Trentalange assediato: «Ma io non mi dimetto»

Il presidente  dell’Aia ha ricevuto l’avviso di chiusura indagini: si va verso il deferimento per la nomina di D’Onofrio, l’ex procuratore arrestato per traffico di droga. Il capo degli arbitri chiede di essere ascoltato. Ma il CF straordinario convocato per lunedì 19 potrebbe portare al commissariamento
Trentalange assediato: «Ma io non mi dimetto»© ANSA
Edmondo Pinna
7 min

Il caso D’Onofrio, l’ex Procuratore capo dell’AIA arrestato con l’accusa, per la Guardia di Finanza che ha indagato, di traffico internazionale di stupefacenti, è una slavina che sembra essere arrivata a valle. La Federcalcio, che si era subito mossa - e che avrebbe gradito, inutile nasconderlo, altri comportamenti - ha ricevuto (unitamente ai vertici arbitrali) ieri l’avviso di chiusura indagini da parte della Procura federale guidata da Chinè in merito ai comportamenti, ritenuti «disciplinarmente rilevanti» del presidente dell’AIA, Alfredo Trentalange. Le accuse non sono leggere, soprattutto allungano il cono d’ombra su una categoria che dovrebbe invece essere specchiata.  

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Contestazioni

A Trentalange sono mosse accuse pesanti, che il presidente dell’AIA sarebbe pronto a confutare. Un ruolo decisivo per dare una spinta all’inchiesta l’ha (avrebbe) avuto anche il Ministro dello Sport, Abodi, infastidito (dicono) non poco dalla replica di Trentalange a Nicchi su chi avesse presentato chi. Cosa che è stata accertata dalla Procura federale e che ha mandato di traverso la colazione allo stesso Abodi. Ci sono diversi punti decisamente di altro spessore sui quali la Procura ha voluto fare chiarezza. E sui quali Trentalange ha chiesto di essere ascoltato al più presto (cosa, peraltro, prevista dai regolamenti, ci sono 15 giorni di tempo). Gli scenari possibili sono due: o le dimissioni (negate da Trentalange, anche dopo una riunione informale di ieri) oppure si rischia di arrivare al Consiglio federale del 19, quando la questione AIA è stata messa all’ordine del giorno, con il commissariamento sul tavolo. 

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Dimissioni

Il primo nodo riguarda le dimissioni di D’Onofrio che Trentalange avrebbe presentato al Comitato Nazionale di Caltanissetta il 12 novembre su un foglio firmato recante la data del 9 novembre, inviato dalla mail del fratello di D’Onofrio, Giuseppe (anche lui facente parte dell’AIA, settore tecnico, del quale pare invece ora non faccia più parte). Ebbene: quando la mail è stata inviata, Rosario D’Onofrio era già stato arrestato; ancora, quando è stata firmata, il 9, lo stesso ex PM arbitrale si trovava a Roma proprio all’AIA e non aveva espresso la volontà di dimettersi. C’è poi il mistero della firma: Rosario D’Onofrio invece di D’Onofrio Rosario, come era solito firmare i suoi documenti. È stata falsificata?

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Bugie

Chinè contesta a Trentalange «qualsiasi iniziativa, anche la più minimale» (un incipit che ricorre spesso nel documento di chiusura indagini) in merito a quanto ha dichiarato pure in sede di Consiglio federale sui titoli di D’Onofrio. Un aspetto è rilevante: gli 007, con i faldoni della DDA di Milano, hanno accertato che D’Onofrio era sottoposto agli arresti da maggio 2020 a settembre 2022, prima in carcere (maggio-settembre 2020) poi ai domiciliari. Come è stato possibile che l’AIA lo abbia visto per nominarlo Procuratore? Poi c’è il rilievo del ministro Abodi, che aveva sottolineato nei giorni scorsi di essere «rimasto stupito che nessuno abbia sentito il bisogno di mettersi a disposizione». Nel comunicato diffuso in serata, Trentalange ha ribadito che «non ho nessuna intenzione di dimettermi». Ebbene, secondo gli accertamenti della Procura, Trentalange era legato a D’Onofrio «da consolidato rapporto personale», visto che contattò telefonicamente Andrea Sandroni (nel testo c’è un refuso): all’ex vice presidente della Commissione Disciplinare Nazionale, che aveva riscontrato «negligenza ed inadeguatezza professionale» di D’Onofrio, chiese «di non assumere nuove iniziative contro Rosario D’Onofrio (...) interferiva con l’attività, le prerogative, l’autonomia e l’indipendenza di un organo di giustizia sportiva». 

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Rimborsi

C’è stato anche un altro mancato controllo, grave anch’esso. D’Onofrio, secondo la Procura federale, «ha presentato richieste di rimborso spese allegando biglietti ferroviari falsificati, e mai emessi dalla società di gestione dei servizi di trasporto, creando un danno economico di rilevante entità alla Figc ed all'Aia» non essendo praticamente quasi mai venuto a Roma e partecipando «solo a pochissime riunioni in presenza (17 giugno 2021, 1 aprile 2022, 5 settembre 2022)». Incredibile visto che era stato il PM di Rimborsopoli... 

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Difesa

In serata, come detto, il comunicato di Trentalange, che ha sempre respinto qualsiasi tipo di accusa, urlando la sua estraneità ed innocenza, pronto a ribadirle davanti a Chinè, forte del fatto che la conclusione delle indagini è basata sulle deposizioni di alcuni (pare quattro) ex dirigenti e funzionari dell’AIA, compreso Nicchi: «Ho preso atto con stupore e amarezza del contenuto della comunicazione inerente la chiusura dell’istruttoria della Procura Federale relativamente al caso D’Onofrio anche se è bene precisare che non si tratta di un deferimento a mio carico. In tal senso ho chiesto di essere sentito con estrema sollecitudine dal Procuratore, Dott. Giuseppe Chinè, non solo a mia tutela ma soprattutto nell’interesse di tutta l’Associazione Italiana Arbitri. Tengo a chiarire che non ho nessuna intenzione di dimettermi».  
Insomma, l’AIA è pronta a dare battaglia contro la Figc. Comunque vada, una brutta storia. 


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