Retroscena Lazio, Felipe Anderson adesso è un caso: il nodo della scadenza

Secondo alcune indiscrezioni, l’investimento su Isaksen prelude al mancato rinnovo del brasiliano, lasciato (al momento) in scadenza
Retroscena Lazio, Felipe Anderson adesso è un caso: il nodo della scadenza© BARTOLETTI
Fabrizio Patania
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Il paradosso di Lotito: Lazio a zero punti, due sconfitte nelle prime due giornate di campionato, nell’estate in cui ha investito di più. Un centinaio di milioni, sostiene, conteggiando i rinnovi dei contratti, l’Iva e le commissioni agli agenti. Il costo dei cartellini, compresi obblighi di riscatto e bonus, in realtà dice 83,4 milioni. Innesti intelligenti e futuribili, condivisi con Sarri, pur non essendo le prime scelte (Berardi, Zielinski, Ricci o Torreira) indicate dal tecnico all’inizio dell’estate. Bisogna essere onesti: un mercato così, se relazionato alle abitudini consolidate di Formello, il 15 luglio nessuno se lo aspettava. Non aveva mai speso tanto. Bisogna essere altrettanto precisi: la somma investita, calcolando il ricavato delle cessioni, è inferiore: 27,3 milioni il saldo negativo sul mercato, perché in uscita Lotito ha realizzato 56,5 milioni senza contare i diritti di riscatto a favore del Paok Salonicco per Marcos Antonio, dell’Empoli per Cancellieri e del Monza per Akpa Akpro. Se questi tre giocatori venissero acquistati a titolo definitivo tra un anno, la Lazio incasserebbe altri 21 milioni. Dipenderà da come renderanno e dalle intenzioni dei club a cui sono stati girati. Lotito, per adesso, ha cominciato a pagare il Verona per Cancellieri (7 milioni) e ha conservato la possibilità di controriscattarlo nel caso in cui esplodesse in Toscana.

Retroscena Lazio, il problema sul rinnovo di Felipe Anderson

E’ significativa la scelta per l’esterno mancino reclamato da Sarri. La Lazio ha investito 16 milioni in Danimarca per prendere Isaksen, classe 2001, appena un anno in più di Cancellieri, 18 gol nell’ultima stagione con il Midtjylland: in Europa League aveva castigato anche Sarri. Secondo alcune indiscrezioni, l’investimento sul danese prelude al mancato rinnovo di Felipe, lasciato (al momento) in scadenza. Il brasiliano era tornato a Formello riducendosi l’ingaggio percepito al West Ham e certo non pensava di essere trascurato dalla società, che pure ha rinnovato Pedro (36 anni), ha blindato Luis Alberto e ha avuto altre urgenze a cui dedicarsi dentro un’estate complicatissima. Fabiani stava lavorando da fine giugno, governando il traffico di nomi proposti da diversi intermediari, ma la nomina come direttore sportivo risale al 19 agosto, non al 19 giugno. La Lazio (intesa come gruppo) è partita per il ritiro di Auronzo senza un dirigente di riferimento con cui confrontarsi e parlare, senza acquisti e mancava persino un capo della comunicazione. Un bel marasma dopo un anno, con il divorzio di Tare a scadenza, in cui niente è stato programmato. Non l’ideale verso la Champions.

La Lazio e il tema rinnovi

Il tema dei rinnovi, a cui Lotito ha dedicato qualche ora dopo le elezioni in Molise, è caldissimo e di fondamentale importanza nel governare uno spogliatoio, a cui Sarri ha inviato nel post-Lecce un segnale sbagliatissimo per quanto veritiero: dopo un secondo posto, che alla Lazio mancava dal 1999, è difficile fare meglio. I ritardi, non solo di preparazione, ci sono stati eccome e la Lazio li ha pagati sul campo, anche se con dieci undicesimi della stessa squadra dello scorso anno sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di meglio con Lecce e Genoa. Detto questo, un esattore dei conti come Lotito non sarebbe mai partito per acquistare senza il rinnovo o la cessione di Milinkovic. L’Al Hilal ha portato 40 milioni per il serbo l’11 luglio, altri 6 derivano dai riscatti di Escalante (Cadice) e Acerbi (Inter), il fondo arabo dell’Almeria garantirà 8,5 per l’acquisto di Maximiano, ripianando di fatto la svista della scorsa estate. La longa manus di Jorge Mendes, è opinione diffusa tra gli operatori, avrebbe dato una dritta a Lotito anche stavolta.


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