Nella testa di Jacobs: cosa è successo nei mesi di silenzio del campione di Tokyo

Una nuova vita in America, i legami con Roma, gli allenamenti, la voglia di esserci: viaggio nella mente e nel corpo di Marcell, a caccia di Parigi
Chiara Zucchelli
6 min

Sembra che Marcell Jacobs non ne potesse davvero più di allenarsi da solo. E sembra (anche) che i ritmi di vita lenti degli Stati Uniti, dopo il frullatore, mediatico e non, successivo all'oro di Tokyo, lo avesse davvero stritolato. Nel fisico e nella testa. Aveva bisogno di cambiare aria non tanto per ritrovare se stesso, quanto piuttosto per ritrovare intorno a sé quel silenzio che gli aveva consentito di diventare l'atleta italiano autore dell'impresa più clamorosa della storia. Se il post Tokyo fosse stato diverso, senza nulla togliere a Tamberi o a Paltrinieri, rimasto in corsa fino all'ultimo, magari la bandiera a Parigi l'avrebbe portata lui, ma Jacobs ha imparato che recriminare su quello che poteva essere e non è stato è inutile. Per non dire dannoso. E, allora, via, con un solo pensiero in testa: andarci davvero, in Francia. Perché ad oggi Jacobs il tempo di qualificazione (10 secondi netti) per difendere l'oro olimpico nei 100 metri non ce l'ha. Avrà varie occasioni per provare a conquistarlo e se ce la farà, come probabile, non solo andrà ai Giochi per salire - almeno - sul podio, ma proverà anche ad essere la stella degli Europei di Roma. Si corre in una cornice unica al mondo, a un paio di chilometri da quella che fino a qualche mese fa era casa sua: impossibile pensare che Jacobs non voglia esserci e anche in grande stile. Ma come ha vissuto, il campione di Tokyo, questi lunghi mesi invernali in America? Alla vigilia del ritorno in pista, domani, ecco il racconto di un viaggio d'andata e di ritorno. Con l'auspicio che ritorno lo sia davvero.

Jacobs, il lavoro sul fisico in America

Per prima cosa Marcell si è trasferito in America con moglie e figli per averli accanto e potersi dedicare solo all'atletica. Ha scelto, parole sue su Instagram, di "diventare invisibile" per mesi, ha limitato al minimo l'uso dei social e lo stesso ha fatto sua moglie Nicole. Poi, archiviate tutte le possibili distrazioni, si è dedicato a ricostruire il fisico. E i muscoli forse troppo fragili per un campione del suo calibro. Domani torna in gara nel meeting East Coast Realys di Jacksonville ma le aspettative non sono altissime: chi lo ha visto allenarsi e lo conosce bene lo descrive "in forma, sereno, orientato soprattutto a testarsi e poco altro". Prudenza? Sì, normale, visto che non corre da mesi. Repubblica riporta le parole di Rana Reider, il suo allenatore, guru della velocità: "Abbiamo voluto capire a fondo perché persistessero alcune lesioni di Jacobs. Il mio piano era semplicemente costruire un diverso tono muscolare, quindi il volume dei carichi è cresciuto. Abbiamo apportato un grande cambiamento nell’allenamento con i pesi. Abbiamo impiegato molto tempo con una macchina che si chiama Sprint 1080 (misura potenza, forza, velocità e accelerazione attraverso un cavo legato al bacino dell’atleta, ndr). L’abbiamo fatto per costruire un corpo più flessibile, e poi lentamente farlo diventare più veloce, forte, potente per vari giorni consecutivi. L’obiettivo principale era assicurarsi che Jacobs fosse in buona salute per partecipare al Mondiale delle staffette alle Bahamas, il 4 e 5 maggio. Ora lui sta correndo veloce. Il monitoraggio sta andando bene. Dopo Nassau saremo in Europa e ripartiremo”. Tra camminate sull'erba o sulla sabbia, a piedi scalzi, pranzi a casa per non farsi contagiare dal cibo non esattamente salutare deli States, e qualche cena al ristorante (Salumeria 104 è quello di fiducia), Jacobs, oltre alla famiglia, ha un collaboratore che lo aiuta nella gestione quotidiana delle cose. Un modo, l'ennesimo, per pensare solo a correre.

Jacobs verso Parigi: il ritorno in Italia e il lavoro sulla testa

Quando, dal 16 maggio, tornerà in Italia, a Rieti, Marcell ritroverà tanti legami romani che in questi mesi americani non si sono mai spezzati. Non è stato facile resettare tutto quello che è successo in passato, ma allenarsi in un gruppo con atleti competitivi è stato la chiave di volta per ritrovare stimoli ed entusiasmo. Quando è sfinito - ed è capitato spesso, soprattutto le prime settimane - avere sprinter accanto da seguire e sfidare gli ha dato la giusta carica. Su questo Jacobs ha lavorato, da questo è ripartito. Ora è ancora sotto carico, ma è chiaro che togliersi quanto prima il tempo per Parigi lo aiuterebbe a lavorare con meno pressione. La stessa pressione che gli mettono coach e compagni: allenamento che inizia alle 10, tassativo. Chi fa tardi si riscalda da solo, nessuno aspetta nessuno. In po' come in gara. Forse il segreto è tutto lì. Alla pista, poi, la risposta finale: si parte domani.


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