Futuro Mourinho, due opzioni: l’Arabia o la Premier

Il saluto: «Sangue, lacrime, amore». L’Ittihad di Benzema e l’Al-Nassr di Ronaldo le due idee saudite. In Inghilterra...

ROMA - LArabia esaudita? Ora diventa una possibilità. José Mourinho l’aveva studiata, apprezzata e poi rifiutata per quel vincolo d’amore che sentiva di avere con la Roma e i suoi tifosi. Alla sua gente, lasciando Trigoria, ha riservato un pensiero denso di sentimenti: «Grazie a tutti, con voi ho passato due anni bellissimi!». Poi, in serata, ha pubblicato un video con le foto più belle della sua avventura - dal bagno di folla per la vittoria della Conference agli striscioni della Sud, passando per il “cerchio” di Budapest prima dei rigori e gli abbracci con Mancini, Dybala e Bove - accompagnate dalla sinfonia del film “Il Gladiatore” e corredate da un testo: «Sudore, sangue, lacrime, allegria, tristezza, amoR, fratelli, storia, cuore, eternità». Non sono mancate le lacrime, né gli abbracci con i calciatori dentro lo spogliatoio. Ma oggi, è già futuro. E José dovrà iniziare a ragionarci: senza un accordo per la risoluzione del contratto, resterà legato al club fino al 30 giugno. Lui non ha particolare fretta, ma Friedkin potrebbe proporre una sorta di buonuscita per evitare di pagargli altri 5 mesi di stipendio.


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Mourinho, nostalgie inglesi

Dal 1° luglio Mou tornerà probabilmente al lavoro. L’Inghilterra s’è già fatta sentire, così come i tanti tifosi di Londra e Manchester che chiedono il suo ritorno. «Come to United!» dicono quelli stufi di ten Hag; José ha regalato loro l’ultimo trofeo della travagliata storia recente del club, l’Europa League del 2017. «Forever blues» strillano invece quelli del Chelsea, un “Pochettino” delusi dal 9° posto in Premier e desiderosi di vivere un Mou-tris. Un curioso crossover arabo-inglese potrebbe essere al Newcastle: proprietà saudita in Premier, tanti soldi da investire e altrettanta voglia di emergere in campo internazionale.


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Mourinho, c'è l'Arabia

Per budget, possibilità di incidere e accoglienza, il deserto riserva le tentazioni maggiori. Dopo aver rifiutato una proposta faraonica per guidare la nazionale d’Arabia, lo Special One aveva pronunciato frasi piuttosto rilevanti: «Lavorerò in Arabia. Non so quando ma sono piuttosto sicuro che è una cosa che farò certamente». Mou era atteso a Riyad insieme alla Roma per l’amichevole di mercoledì prossimo contro l’Al-Shabab, un’occasione per celebrare i 75 anni del club nell’ambito di “Riyadh Season”, il festival dell’intrattenimento che campeggia sulle maglie di Lukaku e compagni al prezzo di 25 milioni in un biennio. Gli arabi fremevano al pensiero di stendere il tappeto rosso a José, e lui - con la testa alla Roma - ne avrebbe approfittato solo per salutare qualche conoscente disposto a ricoprirlo d’oro. La Roma andrà in Arabia ovviamente con De Rossi, pochi giorni dopo l’esordio con il Verona, ma il portoghese potrebbe comunque decidere di andare a vedere di persona, nelle prossime settimane, la mirabolante crescita del movimento. In estate il public investment fund (Pif) avrà infatti altri milioni da riversare nella macchina del calcio, continuando a finanziare i 4 principali club del Paese. Con la nazionale affidata a Mancini, il fondo dovrà trovare un nuovo allenatore per l’Al-Ittihad (a Gedda) di Benzema e Kanté, passata dal trionfo in campionato del 2022-23 al 7° posto attuale. Pif e la famiglia reale potrebbero anche decidere che il secondo posto dell’Al-Nassr di Riyad non basta e dare il benservito a Luis Castro per puntare su un portoghese decisamente più titolato, abbinandolo a Cristiano Ronaldo con il quale Mou non si lasciò benissimo ai tempi di Madrid. Gli sceicchi, però, sanno essere molto convincenti quando si pongono un obiettivo. Del resto, uno dei proverbi più in voga da quelle parti recita: “Quando c’è una meta, anche il deserto diventa strada”.


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ROMA - LArabia esaudita? Ora diventa una possibilità. José Mourinho l’aveva studiata, apprezzata e poi rifiutata per quel vincolo d’amore che sentiva di avere con la Roma e i suoi tifosi. Alla sua gente, lasciando Trigoria, ha riservato un pensiero denso di sentimenti: «Grazie a tutti, con voi ho passato due anni bellissimi!». Poi, in serata, ha pubblicato un video con le foto più belle della sua avventura - dal bagno di folla per la vittoria della Conference agli striscioni della Sud, passando per il “cerchio” di Budapest prima dei rigori e gli abbracci con Mancini, Dybala e Bove - accompagnate dalla sinfonia del film “Il Gladiatore” e corredate da un testo: «Sudore, sangue, lacrime, allegria, tristezza, amoR, fratelli, storia, cuore, eternità». Non sono mancate le lacrime, né gli abbracci con i calciatori dentro lo spogliatoio. Ma oggi, è già futuro. E José dovrà iniziare a ragionarci: senza un accordo per la risoluzione del contratto, resterà legato al club fino al 30 giugno. Lui non ha particolare fretta, ma Friedkin potrebbe proporre una sorta di buonuscita per evitare di pagargli altri 5 mesi di stipendio.


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