Fiorentina, Commisso acrobatico: due colpi di mercato per volare

Il 2024 è cominciato male, ma la Champions è alla portata di Italiano: servono un'ala vera e un attaccante

Quarto posto in campionato, ottavi di finale di Conference League, semifinali di Coppa Italia. Il voto alla mezza stagione della Fiorentina è 7 pieno, forse anche 7 e mezzo. Nessuno, ma proprio nessuno, si aspettava risultati di questo tipo, tanto ché, escluso il buon lavoro dell’allenatore, è difficile trovare una spiegazione profonda e concreta al secondo straordinario semestre del 2023 dei viola, peraltro dopo un’incredibile stagione (2022-23) conclusa con 60 partite e due finali. Ma il nuovo anno della Fiorentina è iniziato da 4 partite ed è in totale contraddizione con quello precedente. Prestazione pessima e sconfitta a Reggio Emilia col Sassuolo, poi 0-0 al Franchi dopo 120’ col Bologna eliminato ai quarti di Coppa Italia solo ai calci di rigore, primo tempo assurdo contro l’Udinese e 2-2 acciuffato negli ultimi minuti su rigore, legnata (0-3) a Riyad nella finale di Supercoppa contro il Napoli. Quattro partite, due sconfitte, due pareggi, un solo gol segnato su azione. Prima domanda: la Fiorentina si è persa, si è fermata o è solo appannata? Seconda domanda: quali errori ha commesso in questo inizio di nuovo anno? Terza domanda: di cosa ha bisogno per riprendere a correre? Proviamo a dare qualche risposta.

Fiorentina, la doppia trasformazione

In queste quattro partite di tre tornei differenti gli errori sono stati evidenti, dalla società all’allenatore ai giocatori. E ne parleremo più avanti. Ma quello che sorprende è la doppia trasformazione della squadra. Il 2023 era stato chiuso dalla Fiorentina con cinque partite (Roma, Ferencvaros, Verona, Monza e Torino) con un solo gol segnato ogni 90 minuti e con le ultime tre vinte per 1-0. Si erano perse le tracce della squadra sicura, brillante e spavalda che prima di quella serie nell’arco di undici mesi aveva segnato meno soltanto di Real Madrid, Bayern Monaco, Liverpool e Bayer Leverkusen. Aveva cambiato mente, non solo faccia e ne avevamo celebrato un nuovo aspetto, la concretezza. Terracciano era stato spesso il protagonista, ma anche la difesa aveva retto meglio del solito. Poi è iniziato il 2024 e mentre l’attacco si è proprio fermato (solo da Beltran sono arrivati segnali di ripresa), anche la difesa ha ripreso a perdere colpi. L’uno a zero del Napoli a Riyad è un classico per la Fiorentina: difesa per l’aria, a un metro dalla linea di metà campo, contropiede, gol preso. Come ai vecchi tempi.


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Gli errori della Viola

A Reggio Emilia, la Fiorentina si era presentata con le sue ali peggiori, Ikoné e Brekalo. Su Ikoné sarebbe interessante sapere cosa l’allenatore vede in questo giocatore. Un anno fa il francese spesso saltava il primo uomo e poi, appena a ridosso dell’area di rigore, un attimo prima della decisione definitiva, gli calava un velo davanti agli occhi e buona notte. Quest’anno Ikoné salta l’avversario una volta ogni dieci tentativi, a Riyad gli era riuscito la prima e unica volta in occasione del rigore (capitolo successivo). Eppure per Italiano è un titolare fisso, lo era anche quando sia Kouame e Sottil stavano bene, nelle ultime 7 partite non è mai uscito dalla formazione iniziale. Mistero. Ma ancora più strana è la presenza da titolare di Brekalo tre volte nelle ultime quattro gare. D’accordo, alla Fiorentina mancavano Gonzalez e Kouame (e Sottil stava rientrando), ma il croato è in uscita in questo mercato e nella prima parte della stagione delle cinque ali a disposizione del tecnico è stato il meno considerato. Perché non Parisi, che è un terzino ma che conosce bene la fase offensiva? Quanto meno è dentro la squadra. Perché non cambiare modulo, come del resto Italiano aveva fatto contro il Bologna, con la difesa a tre e il trequartista (Barak) dietro a due punte? Perché non provare Barak e Bonaventura dietro a una sola punta? Serviva un’idea, magari la stessa che ha avuto Mazzarri e che Italiano, con onestà, ha ammesso di esserne rimasto sorpreso.

Il problema dei rigori

Il rigorista della Fiorentina è Nico Gonzalez, una sentenza dal dischetto. In sua assenza si scatena la bagarre. In questa stagione, comprese le due serie di rigori degli ottavi (Parma) e dei quarti (Bologna) di Coppa Italia, la Fiorentina ne ha calciati 18 e ne ha sbagliati due, Bonaventura contro il Sassuolo e Ikoné a Riyad. Nei 17 tiri precedenti a quello contro il Napoli, Ikoné non si era mai presentato sul dischetto. I prescelti erano stati Gonzalez (3 su 3), Nzola, Beltran e Milenkovic (2 su 2), poi Sottil, Biraghi, Kouame, Mandragora, Arthur, Mina, Maxime Lopez e Bonaventura. Da quando è arrivato in viola, l’attaccante Ikoné ha giocato 87 partite ufficiali e segnato 9 gol. È uno che vede la porta? Si direbbe proprio di no. Che c’entra lui col rigore? Se l’è procurato, d’accordo, è stato bravo, ma sul dischetto se non c’è Gonzalez ci possono andare almeno 6 giocatori prima del francese. Ci deve andare soprattutto Beltran che di questa squadra, anche per il corposo investimento estivo, deve diventare il capocannoniere.


