Caso Juve, un ruvido tackle in scivolata

Caso Juve, un ruvido tackle in scivolata© ANSA
Xavier Jacobelli
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C’è un invisibile filo bianconero che lega che le parole scritte ieri da John Elkann a quelle che pronunciò il 4 agosto scorso a Villar Perosa, sul limitare della cappella della famiglia Agnelli, Andrea alla sua sinistra, la squadra riunita davanti ai due cugini, in silenzio ad ascoltarli. Seguendo quel filo, si capisce dove affondi le sue radici il ribaltone del 28 novembre, tutto quanto non doveva succedere e, invece, è successo. «Vogliamo una Juve all’altezza del suo passato: il 2023 sarà molto importante per la nostra famiglia che festeggerà i cento anni al timone della società. Vi chiediamo di onorarlo», disse allora il Signor Exor. Mai immaginando che, addirittura otto mesi prima dell’Evento, sarebbe stato costretto a spazzare via il cugino e l’intero consiglio di amministrazione con un ruvido tackle scivolato. La metafora è brerariamente palabratica per rendere l’idea della portata di un intervento straordinario onde fronteggiare un’emergenza straordinaria.  

Varie sono le interpretazioni formulate in calce al ribaltone juventino che riporta alla memoria ciò che accadde nel 2006, l’anno di Calciopoli fatale alla Triade. Unico è il denominatore: JPJE, acronimo che sta per John Philip Jacob Elkann. Ferrero e Scanavino, «le figure di grande professionalità sotto il profilo tecnico e giuridico», sono gli uomini simbolo della Grande Svolta: per le loro qualità professionali e anche, soprattutto, perché sono i fedelissimi incaricati da JPJE di rimettere ordine alla Continassa e rimettersi in carreggiata con la Consob e con la Procura, per sfruttare «l’occasione di costruire un futuro straordinario» dopo avere confidato «che la società riuscirà a dimostrare di avere agito sempre correttamente» (dalla lettera di John ai tifosi).  

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Il compito è arduo, non impossibile; fragoroso il rumore dei nemici, interni ed esteri (Tebas non ha perso tempo); lunga la traversata nel deserto; preoccupante il ventaglio di ipotesi su ciò che faranno la giustizia ordinaria e quella sportiva nei confronti degli ex membri del Cda. «In dodici anni Andrea ha dato emozioni straordinarie e il merito è soprattutto suo, oltre che delle donne e degli uomini che sotto la sua guida hanno raggiunto obiettivi memorabili»: l’omaggio all’ex presidente è doveroso per i risultati sportivi, però non suona arringa e nemmeno potrebbe: c’è un’inchiesta in corso al Palazzo di Giustizia di Torino e un’altra potrebbe nascere dalla Procura Federale romana. Per ribadire al mondo chi comanda, in casa Juve, il ruggito di un Agnelli è risuonato forte. Date le circostanze, al Nonno di John sarebbe piaciuto. Ad Andrea, chissà. 


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