Pagina 2 | Thiago Motta e il futuro alla Juve: cosa succederà adesso. La società gli chiede una cosa

La sindrome dell’abbandono è un rischio calcolato. Così Motta resta al suo posto, anche se non gode più di un sostegno trasversale. Non ci saranno, da qui ai prossimi giorni, nessun esonero, nessuna reprimenda pubblica e nessuna volontà di sconfessare un progetto triennale che resta legato indissolubilmente a quel restyling tecnico e societario capace di cancellare il passato con il colpo di spugna della sostenibilità. Ecco perché il giorno dopo la caporetto di Juve-Atalanta, sul fronte bianconero si predica calma e si allontanano gli isterismi rivoluzionari. Avanti con Thiago, è il motto. Anche se fanno rumore i sospiri degli scontenti, di quelli che sostengono come la cosa peggiore della serata di domenica sia stata il tentativo di minimizzare l’accaduto, come se perdere 4-0 in casa fosse nell’ordine naturale delle cose. L’allenatore sostenuto con un mercato da oltre 200 milioni avrà dieci partite per invertire la rotta, ma dovrà navigare controcorrente perché la luna di miele con l’ambiente, cominciata a luglio con l’ovazione dei tifosi fuori dal centro sportivo, è ormai finita.

 


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Thiago Motta non è in discussione

L’obiettivo quarto posto resta alla portata, ed è vitale per il futuro del club, ma ai tifosi più ambiziosi d’Italia non può bastare la consolazione di un piazzamento. La contestazione, non a caso, è già feroce e proseguirà fino alla fine della stagione. Mentre Giuntoli, che ha voluto Motta a tutti i costi, adesso difende a spada tratta il suo pupillo. La sua è una posizione che pesa nell’economia delle cose bianconere: Thiago non è in discussione per l’uomo incaricato da Elkann di gestire tutte le dinamiche calcistiche, e non è poca cosa. La sinergia tra tecnico e direttore è sempre stata forte. Tra l’altro, Thiago ha accettato la proposta bianconera con la promessa di non essere abbandonato alle prime difficoltà; insomma, in questo matrimonio la faccia l’hanno messa entrambi. Al punto che le voci di un contatto notturno post Atalanta tra Giuntoli e Tudor, possibile candidato alla sostituzione, sono state smentite ieri dallo stesso dt.

 


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Juve, le tappe della crisi stagionale

Tra Motta, accolto alla Juve come un nuovo Guardiola, e l’universo bianconero dev’essersi rotto qualcosa nella lontana Riyad, alla vigilia della semifinale di Supercoppa, quando Thiago provò ad allontanare la pressione con una frase da molti considerata fuori contesto: «Vincere per me non è un’ossessione», disse. I suoi calciatori hanno recepito talmente bene quella filosofia che il giorno dopo si sono fatti battere, in rimonta, da un Milan rattoppato. Vincere, per loro, non è stata un’ossessione neppure mentre si allontanavano progressivamente della vetta della Serie A o quando venivano sbattuti fuori da Champions e Coppa Italia già a febbraio. Motta ha aggiustato il tiro dialettico, ma le cose sono comunque precipitate. Al punto che oggi lo stadio fischia lui e la squadra e intona cori per Allegri, l’allenatore che nessuno ha veramente dimenticato, come un vecchio amore nel quale viene naturale rifugiarsi col pensiero nei tempi di burrasca. I primi nove mesi di Motta sono stati travagliati. L’avventura è cominciata con i tanti big messi fuori rosa, è proseguita con un’emergenza infortuni senza precedenti, ha vissuto la fase della difesa blindata e poi della pareggite acuta, ha avuto i suoi picchi nei successi contro City e Inter e il suo momento più drammatico nello sfogo del tecnico dopo l’Empoli al grido di «vergogna». Il termometro per misurare il futuro è nei sentimenti di un gruppo che spesso non capisce le scelte del suo leader, pur giudicandolo geniale nelle sue intuizioni. La vera domanda da farsi è: lo seguono ancora? La risposta definitiva è attesa nei prossimi due mesi e mezzo.


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Thiago Motta non è in discussione

L’obiettivo quarto posto resta alla portata, ed è vitale per il futuro del club, ma ai tifosi più ambiziosi d’Italia non può bastare la consolazione di un piazzamento. La contestazione, non a caso, è già feroce e proseguirà fino alla fine della stagione. Mentre Giuntoli, che ha voluto Motta a tutti i costi, adesso difende a spada tratta il suo pupillo. La sua è una posizione che pesa nell’economia delle cose bianconere: Thiago non è in discussione per l’uomo incaricato da Elkann di gestire tutte le dinamiche calcistiche, e non è poca cosa. La sinergia tra tecnico e direttore è sempre stata forte. Tra l’altro, Thiago ha accettato la proposta bianconera con la promessa di non essere abbandonato alle prime difficoltà; insomma, in questo matrimonio la faccia l’hanno messa entrambi. Al punto che le voci di un contatto notturno post Atalanta tra Giuntoli e Tudor, possibile candidato alla sostituzione, sono state smentite ieri dallo stesso dt.

 


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