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Fiorentina, perse brillantezza e idee

Se la Fiorentina segna su rigore alla fine del primo tempo, probabilmente la partita cambia. Ma visto che non è successo vale la pena soffermarsi sul poco, quasi niente, che la squadra ha prodotto nella ripresa quando Mazzarri ha tirato indietro il Napoli, schierandolo con 5 difensori e 4 centrocampisti, per chiudere ogni possibilità d’accesso all’area di Gollini. Con la palla fra i piedi, la Fiorentina è andata a rimbalzare di continuo sul muro solido del Napoli. Questa difficoltà di gioco era già emersa nelle precedenti partite, anche quelle vinte a fine anno. Non c’è più brillantezza e le idee scarseggiano. Si gioca troppo? Può essere, ma questa squadra nella stagione scorsa ha fatto la bellezza di 60 partite. Se all’inizio l’assenza di Gonzalez, uscito di scena il 14 dicembre contro il Ferencvaros, non pesava troppo sui risultati, adesso incide eccome. La Fiorentina non ha il suo giocatore più tecnico, il leader che la trascina, l’uomo che l’accende. E per Italiano è un problema serio.

Champions League o no?

Tuttavia, la Fiorentina è ancora quarta e ora la domanda va fatta a Commisso: crede davvero nella possibilità di arrivare in Champions? Se sì, in questi dieci giorni di mercato Barone e Pradé devono consegnare a Italiano le risorse di cui ha bisogno. Un’ala vera e un attaccante vero. Se no, si rischia il rimpianto. In questo momento il campionato dice che Inter e Juventus sono irraggiungibili, che il Milan è decisamente la squadra più quotata per il terzo posto, ma dietro si accende una bella mischia: Fiorentina, Lazio, Atalanta, Bologna, Napoli e Roma hanno più o meno le stesse possibilità di farcela, tenendo presente che, con una nuova impresa delle nostre nelle tre coppe, potrebbe bastare anche il quinto posto per entrare in Champions. Far finta che non esista questa possibilità sarebbe un peccato imperdonabile.


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Quarto posto in campionato, ottavi di finale di Conference League, semifinali di Coppa Italia. Il voto alla mezza stagione della Fiorentina è 7 pieno, forse anche 7 e mezzo. Nessuno, ma proprio nessuno, si aspettava risultati di questo tipo, tanto ché, escluso il buon lavoro dell’allenatore, è difficile trovare una spiegazione profonda e concreta al secondo straordinario semestre del 2023 dei viola, peraltro dopo un’incredibile stagione (2022-23) conclusa con 60 partite e due finali. Ma il nuovo anno della Fiorentina è iniziato da 4 partite ed è in totale contraddizione con quello precedente. Prestazione pessima e sconfitta a Reggio Emilia col Sassuolo, poi 0-0 al Franchi dopo 120’ col Bologna eliminato ai quarti di Coppa Italia solo ai calci di rigore, primo tempo assurdo contro l’Udinese e 2-2 acciuffato negli ultimi minuti su rigore, legnata (0-3) a Riyad nella finale di Supercoppa contro il Napoli. Quattro partite, due sconfitte, due pareggi, un solo gol segnato su azione. Prima domanda: la Fiorentina si è persa, si è fermata o è solo appannata? Seconda domanda: quali errori ha commesso in questo inizio di nuovo anno? Terza domanda: di cosa ha bisogno per riprendere a correre? Proviamo a dare qualche risposta.

Fiorentina, la doppia trasformazione

In queste quattro partite di tre tornei differenti gli errori sono stati evidenti, dalla società all’allenatore ai giocatori. E ne parleremo più avanti. Ma quello che sorprende è la doppia trasformazione della squadra. Il 2023 era stato chiuso dalla Fiorentina con cinque partite (Roma, Ferencvaros, Verona, Monza e Torino) con un solo gol segnato ogni 90 minuti e con le ultime tre vinte per 1-0. Si erano perse le tracce della squadra sicura, brillante e spavalda che prima di quella serie nell’arco di undici mesi aveva segnato meno soltanto di Real Madrid, Bayern Monaco, Liverpool e Bayer Leverkusen. Aveva cambiato mente, non solo faccia e ne avevamo celebrato un nuovo aspetto, la concretezza. Terracciano era stato spesso il protagonista, ma anche la difesa aveva retto meglio del solito. Poi è iniziato il 2024 e mentre l’attacco si è proprio fermato (solo da Beltran sono arrivati segnali di ripresa), anche la difesa ha ripreso a perdere colpi. L’uno a zero del Napoli a Riyad è un classico per la Fiorentina: difesa per l’aria, a un metro dalla linea di metà campo, contropiede, gol preso. Come ai vecchi tempi.


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