Caso scommesse, il passato malato non ci abbandona

il vizio più maligno e subdolo dello sport (al pari del doping, dei bilanci taroccati e del match fixing) si sta ripresentando con virulenza
Mattia Grassani
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Purtroppo ci risiamo, il calcio italianio si sta dimostrando, ancora una volta, fragile e attaccabile da un virus che sembra non conoscere cure e anticorpi, ovvero il cancro delle scommesse. Quasi fosse una cellula dormiente di sinistra memoria terroristica (da quasi 10 anni non si avevano più notizie della sua diffusione nel nostro sistema) il vizio più maligno e subdolo dello sport (al pari del doping, dei bilanci taroccati e del match fixing) si sta ripresentando con virulenza e forza d’urto esplosive. Capace di travolgere tutto e tutti.

Caso scomesse, cosa c'è dietro 

Il gip di Cremona, Guido Salvini, magistrato di lungo corso, nel 2012, allorquando interrogava, nell’ambito dell’indagine tristemente nota come Last bet, ultimo riverbero di malaffare calcistico prima di quello attuale, i vari Omar Milanetto, Stefano Mauri e Christian Bertani e tanti altri (poi tutti prosciolti), vaticinava il futuro. Secondo il giudice, il fenomeno scommesse rappresenta solo la punta dell’iceberg, troppi e troppo ramificati gli interessi presupposti, grazie alla interminabile filiera internazionale che si muove dietro alla finalizzazione del gioco d’azzardo. Siti non tracciati, società off-shore a gestire le puntate, organizzazioni criminali che moltiplicano i profitti (lo scommettitore perde sempre), per poi reimpiegarli in traffico di droga, armi, sfruttamento della prostituzione, tratta di minori, attentati, la lista è infinita. Questo il sottobosco, il marcio sottobosco che si cela dietro il gioco clandestino, grazie a siti internet non registrati, né tracciabili in Italia, un male incurabile da cui, ancora nel 2023, non siamo immuni. Cosa potrà succedere ai big attualmente coinvolti, a quelli indagati penalmente e a quelli anche sotto procedimento disciplinare sportivo, nonché ai club di appartenenza? La posizione di Fagioli è quella sicuramente più definita, le altre (Zaniolo e Tonali) ancora in divenire, ferma, per tutti, l’imprescindibile presunzione di innocenza fino a pronuncia definitiva.

Rischio squalifica 

Va premesso che, ai sensi dell’art. 24 del Codice di giustizia sportiva, nessun tesserato Figc del settore professionistico, sia esso calciatore, allenatore o dirigente, può scommettere su qualsivoglia evento organizzato da Federazione, Uefa e Fifa, nemmeno le finali di Champions o Mondiali. Tanto presso i centri di raccolta ufficiali quanto presso quelli paralleli.Per contrastare il fenomeno, memore degli scandali dei primi anni del terzo millennio, la Figc ha pesantemente inasprito le sanzioni per la violazione di tale divieto, arrivando a imporre una squalifica minima di 3 anni, oltre ad almeno 25.000 euro di ammenda. Quasi la stessa pena che viene inflitta a chi altera la regolarità di una partita (4 anni)! Il centrocampista della Juventus, però, sta collaborando, si è, in pratica, autodenunciato, quindi, la sua responsabilità non sembra in discussione, mentre l’eventuale sanzione per il giocatore e per il club si presta a molteplici interpretazioni. Le scommesse riguardavano, anche, partite della società di appartenenza del giocatore, le piattaforme erano legali, gli importi di quale entità, il lasso di tempo in cui tali attività sarebbero state poste in essere è stato breve o prolungato, era un fenomeno diffuso o isolato? Queste rappresentano solo alcune delle variabili che la Procura Federale dovrà prendere in considerazione ai fini della valutazione della posizione del calciatore, classe 2001, con conseguente richiesta di applicazione del trattamento sanzionatorio più appropriato. La sensazione è che Fagioli, qualora effettivamente ammettesse le proprie responsabilità, possa scendere ampiamente sotto il minimo edittale stabilito dal Codice (3 anni di stop).

La posizione dei club nel caso calcio scomesse

Grazie all’atteggiamento collaborativo, la scelta di un rito “alternativo”, segnatamente l’accordo con la Procura Federale prima del deferimento, ai sensi dell’art. 126 CGS, la ricorrenza di una o più circostanza attenuanti, l’indagato potrebbe raggiungere una pena finale contenuta in un anno di squalifica. Prematuro, invece, formulare analoghe conclusioni per gli altri atleti finiti nel mirino della Magistratura penale e, verosimilmente, di quella sportiva. Troppe le caselle ancora mancanti nel puzzle che riguarda Zaniolo e Tonali. Solo nei prossimi giorni il quadro sarà più chiaro. I club di appartenenza, invece, potrebbero cavarsela con una modesta ammenda o, addirittura, con il proscioglimento, se riusciranno a scindere i comportamenti dei tesserati dalla catena di controllo prevista da Codice Etico e applicazione della L. 231/01, dimostrando di avere adottato ogni misura per prevenire tali fenomeni deviati. Di certo, quanto sta accadendo rappresenta un enorme danno di immagine per le società di appartenenza, per la Nazionale (la Polizia giudiziaria che irrompe a Coverciano costituisce un fatto gravissimo), per la Federazione, per gli sponsor, ma, soprattutto, per i tifosi, per gli appassionati, per quelli che acquistano quotidiani, abbonamenti, biglietti, giocano al Fantacalcio. Sono loro le persone offese, chi mai potrà risarcirli? Siamo stanchi di confrontarci con indagini maleodoranti, denominate Last bet, Dirty soccer, I treni del gol. Basta.

*Mattia Grassani avvocato ed esperto di diritto sportivo


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