MOLFETTA (BARI)- E' un giorno triste per la pallavolo pugliese e per tutto il movimento del volley italiano. Molfetta non sarà al via del prossimo campionato di Superlega. Lo ha annunciato oggi in una lettera aperta agli appassionati tifosi del club il presidente Antonio Antonaci. Alla base della dolorosa decisione motivi di carettere ecomomico e logistico. Alla società è venuto meno il main sponsor, e quindi la possibilità di attuare una programmazione a lunga scadenza sotto il profilo tecnico. Rimane insoluta inoltre la questione legata alla capienza del PalaPoli, che non raggiunge i 3000 posti rischiesti dalla Lega. L'eventualità di dover emigrare altrove è stato l'ulteriore deterrente per la dirigenza molfettese che ha definitivamente alzato bandiera bianca.
Questa la nota diffusa dal presidente Antonaci.
« Cari tifosi, cari appassionati,
di solito maggio era per tutti noi mese di grandi sogni, di trattative avviate, nelle più o meno segrete stanze. Pianificavamo il mercato, il direttore sportivo sondava la disponibilità di giocatori di ogni dove, prima di sferrare l’attacco giusto e di lanciare la sua scommessa sempre vincente, nel rispetto della consueta parsimonia che ha contraddistinto la nostra politica gestionale.
Oggi, 22 maggio, ci troviamo a comunicare una notizia che di certo non farà piacere ai tifosi, ma di cui forniremo le motivazioni. Pur avendone diritto, per aver sempre rispettato ogni obbligo contrattuale e regolamentare, la Pallavolo Molfetta non si iscriverà alla prossima Superlega. Una decisione senz’altro pesante, ma figlia di valutazioni razionali, che svariano dall’aspetto economico a quello logistico. Una decisione sofferta, ma che non ha il senso di un macigno lanciato contro la passione di tutti voi e tutti noi, ma che si spera possa essere “solo” un momento di una storia che continua.
I motivi
Fondamentalmente i motivi sono due: l’assenza di un main sponsor interessato ad investire, per promuovere il proprio brand, con mezzi finanziari adeguati al mercato della SuperLega, e il numero limitato di posti a sedere del PalaPoli. Sono due fattori che analizzeremo con calma e lucidità, nella speranza di fornire uno specchietto chiaro della situazione attuale.
Partiamo dalla questione sponsor principale. In questi anni Molfetta ha vissuto grazie soprattutto alle sponsorizzazioni di aziende, molfettesi ma non solo. Soprattutto con il main sponsor abbiamo sempre provato ad aprire un canale privilegiato, ad associarlo a una storia e a un presente che vedeva Molfetta spesso e volentieri sulle pagine dei giornali e tv nazionali, quando non mondiali. Ma non ci è mai stata data la possibilità di ottenere contratti di sponsorizzazione pluriennali per pianificare una programmazione nel medio periodo, né di ottenere un sostegno economico in linea con i benchmark della SuperLega, che ci avrebbe consentito di “costruire sogni certi”. Ci siamo sempre dignitosamente e orgogliosamente occupati della squadra e della società come se fosse una nostra figlia. Abbiamo fatto sacrifici e ce l’abbiamo messa tutta. E con orgoglio diciamo che ce l’abbiamo sempre fatta a testa altissima. Ma ci è mancata la figura di un imprenditore-presidente alle nostre spalle. Le grandi realtà del volley italiano hanno in questo una chiave importante: un uomo in grado di sostenere anche economicamente il progetto. Noi siamo un gruppo di manager, appassionati e con competenze professionali, ma non imprenditori. Abbiamo provato con grandi sponsor, che però hanno fatto e fanno le loro valutazioni. E queste valutazioni evidentemente sono diverse dalle nostre, da quelle che riteniamo indispensabili per un progetto solido in Superlega. In Superlega, se non trovi un main sponsor in grado di sostenere una parte importante del budget annuale, è dura proseguire troppo a lungo. Senza dimenticare che la storia insegna che, quand’anche questi sponsor ci siano (vedi Cuneo, Montichiari, e prima ancora Treviso e Parma), il rischio che il giocattolo abbia difficoltà è dietro l’angolo. È successo ai big, poteva accadere purtroppo anche alla “piccola” Molfetta.
