Processo a Berlusconi, Jacobelli: da 5 anni sbaglia tutto. Fedele: ma è ingiusto attaccarlo

Infuria il dibattito sulla crisi rossonera. L’accusa: nessuno misconosce i meriti di Silvio, però i suoi errori sono stati troppi. La difesa: “Nessun altro ha vinto più di lui, i tifosi hanno la memoria corta”
Processo a Berlusconi, Jacobelli: da 5 anni sbaglia tutto. Fedele: ma è ingiusto attaccarlo
Xavier Jacobelli
4 min

ROMA - “Come si fa ad attaccare Berlusconi? Nessun altro ha vinto di più”, scrive stamane Furio Fedele sul Corriere dello Sport- Stadio.

L’analisi di Fedele è particolarmente significativa: la firma uno dei migliori e fra i più informati colleghi che segua il Milan da trent’anni e, da cronista di vaglia qual è, a una a una snocciola le vittorie di Silvio. Che nessuno discute, nessuno dimentica, nessuno sminuisce, essendo i suoi titoli sportivi da tempo consegnati alla storia del calcio, così come quegli 836,47 milioni di euro spesi per il club dal 1986 a oggi.

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Il guaio è un altro. Il guaio è che da cinque anni, da quando il Milan ebbe la sciagurata idea di scaricare Pirlo, il, Re non ne ha azzeccata una. Ho avuto la fortuna, umana e professionale, di seguire come cronista del Corriere dello Sport-Stadio i primi sette anni dell’epopea berlusconiana.

Ciò che è accaduto dal 2011 a oggi non ha nulla a che vedere con l’Età dell’Oro e, se è vero che tutto ha un inizio e una fine, i tifosi del Milan stanno vivendo un malinconico tramonto senza fine, scandito da sistematici errori di mercato, sconcertante balletto di allenatori (Brocchi è il quinto in 27 mesi), inedita e inaudita confusione ai vertici (dal novembre 2014 non si capisce chi comandi e la guerra intestina fra Galliani e Barbara è devastante). Aggiungete la pesantissima situazione di bilancio, che non è frutto di una congiuntura astrale negativa; il grottesco balletto con Mr. Bee, un autogol mediatico di planetarie dimensioni; i pessimi risultati sul campo; la terza consecutiva esclusione dalla Champions League che il campionato certificherà il 15 maggio; l’esonero di Mihajlovic senza capo né coda e senza rispetto per Sinisa; la mollezza di un gruppo di giocatori senza leader e senza palle fra i quali, Brocchi dixit, dopo la mazzata di Verona alcuni pensavano solo al ristorante dove andare a cena. Eppure, se possibile, non è per questo che i milanisti sono in rivolta contro il re. O meglio, non è solo per questo. Sono le amene balle spaziali che hanno inferocito il popolo del Milan. Il florilegio delle parole è un boomerang che colpisce senza sosta il Monarca. Da “stiamo monitorando i migliori Under 23 del mondo” a “vi presento Mihajlovic l’uomo che contenderà lo scudetto alla Juve” passando per “Seedorf è l’uomo che farà tornare il grande Milan” a “il nostro organico non ha nulla da invidiare a nessuna altra squadra”, eccetera eccetera eccetera: cinque anni di bla bla bla che avrebbero schiantato Apollodoro di Pergamo e i suoi retori. Letta su Twitter: piano con le parole. C’è il controllo elettronico della sincerità. Chissà se Berlusconi cinguetta.


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