Mourinho in pressing, il caso Zaniolo: Tiago Pinto alla resa dei conti

La campagna acquisti della Roma non decolla e lo Special One manda messaggi sibillini sui social. Il general manager è chiamato a dare un’accelerata
Mourinho in pressing, il caso Zaniolo: Tiago Pinto alla resa dei conti© AS Roma via Getty Images
Roberto Maida
5 min

ROMA - Il computer chiuso, le gambe sulla scrivania, i fogli griffati As Roma senza un appunto scritto. Cosa avrà voluto comunicare José Mourinho attraverso la storia pubblicata sul profilo Instagram? E’ tempo di vacanze, quindi un po’ di ozio e di relax non guastano, ma il pensiero dell’allenatore sembra già rivolto alla squadra che verrà, a pochi giorni dall’inizio del raduno. Una squadra che per adesso - per adesso - non risponde alle sue aspettative. L’immobilismo dell’immagine rappresentata si sposa con il suo umore. 

Roma, il messaggio di Mourinho

Nelle interviste, che di solito sono molto schiette, Mourinho supporta l’altro portoghese del gruppo, Tiago Pinto, definito «un grande amico», perché conosce da sempre le difficoltà finanziarie del club e di tutto il calcio italiano. Però chiede che le sue indicazioni, in linea con la sostenibilità pretesa dai Friedkin, vengano assecondate. Ora toccherà all’altro, giovane manager catapultato nella Roma in un ruolo completamente nuovo, districarsi tra la proprietà che esige un piano di rafforzamento morigerato e Mourinho che punta ad alzare di un paio di categorie il livello tecnico. Di solito chi sta nel mezzo oscilla tra incudine e martello: Tiago Pinto, anni 37 alla prima esperienza di plenipotenziario dell’area sportiva, è oggi due volte incudine. 

Tiago Pinto, il mercato

Semplicemente, ha tutto da perdere. Lo scorso anno, dopo la prima estate da general manager, si assegnò un voto alto per il mercato: 7,5. Era stata la campagna acquisti di Rui Patricio e Abraham, ma anche delle costose scommesse Shomurodov e Viña: oltre 30 milioni più bonus, che a conti fatti sarebbero stati spesi meglio sul regista desiderato, cioè lo svizzero Xhaka. Inoltre, ereditando un gruppo di contratti obiettivamente difficili, Tiago Pinto ha dovuto pagare alcuni giocatori perché se ne andassero, incassando zero dalle cessioni. I primi soldi sono arrivati a distanza di un anno da Pau Lopez, solo perché il Marsiglia l’ha rilanciato, e Ünder, valutato 8,9 milioni. Cosa succederebbe se Tiago Pinto ripetesse un mercato del genere, con investimenti infruttuosi e cessioni morbide? Risposta ovvia: scontenterebbe sia i Friedkin, sia Mourinho, per non parlare dei tifosi. E magari rischierebbe la poltrona in quanto capro espiatorio. 

Roma, il risentimento di Tiago Pinto

Tutto questo lui lo sa. E soffre l’accerchiamento. Ritiene che non gli siano riconosciuti i meriti e che invece vengano sempre rimarcati i suoi errori. In sintesi: quando la Roma vince è per l’effetto Mourinho, viceversa la colpa è di chi non ha creato una squadra all’altezza. Ha sempre specificato di non smaniare per il successo personale ma nelle conversazioni informali sottolinea che Mourinho sia arrivato alla Roma su suo input. Dimenticando, forse, che poche settimane prima aveva affermato davanti a parecchi giornalisti di non voler assumere Sergio Conceiçao come successore di Fonseca perché allenatore accentratore, polemico, mediatico. Conceiçao. 

Mercato Roma, la resa dei conti

Ma si sa, nel mercato non si può mica dire la verità. E la stampa, che lui non stima, scrive spesso cose imprecise. Se non peggio. Il suo mantra «E’ tutto bugia» in questi giorni sta facendo il giro del web. Ma era anche «bugia al 100 per cento», come disse prima di Torino-Roma ultima di campionato, la trattativa tra Mkhitaryan e l’Inter. Sulla sua conferma si era esposto proprio Mourinho, che non l’ha presa bene. Per riparare Tiago Pinto ha immediatamente preso Matic, reazione furba che l’allenatore ha apprezzato. E nel frattempo ha capito di aver gestito con leggerezza il rinnovo di Micki e non ha faticato ad ammetterlo. E’ già qualcosa. Ma con il caso Zaniolo da gestire e undici esuberi da piazzare, il responsabile è arrivato alla resa dei conti. In tutti i sensi: le «bugia», come si dice in Portogallo, hanno le gambe corte. 


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