Allegri, ma sono ancora qua (eh, già)

È il teorico della semplicità e del cazzeggio creativo. Vincendo il derby d’Italia restituirebbe   iL primato in classifica (a parità di partite) ai bianconeri dopo 40 mesi. Spesso criticato per il gioco, si ritrova di nuovo al vertice
Allegri, ma sono ancora qua (eh, già)© Getty Images
Ivan Zazzaroni
6 min

Se domenica sera riuscirà a battere l’Inter Massimiliano Allegri riporterà la Juve in testa al campionato (a parità di partite) dopo 1.212 giorni, 40 mesi. Sembra incredibile, ma è così. Anche per questo l’uomo del weekend - e della settimana - non può essere che lui, l’allenatore che, nonostante sei scudetti, due finali di Champions e qualche coppa nazionale, viene ancora considerato un abile, ancorché fortunato, gestore di campioni, o presunti tali. E niente di più. Ma questa è l’Italia dei criticonzi - neologismo coniato da Italo Cucci sul Guerin Sportivo per indicare i critici più str…ani -, gente che coltiva pregiudizi e antipatie con passione, insistenza e talvolta insolenza e non abbandona le posizioni nemmeno di fronte ai risultati. (Non ho parlato di obiettività perché sono il primo a non essere obiettivo quando si tratta di lui, Mou e Ancelotti, 67 titoli in tre).

Allegri è il teorico della semplicità (del calcio) e del cazzeggio creativo (nello spogliatoio). Proprio il tema della semplicità viene ritenuto una provocazione: infastidisce in particolare i fanatici degli “scienziati”, i tecnici più trendy, considerati portatori del nuovo verbo.

«Se ci avessero insegnato di meno avremmo imparato di più» è uno dei motti di Allegri, al quale aggiunge – inserendoli in un libro – «il calcio è semplice: devi fare l’opposto di quello che fanno i tuoi avversari» e «autenticità, direzione e un pizzico di empatia. Ecco gli ingredienti perfetti per guadagnarsi la fiducia dei giocatori». Ma potrei segnalare anche «per vincere un altro campionato dobbiamo subire meno gol di tutti» e «lasciati guidare dalle tue sensazioni, ma non quando sei sotto stress».

Quello che ad Allegri non viene riconosciuto da certa critica, arriva da chi il calcio lo finanzia (in parte): Florentino Perez tentò per ben due volte di portarlo al Real Madrid e in entrambe le occasioni si sentì rispondere di no (cazzata cosmica di Max); Aurelio De Laurentiis lo cercò (di nuovo) prima di Spalletti, i due si incrociarono spesso e alla fine fu il Nostro a suggerire al presidente del Napoli di puntare su Luciano («è il migliore in circolazione, prenda lui»). Anche Marotta e Zhang provarono a sedurlo nel corso di una cena milanese alla quale prese parte anche l’agente Giovanni Branchini. Non ci riuscirono (poche ore dopo Max avrebbe firmato in bianco per tornare da Agnelli) e si orientarono su Simone Inzaghi e insomma i corteggiatori eccellenti non sono mai mancati. Per non perdere Allegri Galliani si battè come un leone “rispettoso” nei giorni in cui Berlusconi aveva deciso di cambiare: ricordo quanto fosse preoccupato l’allora ad del Milan poco prima dell’incontro col presidente a Villa Certosa (tra i presenti, il governatore della Liguria Toti). Galliani lo considera uno dei migliori coi quali ha lavorato e in quella occasione convinse il capo.

Allegri ha priorità altamente condizionanti, per lui contanto i figli, il padre che vive a Livorno (la mamma non c’è più da cinque anni), le donne, i cavalli (l’ordine è occasionale), il calcio, le puntate al Casinò, gli amici e i livelli.

Cosa sono i livelli? La sua unità di misura di dirigenti, giocatori, colleghi e giornalisti. Così come nel calcio esistono le serie A, B, C e i dilettanti, anche nella vita uomini e donne appartengono per vissuto e comportamenti a categorie corrispondenti a quelle sportive.

Max pone tanta attenzione alla comunicazione (ha lavorato a lungo con un tutor) e alla forma: contribuiscono ad alzare il livello. Un giorno mi sorprese rifacendosi al critico letterario Emilio Cecchi, toscano come lui: «Le idee non sono di nessuno» disse «sono di chi le esprime meglio».

Danilo, che ha lavorato anche con Guardiola, considera Allegri il tecnico più leale e diretto fin qui incontrato. Ronaldo stravedeva per lui: espone le cose con chiarezza rendendo tutto fattibile. Max è tuttavia facile alle rotture, ma con altrettanta disinvoltura recupera rapporti apparentemente compromessi. La sfida di dopodomani risulta insolita per distanze tecniche, ma è introdotta da un continuo botta e risposta indiretto tra lui e Marotta: Allegri espone gli obiettivi realistici della Juve, Marotta la indica come favorita per lo scudetto per via dell’assenza dalle coppe.

Allegri piace ai sauditi.


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