Italia-Inghilterra, un’aspirina anti Qatar

Italia-Inghilterra, un’aspirina anti Qatar© EPA
Alessandro Barbano
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Ci giochiamo la faccia, il morale, la serie A della Nations League e, forse, la stessa credibilità di Mancini. Italia-Inghilterra non è una fastidiosa interruzione del campionato, a dispetto del clima di scetticismo che si respira attorno, ma piuttosto un potente analgesico per smorzare, per quel che si può, il dolore acuto che proveremo tra appena due mesi, quando in Qatar ci saranno tutti i protagonisti del calcio che conta, e noi no. L’isolamento che circonda la Nazionale è, perciò, irresponsabile. Perché a dispetto delle denunce e degli allarmi su un calcio incapace di coltivare talenti, usciamo da un mercato di soli stranieri, o quasi, incentivati da un sistema fiscale che i governi hanno scioccamente riconosciuto, che i club difendono con miopia, e che in realtà è un privilegio a perdere.



Fatta questa premessa, le sperimentazioni estive di Mancini non sono approdate a risultati significativi. La Nazionale che scende in campo a San Siro è per dieci undicesimi composta dai campioni d’Europa, e il duo Immobile-Gabbiadini - qualora fosse schierato - sarebbe addirittura l’attacco scelto da Ventura nell’infausto spareggio con la Svezia per i mondiali di Russia. Poi, certo, il ct ha portato anche Gnonto, Gatti, Cancellieri, Zerbin ed Esposito, ma il gruppo a cui sono affidate in prima istanza le sorti della Nazionale è quel che resta del ciclo che a Londra toccò l’acme nell’estate del 2021, e che poi ha dato più volte prova di essersi esaurito.

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Il ct ha molte attenuanti. Perché gli infortuni negano all’Italia pedine preziose come Tonali e Pellegrini, Verratti e Politano, per non dire di Locatelli, Berardi e Chiesa. Altre rinunce, come quelle di Zaniolo e Zaccagni, hanno il sapore di un orgoglioso schiaffo a chi ha dimostrato di non tenere la Nazionale nella dovuta considerazione. Resta il fatto che la ricostruzione che sarebbe legittimo attendersi, dopo due clamorose esclusioni da un Mondiale, ancora non si vede. L’epilogo di questo singolare torneo per Nazioni è una scommessa al buio, come si evince dalle imbarazzate frasi del ct alla vigilia della gara. Non è questa l’Italia che avrebbe voluto, il suo appello all’orgoglio di Wembley parla più al passato che al futuro. Poi, per fortuna c’è il campo, e la voglia di riscatto che talvolta è un lievito inaspettato. A quella stasera milioni di italiani tornano ad aggrapparsi. E noi con loro.


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