Questione palazzetto. Oltre tre anni fa è stato sottoscritto il regolamento di Lega che imponeva, a partire dalla stagione 2017/18, di avere una “casa” di 3mila posti. Lo sapete, non abbiamo una capienza del genere. I nostri numeri, dopo l’ampliamento della struttura, parlano di 1682 spettatori, più 60 atleti. A certificarlo è stata la commissione comunale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, che in marzo ha effettuato un accurato sopralluogo. Sono numeri non sufficienti per la Lega, con la quale i rapporti sono comunque ottimi e franchi. Il PalaPoli, il PalaBolgia, nostro mitico fattore aggiunto oggi non rispetta i parametri che la Lega ci impone e che noi conosciamo bene. Dovremmo andare fuori per disputare il campionato, individuare una realtà alternativa. Inutile negare che ci abbiamo pensato e che ci penseremmo. Se le strade del nostro club e della Superlega, come speriamo, dovessero in qualche modo reincrontrarsi, magari in sinergia con altri club del nostro territorio per realizzare una pallavolo sostenibile, l’ipotesi di trasferirci altrove potrebbe essere presa in considerazione. Sarà il tempo, eventualmente, a dirlo.
La nostra storia
Potremmo raccontare una storia che affonda le radici negli anni Sessanta, quando un gruppo di “patiti” di pallavolo, tra cui l’amatissimo Nicola Solimini, costruì le fondamenta del nostro progetto. Ma negli occhi e nella mente abbiamo soprattutto gli ultimi anni: due di A2, quattro di Superlega, sempre all’insegna di professionalità e passione. Professionalità perché abbiamo dimostrato di costruire squadre competitive, con giocatori di valore internazionale, esplorando i campionati di ogni parte del mondo, con la massima attenzione a contenere i costi. In questo ci piace applaudire il nostro direttore sportivo: Ninni De Nicolo è letteralmente un grande. Difficile trovare persone competenti e fedeli come lui. Passione perché è stato il nostro motore, sin dal primo giorno. Non ci vergogniamo a dirlo: Molfetta è vissuta anche di volontariato, di consulenti/professionisti rinomati che hanno operato a titolo gratuito, di uffici e strutture che hanno accettato di darci un supporto solo perché innamorate del nostro sport e del nostro progetto.
La storia, dicevamo. Era il maggio 2013 quando Van Dijk mise a terra il pallone del 29-27 che sancì la vittoria contro Padova e la storica promozione in Superlega. Era il coronamento, quello, di un biennio vissuto a mille all’ora. Avevamo sfiorato la promozione anche la stagione prima, con Botti capitano e Uchikov a giganteggiare. Eravamo arrivati a un passo dalla storia, e per questo ci ritenevamo pronti a spiccare il salto. Quel 3-1 contro Padova, con J.M.Cichello grande guida, resterà per sempre un ricordo indelebile. Anche se poi abbiamo vissuto altri grandi momenti, e grandi giocatori.
Partiamo da Giulio Sabbi, che l’anno successivo, il primo tra i grandi, accettò la nostra corte. Fu un anno di ambientamento, quello, ma comunque ci togliemmo belle soddisfazioni. Sabbi fu tra i cannonieri più costanti del campionato, i suoi 42 punti messi a segno contro Verona, in quella fantastica vittoria al tie-break, sono tutt’ora record di punti imbattuto in una sola partita.
