobolli, Vavassori, Darderi. Quali sono i pro e i contro di allenare il proprio figlio? 

«Il rapporto padre-figlio, nel tennis, non è semplice; ci sono sempre tanti dubbi e dettagli da migliorare. Quanto a me e Flavio credo che la base sia avergli fatto capire che non esisto solo io. Mio figlio sa che - glielo ho ripetuto molto volte - deve avere la tranquillità di decidere di assumere un altro allenatore. Se non andrò più bene per lui, sarà giusto cambiare. A oggi, per Flavio, sono il miglior allenatore possibile, e ciò mi fa piacere. Possiamo e dobbiamo migliorare nel rapporto, ci stiamo impegnando entrambi». 

E i pro? 

«È un rapporto speciale, che altri non possono vivere o capire sino in fondo».  

Il Foro Italico si sta avvicinando. Da romani, lo avete sempre vissuto in maniera molto intensa. 

«È un torneo che Flavio sente tantissimo, così come tutta la famiglia (Stefano nel 1995 superò a Roma il tedesco Steeb, ex n.14 ATP; ndr). Quest’anno giocherà gli Internazionali per la quinta volta e credo che sia ormai in grado di gestire la tensione. A volte si può venire schiacciati dal peso del Foro Italico, ma penso che saprà utilizzare il calore del pubblico in proprio favore. A Roma può succedere di tutto, ma mi piacerebbe rivivere la emozioni che Flavio ci ha regalato lo scorso anno, quando ha superato le qualificazioni». 

 


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