Campioni e stadi nuovi: tutti i segreti e le ambizioni del calcio in Arabia Saudita

Abbiamo visitato i centri sportivi dell’Al-Shabab di Banega e dell’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo: lavori in corso per trasformarli nei più belli e più funzionali del panorama sportivo
Giorgio Marota
7 min

RIYAD - Il calciomercato è la polvere di stelle che gli arabi stanno spargendo in giro per il mondo: luccica e indica la strada a un futuro che appare decisamente radioso. Ma non fatevi ingannare dalle apparenze: gli sceicchi stanno facendo la vera rivoluzione dentro casa, lontano da occhi indiscreti e dai riflettori della Saudi Pro League. Come? Mescolando la sabbia col cemento. Insomma, stanno costruendo le infrastrutture necessarie affinché il loro progetto - diventare il miglior campionato del mondo come la Premier League - poggi su basi solide, cioè su stadi nuovi e centri sportivi all’avanguardia. In questi giorni a Riyad abbiamo visitato il quartier generale dell’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo e quello dell’Al-Shabab, la società che ha portato per prima il calcio nella megalopoli araba (1947); da una sua costola è nato ad esempio l’Al-Hilal, la Juve d’Arabia per numero di titoli e tifosi, squadra di Koulibaly e Milinkovic.

La casa dell’Al Shabab

Il public investment fund della famiglia reale non dà ai club solamente i soldi per acquistare i campioni, ma finanzia a peso d’oro gli impianti. E ha già in mente di realizzare un nuovo stadio nazionale visto che il King Fahd Stadium è stato inaugurato nel 1986. L’Al-Shabab, da questo punto di vista, ha anticipato tutti: qui hanno costruito un impianto da 20 mila posti direttamente all’interno del suo centro sportivo, realizzando così una vera cittadella dello sport. Con due milioni di sar, circa 500 mila euro, l’Al Shabab ha realizzato in tre mesi degli efficientissimi spogliatoi in marmo bianco e nero (i colori sociali), i locali doccia con tanto di cabine, sauna e vasca jacuzzi per il bagno nel ghiaccio, le sale per l’attività fisica e medica della squadra (in cui gioca anche Banega, argentino ex Inter) e hanno ristrutturato la palestra polifunzionale aperta agli iscritti del club e il palazzetto con circa 200 posti a sedere dedicato a corsi e partite di basket, pallamano e pallavolo. Dentro “Al Shabab Club” c’è anche una piscina olimpionica, una sala conferenze, lo store ufficiale, 2 campi per il calcio a 11 adiacenti allo stadio in cui si allenano i big (con vista grattacieli) e altri 4 campetti riservati all’academy. I lavori stanno per terminare.

«Saremo pronti per la 3ª giornata di campionato, a fine agosto. Anziché al “Prince Faysal Stadium” giocheremo nella nostra casa e sarà una grande festa» assicura Munir, il nostro cicerone. Da un anno qui si pratica anche il calcio delle donne. Sì perché la Saudi Pro League dalla stagione 2022-23 è anche al femminile e la principessa Reem Bint Abdullah Bin Mosaad, nipote del re, segue in prima persona gli allenamenti dell’Al Shabab del quale è grande tifosa. Dettaglio non trascurabile: per potenza economica, prospettive e numero di tifosi questo è il quinto club del Paese, il terzo di Riyad, non è controllato direttamente dal PIF e ha chiuso al 4° posto l’ultimo campionato.

Il progetto dell’Al Nassr

Con queste premesse, abbiamo immaginato cosa stessero architettando le 4 regine d’Arabia: l’Al-Ahli e l’Al-Ittihad a Gedda, l’Al-Hilal e l’Al-Nassr nella capitale. Siamo andati a trovare quest’ultima. Il quartier generale dell’Al-Nassr si trova nel quadrante sud-ovest della città. Nella sede dei gialloblù di Riyad il cantiere a cielo aperto è ancora più evidente e rumoroso. Lo abbiamo raggiunto intorno alle ore 14 e, con una temperatura che si aggirava sui 52 gradi, decine di uomini non hanno mai smesso di lavorare. Stanno rifacendo campo principale, spalti e uffici con una velocità inimmaginabile per la lenta burocrazia italiana. «Abbiamo il miglior calciatore del mondo - dice con orgoglio il direttore dei lavori - e stiamo realizzando anche per lui la casa più bella e accogliente possibile».

Cristiano Ronaldo si allena in una zona periferica della capitale del regno, circondata da macerie e case abbandonate. Il progetto, evidentemente, punta a riqualificare l’intero quadrante. L’Al-Nassr non ha intenzione di costruire uno stadio nello stesso complesso del training center; il suo pubblico crescerà e servirebbe un impianto top, almeno da 50 mila posti. Lo realizzeranno a pochi km di distanza, «ma non possiamo fornire ulteriori dettagli, sono informazioni riservate» ci racconta Samuel, direttore eventi del club, facendoci capire che questa materia è di diretta competenza della famiglia reale che su l’Al-Nassr ha investito soldi e reputazione. La visita al museo è inclusa nel pacchetto: coppe, targhe, foto, e persino i gagliardetti di San Paolo e Real Madrid, fanno parte della collezione. Curiosamente non hanno ancora trovato il tempo di appendere al muro un fotogramma di CR7, ma in seguito al trionfo nell’Arab Cup di due sere fa c’è da scommettere che sarà solo una questione di ore. Di fronte all’entrata del centro ci sono tre aree in terra battuta con le porte sgangherate e le linee disegnate col gesso: qui si dilettano i piccoli fan di Ronaldo, Mané e Brozovic mentre attendono che i loro beniamini terminino l’allenamento per chiedere autografi e selfie. Cristiano ha già promesso che metterà mano alle sue risorse per trasformarli in campetti d’erba utilizzabili dall’intera comunità. Tutti sanno che lo farà. Perché il “profeta del pallone” - come qualcuno scherzosamente comincia a chiamarlo in questo clima di apertura che fa storcere il naso ai conservatori - mantiene sempre la parola data.


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