Juve e Chiesa mai così lontani: Fede rischia di finire ai margini

Tenta di convincere Thiago, ma è sacrificabile: rinnovo congelato. Il club punta a tagliare l’ingaggio, lo vendono per 20 milioni
Giorgio Marota
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Con un guizzo dei suoi, quelli che all’Europeo non si sono quasi mai visti, Federico Chiesa il 15 maggio ha tentato una fuga in avanti. Sarà stata l’euforia della Coppa Italia appena vinta all’Olimpico, o la sensazione che da lì a breve sarebbe decollato un nuovo progetto tecnico, ma Fede con un gran sorriso disse: «Io voglio rimanere in questa grande società, voglio riportare il club dove merita». Le sue intenzioni sono ancora lì, servite sul vassoio di Giuntoli, eppure la trattativa per il rinnovo non ha mai decollato perché sono mancate - e mancano tuttora - le condizioni basilari per proseguire il matrimonio: un’intesa di massima sulle cifre e una fiducia pressoché totale da parte dell’allenatore. A proposito di nozze: Fede il 20 luglio dirà “sì” alla sua Lucia e fino a quella data vorrebbe concentrarsi solo sul lieto evento. Assolutamente legittimo, anche se questa volontà di temporeggiare e concentrarsi su altri pensieri (prima la Nazionale, ora la cerimonia) potrebbe avergli fatto perdere il treno per Roma. In qualsiasi caso, non sono trascorsi neppure due mesi da quella dichiarazione d’amore verso i colori bianconeri e invece sembra passata un’era.

Juve, Chiesa rischia di finire ai margini del progetto

Oggi Chiesa rischia di finire ai margini del progetto Juve. Impensabile riavvolgendo il nastro a quattro anni fa, quando arrivò a Torino da superstar e come ennesimo acquisto di lusso effettuato nella bottega di Firenze. Chi si aspettava un atto di Fede è rimasto sostanzialmente deluso. Il calciatore, sul quale la Juve ha investito 60 milioni tra prestito oneroso biennale, obbligo di riscatto legato a determinati obiettivi e ulteriori bonus, guadagna circa 10 milioni lordi e ha sempre chiesto un rinnovo oltre il 2025 a cifre più alte; cioè tra i 6 e i 6,5 milioni netti (12-13 lordi), una proposta che alla Continassa considerano fuori dal budget e soprattutto fuori dai tempi. Con la nuova governance, ispirata dalle scelte di Elkann e presa per mano dall’uomo dei conti Scanavino, è cambiata infatti la musica: la proprietà ha chiesto un netto ridimensionamento del monte ingaggi, al quale non dovrà per forza di cose corrispondere un abbassamento dell’asticella delle ambizioni. A Torino vogliono spendere meno ma spendere meglio, insomma.


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Juve, taglio al tetto ingaggi: la strategia di Giuntoli

Così il dt Giuntoli, che si occupa in prima persona del mercato, ha attuato questa nuova politica tagliando gli stipendi più onerosi. Khephren Thuram, ad esempio, costerà tre volte in meno di Rabiot e Douglas Luiz farà pure salire gli emolumenti del centrocampo ma guadagnando come i ceduti Barrenechea, Kean e Iling-Junior messi insieme. E anche Koopmeiners, qualora dovesse aggiungersi alla truppa, non incasserà più di 4,5 milioni a stagione. Il caso Vlahovic è... un caso a parte: il serbo percepirà 12 milioni netti in virtù di un accordo sottoscritto al momento del trasferimento da Firenze, e su Dusan la Juve si interroga giustamente da mesi per trovare una strategia d’uscita (cessione o prolungamento a cifre più basse). II mancato rinnovo di Chiesa si inserisce proprio in questo filone: ecco perché gli è stato proposto di restare ma con una busta paga più leggera, con un’offerta che oscilla tra i 4 e i 4,5 milioni l’anno. Il ragazzo, a 26 anni, riteneva viceversa che fosse giunto il momento di un accordo migliore del precedente. Tradotto: la distanza tra club e giocatore, anche in termini di visione, è enorme. Se poi a questi ragionamenti aggiungessimo il fatto che Thiago Motta lo ha inserito tra i sacrificabili per poter arrivare a un altro esterno con caratteristiche più adatte al suo calcio, allora il quadro apparirebbe davvero completo.

Juve, fissato il prezzo per Chiesa

Chiesa dunque può partire, ma a che prezzo? Al termine della stagione 2021-22 il prestito oneroso era stato completamente ammortizzato e l’investimento successivo da 40 milioni è stato spalmato a bilancio sulle restanti tre stagioni. Questo significa che la quota ammortamento per il calciatore, restando un solo anno di contratto, risulta pari a 13,33 milioni. Sommando lo stipendio, si arriva a un costo di poco superiore ai 22 milioni. Qualsiasi cessione oltre tale cifra permetterebbe alla Juve di realizzare una buona plusvalenza.


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Con un guizzo dei suoi, quelli che all’Europeo non si sono quasi mai visti, Federico Chiesa il 15 maggio ha tentato una fuga in avanti. Sarà stata l’euforia della Coppa Italia appena vinta all’Olimpico, o la sensazione che da lì a breve sarebbe decollato un nuovo progetto tecnico, ma Fede con un gran sorriso disse: «Io voglio rimanere in questa grande società, voglio riportare il club dove merita». Le sue intenzioni sono ancora lì, servite sul vassoio di Giuntoli, eppure la trattativa per il rinnovo non ha mai decollato perché sono mancate - e mancano tuttora - le condizioni basilari per proseguire il matrimonio: un’intesa di massima sulle cifre e una fiducia pressoché totale da parte dell’allenatore. A proposito di nozze: Fede il 20 luglio dirà “sì” alla sua Lucia e fino a quella data vorrebbe concentrarsi solo sul lieto evento. Assolutamente legittimo, anche se questa volontà di temporeggiare e concentrarsi su altri pensieri (prima la Nazionale, ora la cerimonia) potrebbe avergli fatto perdere il treno per Roma. In qualsiasi caso, non sono trascorsi neppure due mesi da quella dichiarazione d’amore verso i colori bianconeri e invece sembra passata un’era.

Juve, Chiesa rischia di finire ai margini del progetto

Oggi Chiesa rischia di finire ai margini del progetto Juve. Impensabile riavvolgendo il nastro a quattro anni fa, quando arrivò a Torino da superstar e come ennesimo acquisto di lusso effettuato nella bottega di Firenze. Chi si aspettava un atto di Fede è rimasto sostanzialmente deluso. Il calciatore, sul quale la Juve ha investito 60 milioni tra prestito oneroso biennale, obbligo di riscatto legato a determinati obiettivi e ulteriori bonus, guadagna circa 10 milioni lordi e ha sempre chiesto un rinnovo oltre il 2025 a cifre più alte; cioè tra i 6 e i 6,5 milioni netti (12-13 lordi), una proposta che alla Continassa considerano fuori dal budget e soprattutto fuori dai tempi. Con la nuova governance, ispirata dalle scelte di Elkann e presa per mano dall’uomo dei conti Scanavino, è cambiata infatti la musica: la proprietà ha chiesto un netto ridimensionamento del monte ingaggi, al quale non dovrà per forza di cose corrispondere un abbassamento dell’asticella delle ambizioni. A Torino vogliono spendere meno ma spendere meglio, insomma.


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