C'era una volta il Napoli: viaggio nella crisi tra retroscena e strategie

Dalla favola di maggio all’incubo di Natale: summit tra De Laurentiis, Mazzarri, Meluso e Micheli per studiare nuove soluzioni a gennaio
Antonio Giordano
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Tagsnapoli

Mi ca semplice trovare gli argomenti giusti dopo una nottata del genere, con gli occhi sgranati e l’incapacità di capire: si sentono ancora le manate sulle guance, e sono state quattro, che il Frosinone ha rifilato nell’ultima mezz’ora d’una partita perfida; e i fischi rimbombano, un’eco dolente che fa male e un po’ fa traballare. La Coppa Italia è volata via, sarebbe stato un traguardo - doveva esserlo - mentre adesso, avendo visto lo scudetto sfilare nelle tenebre di quattro mesi da horror, non resta che concentrarsi sul quarto posto, su Riyad e sulla Champions League. È un’alba strana, ha un retrogusto amarissimo, però bisogna uscire dagli equivoci e Aurelio De Laurentiis, nella cappa di Castel Volturno, cerca di fissare un punto all’orizzonte, per orientarsi: è un giorno - maledizione - “nuovo”, sa di niente, certo non della magia di quel tempo vissuto sino a giugno, però è pure arrivato il momento d’evitare che la crisi diventi una spirale e l’eliminazione viene catalogata come «un incidente di percorso» da governare con equilibrio. Una volta, un calcio fa, si sarebbero allestiti i processi e le riunioni sarebbero diventati summit: mentre adesso, in questo trambusto emozionale, De Laurentiis insegue una serenità interiore che funga da deterrente della crisi e soffochi ogni possibile implosione, sparge tranquillità e magari la insegue, perché ci sono sentieri dorati da esplorare e da conquistare.  

Napoli, summit di mercato 

Metti una mattinata De Laurentiis, Mazzarri, Meluso e Micheli a rovistare tra i pensieri spettinati di questo dicembre che non ha ancora l’atmosfera natalizia, tutt’altro, e aggiungici che dentro i pacchi regalo va infilata una strategia una, che sappia di freschezza: il mercato sta lì, è un riferimento noioso e anche un po’ stucchevole ma è la via di fuga da una realtà urticante che Mazzarri ha percorso con decisione e chiedendo ritocchini. È tutto chiaro, almeno pare, e per darsi un aspetto diverso sarà necessario aggrapparsi a progetti insospettabili: servirà un esterno basso, un centrale difensivo che abbia rapidità, un centrocampista (e se dovessero essere due, lo direbbe il fronte cessioni) e qualche partenza che liberi i posti e sgonfi il monte-ingaggi. «Procediamo». A gennaio, De Laurentiis non ama tuffarsi in questo macro-universo un po’ folle e dispendioso, l’ha fatto e in maniera anche massiccia solo nel 2020, nel pre Covid, e dal bilancio afferrò oltre cento milioni e li lanciò sul prato: stavolta, non ci sono quelle esigenze, né la prospettiva di rivoluzionare una squadra che è comunque la padrona del campionato scorso. 

Soumaré e Mazzocchi in pole

Un paio d’ore per tuffarsi dentro una delle peggiori serate di sempre, una secchiata d’acqua gelida sul ritrovato ottimismo, e per tratteggiare il futuro: con Elmas che sta preparando le valigie, destinazione Lipsia, con Anguissa che le ha ormai pronte, per la Coppa d’Africa, sarà urgente scovare un centrocampista tipo Boubakary Soumaré (25) che al Siviglia sembra di troppo, o qualcuno che gli somigli, tipo Pierre-Emile Hojbjerg (28) del Tottenham. Ma va intercettato un interditore, un uomo di lotta più che di governo, anche perché Demme dovrebbe essere ai titoli di coda: c’è fermento intorno al regista, lo avrebbe voluto la Salernitana che si è sentita rispondere, per il momento, «aspettiamo», e che però viene pressata dal Napoli per altro, per Pasquale Mazzocchi (28), che andrebbe ad occupare quella zona d’ombra alle spalle di Di Lorenzo. Una scelta sembra fatta: a Zanoli verrà concessa la possibilità di misurarsi altrove, avrebbe voluto farlo con il Genoa ma la discussione è diventata laboriosa e chissà se e come sarà possibile riallinearla dentro le rispettive esigenze. E però, almeno il Napoli sa cosa vuole: tre uomini qua e là, consigliati (anche) dal Frosinone. Niente è per sempre. 


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