Dal Pino, ci spieghi perché

Dal Pino, ci spieghi perché© ANSA
Ivan Zazzaroni
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Caro neo presidente, prima che la considerino il presidente neo (è già a buon punto) la invito a rispondere a questa semplice ma inevitabile domanda: chi gliel’ha fatto fare?

Non la conosco e non ho ancora avuto il piacere di incontrarla, tuttavia nutro per lei una simpatia quasi malinconica, di saudade, sapendo che entrambi amiamo - infinitamente, fisicamente - il Brasile.

Nel palazzo del Corriere dello Sport, che per anni ha ospitato la redazione de la Repubblica, ogni tanto ci si ricorda del giovane e brillante amministratore finanza e controllo del quotidiano fondato da Scalfari che in poco tempo raggiunse la direzione generale e qualche anno dopo ispirò la vendita miliardaria di Seat Pagine Gialle. Conoscenze comuni la descrivono come una persona davvero perbene e un manager preparatissimo, e allora risponda: perché si è voluto infilare in ‘sto pollaio rischiando di macchiare una carriera invidiabile?

Si sa che a convincerla sono stati gli amici (suoi) Fienga e Lotito i quali, sacrificando concorrenza e umori capitolini a interessi superiori, di cassa, l’hanno imposta non senza difficoltà a un’opposizione debole. Per questo motivo le suggerisco di cancellare i loro numeri di telefono: non si sono dimostrati amici-amici, come avrebbe detto mio padre. Non le hanno raccontato tutta la verità sui cortocircuiti dell’assemblea condominiale di via Rosellini, le hanno nascosto la portata degli scazzi, il livello del linguaggio e altre bassezze.

Ci ha pensato Steven Zhang, da fuori, a consegnarle un bignamino dandole del «pagliaccio vomitevole», invitandola a vergognarsi e spiegando - ieri, a Londra - di non essere stato affatto duro («esagerate le mie parole? No, troppo leggere»).

Caro Dal Pino, la Lega calcio non è un posto per chi è abituato a verticalità stabilite e condivise: la parola “sistema”, in Lega, è soltanto la coniugazione del verbo sistemare. In tutti i sensi e talvolta per sempre.

Mi ascolti: saluti l’imbarazzante compagnia di (presa in) giro, la lasci alle beghe da cortile che ne consentono la sopravvivenza: tra poco ci sarà la madre di tutti i conflitti, la discussione sui diritti tv (segue varie ed eventuali), e allora saranno augelli senza zucchero. Lei ha certamente commesso un errore grave cercando di spostare Juve-Inter di un giorno per permettere l’ingresso del pubblico, in prevalenza juventino. Nel momento meno indicato, nel quale il tema della salute pubblica prevale su tutto e tutti, ha scherzato col fuoco delle divisioni tifo-politiche: immagino che se ne sia accorto.

Se lo segni: i venti signori del calcio non hanno bisogno di un manager in grado di decidere per tutti. In Lega i super partes diventano subito “di partes” e ricevono una maglia, di solito a strisce. Il condominio Rosellini non è fatto per un amministratore unico: se l’ascensore per la Champions è guasto, o uno scalino per la B scricchiolante, si litiga alla morte fino a quando non prevale la volontà del più presente e preparato. Che di solito, non sempre, è il suo ex amico Lotito.

Caro Dal Pino, dalle nostre parti, Rio, Guarujà, Buzios e San Paolo, si dice «se a vida lhe der um limao faça dele uma Caipirinha», se la vita ti dà un limone fanne una caipirinha. Ovvero, approfitta delle cose semplici per farne delle migliori. In via Rosellini da una caipirinha ricavano soltanto limoni. Aspri.


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