ROMA - Partiamo dalle certezze. Si tratta. E a quanto ci risulta si tratta a oltranza. Perché il Milan, rappresentato da Fininvest, ha intenzione di vendere, e i cinesi sono intenzionati a comprare. In mezzo c'è Berlusconi, che, fosse per lui, non venderebbe mai l'anima del suo Diavolo, ma, prima o poi, dovrà convincersi.
JACOBELLI: BERLUSCONI VENDA IL MILAN
GALATIOTO E ROBIN LI - Pubblicizzata e curata, e anche questo è arcinoto, dall'advisor italoamericano Sal Galatioto e dalla sua GSP (Galatioto Sports Partners). Gli indizi raccolti dicono che a capo della stessa ci sarebbe il sesto uomo più potente della Cina, quel Robin Li che ha costruito il suo impero economico da 13,6 miliardi di dollari (fonte Forbes) sull'e-commerce offline, i motori di ricerca (baidu) e l'energia rinnovabile del fotovoltaico (Hanergy). Interesse confermato anche dalla cinese Phoneix Tv e dal portale sohu.com (come riporta Milan World community) e lanciato in esclusiva dal corrieredellosport.it nelle scorse settimane.
CHI E' ROBIN LI, IL BERLUSCONI D'ORIENTE CHE VUOLE IL MILAN
I CINESI E NESSUN ALTRO - Le altre certezze sono due: Taechaubol e la sua cordata, il fantomatico mister Bee, sono lontani anni luce. La trattativa con loro è praticamente del tutto tramontanta. Non risultano altri gruppi interessati al momento, nemmeno quello del principe malese Tunku Ismail Sultan Ibrahim, che sembrava tra i papabili; lui stesso si è chiamato fuori con un post su Facebook: «Sarebbe un sogno, ma non ho i soldi per farlo».
LE NOVITA' - Questa sarà una settimana interlocutoria perché le parti hanno preso tempo. Un fronte, quello della cordata cinese, ha chiesto garanzie sul reale stato dei conti rossoneri; l'altro, i legali Fininvest, che spingono per la cessione del club, ha chiesto alla GSP di Galatioto di dare un nome e un volto agli offerenti, in modo da avere chiara la situazione sulle potenzialità economiche del gruppo finanziario interessato.
I 30 ANNI DI PRESIDENZA BERLUSCONI
ATTO DOVUTO - Ultima novità, il Milan ha chiesto alla Uefa di firmare un Voluntary Agreement per rispettare i parametri del fair play finanziario (disavanzo da ripianare di massimo 30 milioni) con un piano quadriennale. Fatto che avrebbe un duplice scopo: da un lato è un atto per così dire dovuto, nel senso che il Milan, che ha un deficit più ampio da ripianare, si copre dilazionando il rientro. Dall'altro, ovviamente, sarebbe una garanzia in più da mostrare a chi entrerebbe nella nuova società. Anche perché, secondo le norme Uefa, chi compra, poi eredita anche il disavanzo, che ricadrebbe sui soci dell'operazione finanziaria di acquisto. Questo è quanto: inutile parlare di tempi, la sostanza è che la trattativa prosegue in un noto studi legale della capitale e cammina su unico binario, che dalla Madunina porta dritti alla Muraglia cinese.