ROMA - Sarà più di un direttore sportivo ma meno di un direttore generale: «Responsabile dell’area tecnica». La nuova Roma non si muove a caso, anche quando annuncia il nome del nuovo dirigente-capo, che ha firmato un contratto triennale e nelle prossime ore sbarcherà a Trigoria per aprire l’ufficio. I Friedkin hanno evitato di ripetere l’errore effettuato con Tiago Pinto, il quale aveva confuso l’incarico di «general manager» con un’idea di potere assoluto, salvo poi accorgersi che sulle cose davvero importanti non aveva voce in capitolo.
Nuovo corso Roma
Tocca dunque a Florent Ghisolfi, marsigliese di origini corse, il compito di rilanciare una squadra che da sei stagioni non frequenta i salotti buoni della Champions. L’uomo è piaciuto ai proprietari della Roma anche più del profilo tracciato dal celebre algoritmo. Uno che dice di «sentirsi a suo agio nell’ombra, più che al sole» è esattamente il tipo di persona che può andare d’accordo con i Friedkin. Poca ribalta mediatica, poca smania di protagonismo. «Per me conta lavorare di squadra, in campo e fuori» racconta a chi lo conosce bene. Sembra quindi adatto a collaborare con altri due quarantenni molto preparati e ambiziosi, la Ceo Lina Souloukou e l’allenatore Daniele De Rossi. Il resto, cioè il successo dell’operazione, sarà determinato dai risultati raggiunti. In termini tecnici e anche finanziari. Ma attenzione: se Ghisolfi non sarà formalmente il direttore sportivo, significa che la Roma assumerà un’altra figura professionale che occupi la casella imposta dal regolamento Figc. L’integrazione potrebbe anche essere realizzata con una soluzione interna perché lo scout portoghese José Fontes, arrivato a Trigoria con Mourinho, potrebbe essere promosso e quindi lavorare a stretto contatto con l’ultimo arrivato.