Proseguiamo con la carrellata di grandi momenti, con i primi playoff della nostra storia, arrivati l’anno successivo. Ottavi in regular season, vincenti contro squadroni come Macerata e Trento, al termine di tie-break indimenticabili, e capaci di mettere in difficoltà Trento nei quarti di finale dei playoff. Era l’anno di Hierrezuelo, lo stregone di cui Molfetta si è innamorata, Torres, opposto portoricano dal sorriso gentile, e Candellaro, che oggi s’impone a Civitanova. C’era, come sempre, capitan Del Vecchio, l’uomo di ogni stagione: della B1, della A2, della Superlega. Impossibile non citarlo.
Il terzo anno di Superlega è stato ancora più bello. Sempre con Hierrezuelo in regia. E con lui un altro cubano, Hernandez. Una diagonale da sogno, palleggiatore ed opposto vicecampioni del modo con la maglia della propria Nazionale. Un vero colpo di mercato, quello della “dinamite”. Hierrezuelo ed Hernandez avrebbero fatto letteralmente sognare Molfetta, diventando i simboli di un gruppo che ha battuto Perugia e costretto Trento alla gara-5 dei quarti di finale playoff Scudetto. E lì, a Trento, ce la siamo giocati eccome, vincendo il primo set e tentando un’impresa che sarebbe stata clamorosa. Contro Trento, a dire il vero, avevamo già vinto due volte quell’anno, tra regular season e coppa Italia. Lo diciamo con orgoglio: siamo stati bestia nera di una squadra di campionissimi.
Altro anno, altri sogni. Torna un incredibile Sabbi, che si laureerà miglior marcatore della stagione regolare, la squadra è giovane e promettente, e si toglie belle soddisfazioni, come le vittorie contro Modena, Verona e Civitanova al PalaPoli. I playoff non arrivano, ma la standing ovation a fine stagione sì. Meritatissima.
I Fedelissimi
L’ultimo passaggio, ma il primo per importanza, lo dedichiamo a loro. Ai Fedelissimi. Innamorati di noi, gente perbene. Valore aggiunto. Ogni santa domenica a tifare per noi, ovunque e in qualunque modo. E sempre a proprie spese. Ogni giorno sulle tribune del nostro palazzetto, per assistere ad allenamenti, stare accanto ai giocatori, vivere il volley come piace a noi. Non a caso tutti i giocatori passati qui si sono sentiti a casa.
Indimenticabili i momenti di straordinaria passione e di vero e proprio marketing territoriale. I gemellaggi con Macerata e Verona, le trasferte con esportazione speciale del “made in Molfetta”.
Con queste parole vogliamo ringraziarli di cuore. Molfetta ha costruito un pezzo di storia. In quella storia un capitolo fondamentale è riservato a loro. E oggi che ci troviamo a scrivere questa lettera, rilanciamo il concetto. Pure noi in qualche modo siamo stati fedelissimi. A voi e alla vostra passione.
Solo un inciso. Le nostre squadre quest’anno recano sulla maglia di gara la bandiera della pace, in ricordo di colui, unico uomo politico, che ha creduto sin dall’inizio nel nostro progetto sportivo e si è esposto in prima persona per contribuire a realizzarlo. Lui era Guglielmo Minervini. Il 26/12/15, giorno di Santo Stefano, dopo la storica vittoria contro Macerata, trasmessa in diretta Rai e mondovisione davanti a milioni di telespettatori, definì i nostri ragazzi “mitici, eroici” per aver portato Molfetta in auge nel mondo.
Così ci salutiamo, rendendo il nostro grazie a tutti. Ma proprio tutti. Appassionati, sponsor, giornalisti, addetti ai lavori. Tutti voi siete stati parte di una grande favola. Una favola che speriamo in qualche modo possa ricominciare.
Nel frattempo continueremo a lavorare con la passione di sempre, nei campionati minori e nel settore giovanile, che da anni ci sta dando grandi soddisfazioni, con piazzamenti importanti anche a livello nazionale. Una palestra di formazione per tanti ragazzi del nostro vivaio.
Una specificazione necessaria, infine. Non è la nostra una porta chiusa al futuro. Ma è un semplice saluto. Speriamo un arrivederci ».