Marotta e quella frase sulla Juve: "Agnelli esempio di programmazione"

Ospite della presentazione dell'evento 'Brave New Sport' l'amministratore delegato dei nerazzurri ha comparato l'esperienza nel club milanese con quella avuta in bianconero
Marotta e quella frase sulla Juve: "Agnelli esempio di programmazione"© ANSA
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All’indomani dell’impresa di Barcellona, dove l’Inter ha pareggiato per 3-3 avvicinando sensibilmente la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League, l’amministratore delegato del club nerazzurro Giuseppe Marotta è stato ospite dell’evento di presentazione della ricerca ‘Brave New Sport’, organizzato da Infront Italia presso presso la Sala Buzzati a Milano.

Marotta tra passato e presente: da Agnelli alla famiglia Zhang

Il tema dell’evento riguarda l’evoluzione avuta dal calcio negli ultimi anni e i cambiamenti futuri, tra nuove tecnologie e la necessità di coinvolgere sempre di più i tifosi, non solo durante la partita. Marotta ha risposto a una domanda sulle differenze trovate nel lavorare per la Juventus, gestita dala famiglia Agnelli da ormai un secolo, e per una proprietà straniera come nel caso dell’Inter: "La Juve ha una proprietà che dura da cent’anni e crea valori aggiunti che è difficile avere da altre parti, come l’appartenenza e la programmazione. All’Inter sono cambiate tre proprietà in otto anni, quindi c’è stata un’instabilità che ha determinato una fatica maggiore. Ma è un bene che siano arrivate le proprietà straniere, perché hanno dato sostenibilità a club come Inter e Milan dopo le gestioni di Moratti e Berlusconi. La famiglia Zhang ha profuso sforzi notevoli versando 800 milioni nell’Inter, che non è poco. Poi bisogna saper creare una squadra vincente, anche dietro le quinte con il management".

"Il calcio è cambiato, anche i dirigenti devono adeguarsi"

Marotta ha poi parlato dell'evoluzione del calcio dai tempi dei suoi esordi ai giorni nostri, con riferimento particolare all'introduzione della tecnologia: "Quando ho iniziato era un calcio molto romantico, dove il modello di riferimento era il mecenate che prendeva a cuore le sorti di un club per impegno verso la propria comunità. A Varese, da dove vengo, c’era il primo esempio di polisportiva con la Ignis di Giovanni Borghi che curava basket, ciclismo e altri sport. Poi è stata introdotta la tecnologia e dal mecenatismo si è passati ad un modello di business dove il focus è ora rappresentato da innovazione e sostenibilit. Oggi abbiamo il VAR che aiuta a limitare gli errori arbitrali e c’è la Goal Line Technology, che è stato un cambiamento molto innovativo. Poi c’è tutta la parte legata al settore agonistico, dalla match analysis per la quale il nostro club impiega almeno 20 risorse per tutte le squadre, e anche l’aspetto dello scouting: prima si vedevano le partite de visu, oggi c’è tutta un’organizzazione che ti permette di seguire un evento in una stanza coi monitor e cercare i talenti futuri. Questo per dire che anche un dirigente come me ha l’obbligo di adeguarsi, cercando la sostenibilità e usando le innovazioni che sono un bagaglio da tenersi stretto".

 


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