Adesso tutti vogliono Gnonto. E meno male che la Nazionale non serve

Fiorentina, Sassuolo, Monza piombano su Willy lanciato da Mancini in Nazionale: l'attaccante dello Zurigo piace tanto anche a Friburgo e Hoffenheim. E' la dimostrazione di quanto una Nazionale forte, guidata da un ct coraggioso, sia fondamentale per quei club che trascurano i giovani italiani o se li lasciano scappare. Urge il contratto di preformazione al compimento dei 15 anni
Adesso tutti vogliono Gnonto. E meno male che la Nazionale non serve© Getty Images
Xavier Jacobelli
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Fiorentina, Sassuolo, Monza, Friburgo, Hoffenheim: sono le società che si interessano a Willy Gnonto dopo il suo esordio boom in azzurro. E meno male che la Nazionale non serve, secondo alcuni scienziati del pallone annidati nelle società che vedono il Club Italia come un fastidioso ostacolo da scansare lungo le loro strade, spesso poco luminose e altrettanto spesso lastricate di fiaschi stranieri. Per non dire dei tecnici che o non si accorgono dei talenti cresciuti in casa o non hanno il coraggio di metterli alla prova, inducendoli a cambiare aria. Mancini, invece, di coraggio ne da vendere: lo confermano i sei debuttanti assoluti (Cancellieri, Dimarco, Frattesi, Gnonto, Pobega, Ricci) lanciati in un colpo solo contro la Germania, indicata come una delle favorite del prossimo mondiale. Sarà sempre un bel giorno il giorno in cui molti club capiranno non a parole, ma con i fatti, di quanto una Nazionale forte sia fondamentale per l'intero movimento. Altro che snobbarla.

La scelta giusta

Anche per questo, la storia di Willy, a soli 18 anni campione di Svizzera con lo Zurigo e ora azzurro felice in Nations League, è un caso da scuola. Calcisticamente cresciuto nel florido vivaio dell'Inter neocampione d'Italia Primavera, due anni fa il ragazzo di Baveno ha accettato la proposta dello Zurigo. Una mossa non dettata da mere ragioni pecuniarie - il contratto del club di Zhang era in linea con i parametri degli altri ragazzi - ma dall'opportunità di giocare subito nel massimo campionato elvetico. Una scelta giusta, ora consacrata dall'occhio lungo di Mancini e dalla forza del destino, come documenta quella foto del dodicenne Willy accanto all'allora allenatore dell'Inter durante la festa di Natale 2015.

L'antidoto alla fuga

Il sorriso del figlio poliglotta di Boris Noel e Chantal Gnonto (non perdetevi lo splendido reportage in casa Gnonto di Andrea Ramazzotti, oggi sul Corriere dello Sport-Stadio) brilla sulla copertina della nuova Italia di Mancini. A Bologna ha soltanto compiuto il primo passo lungo la strada del rilancio e l'Ungheria a Cesena sarà già una significativa controprova, ma la direzione è indicata, indietro non si torna. Ora è importante fornire ai club anche l'antidoto alla fuga all'estero di molti talenti italiani che possono firmare un contratto da professionista solo al compimento dei 16 anni. Il che, a suo tempo, ha consentito al Benfica di soffiare Ndour, ora diciottenne, all'Atalanta; al Bayern di piombare sullo juventino Pisano (classe 2006); al Dortmund di ingaggiare il doriano Mane (2005). Ramazzotti indica la soluzione del problema nel contratto di preformazione, sottoscrivibile al compimento dei 15 anni, già in vigore in diverse federazioni europee. Basta copiare.


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